Abbonati subito per rimanere sempre aggiornato sulle ultime notizie
Chiesa

Il Papa: “Non accontentatevi della mediocrità”

Il Papa davanti a migliaia di giovani – 170 i friulani presenti – ha parlato della felicità: “non è una app che si scarica dal telefonino”

«Non accontentatevi della mediocrità, di “vivacchiare” stando comodi e seduti; non fidatevi di chi vi distrae dalla vera ricchezza, che siete voi, dicendovi che la vita è bella solo se si hanno molte cose; diffidate di chi vuol farvi credere che valete quando vi mascherate da forti, come gli eroi dei film, o quando portate abiti all’ultima moda». È questo uno dei passaggi dell’omelia pronunciata da Papa Francesco oggi, domenica 24 aprile, in occasione del Giubileo straordinario della misericordia dei ragazzi e delle ragazze che ha richiamato a Roma migliaia di giovani da tutta Italia e con essi anche 170 friulani.

«La vostra felicità – ha proseguito – non ha prezzo e non si commercia; non è una “app” che si scarica sul telefonino: nemmeno la versione più aggiornata potrà aiutarvi a diventare liberi e grandi nell’amore. La libertà è un’altra cosa».

Il Pontefice ha messo in guardia i giovani dal pericolo che deriva da un cattivo utilizzo della libertà: «Molti vi diranno che essere liberi significa fare quello che si vuole. Ma qui bisogna saper dire dei no. Se tu non sai dire di no, non sei libero. Libero è chi sa dire sì e sa dire no. La libertà non è poter sempre fare quello che mi va: questo rende chiusi, distanti, impedisce di essere amici aperti e sinceri; non è vero che quando io sto bene tutto va bene. No, non è vero. La libertà, invece, è il dono di poter scegliere il bene: questa è libertà. È libero chi sceglie il bene, chi cerca quello che piace a Dio, anche se è faticoso».

E ha specificato. «Solo con scelte coraggiose e forti si realizzano i sogni più grandi, quelli per cui vale la pena di spendere la vita. Scelte coraggiose e forti».

Papa Francesco si è rivolto ai giovani parlando anche di amore, «la carta d’identità del cristiano», «l’unico “documento” valido per essere riconosciuti discepoli di Gesù. Se questo documento scade e non si rinnova continuamente – ha rimarcato –, non siamo più testimoni del Maestro. Allora vi chiedo: volete accogliere l’invito di Gesù a essere suoi discepoli? Volete essere suoi amici fedeli? Il vero amico di Gesù si distingue essenzialmente per l’amore concreto; non l’amore “nelle nuvole”, no, l’amore concreto che risplende nella sua vita. Chi non è concreto e parla dell’amore fa una telenovela, un teleromanzo. Volete vivere questo amore che Lui ci dona? Volete o non volete? Cerchiamo allora di metterci alla sua scuola, che è una scuola di vita per imparare ad amare. E questo è un lavoro di tutti i giorni: imparare ad amare».

Rivolgendosi alle migliaia di giovani ha sottolineato una volta di più che «amare è bello, è la via per essere felici. Però non è facile, è impegnativo, costa fatica. Pensiamo, ad esempio, a quando riceviamo un regalo: questo ci rende felici, ma per preparare quel regalo delle persone generose hanno dedicato tempo e impegno, e così, regalandoci qualcosa, ci hanno donato anche un po’ di loro stesse, qualcosa di cui hanno saputo privarsi. Amare infatti vuol dire donare, non solo qualcosa di materiale, ma qualcosa di sé stessi: il proprio tempo, la propria amicizia, le proprie capacità».

Francesco ha definito il Signore «invincibile in generosità», invitando i giovani a ringraziare Dio ogni giorno «per i tanti doni che da Lui riceviamo». Prima tra tutti «la sua amicizia fedele, che non ci toglierà mai, perché il Signore è l’amico per sempre. Anche se si delude o ci si allontana da Lui, Gesù continua a volerci bene e a starci vicino, a credere in noi». Eccola, ha detto il Papa, «la concretezza dell’amore che ci insegna Gesù. E questo è tanto importante! Perché la minaccia principale, che impedisce di crescere bene, è quando a nessuno importa di te – è triste, questo -, quando senti che vieni lasciato in disparte. Il Signore invece è sempre con te ed è contento di stare con te. Gesù ti aspetta pazientemente, attende una risposta, attende il tuo “sì”».

E parlando di amore ha parlato anche di affetto: «Cari ragazzi, alla vostra età emerge in voi in modo nuovo anche il desiderio di affezionarvi e di ricevere affetto. Il Signore, se andate alla sua scuola, vi insegnerà a rendere più belli anche l’affetto e la tenerezza. Vi metterà nel cuore un’intenzione buona, quella di voler bene senza possedere, di amare le persone senza volerle come proprie, ma lasciandole libere. Altrimenti è egoismo. E anche la cultura consumistica rafforza questa tendenza. Ma ogni cosa, se la si stringe troppo, si sciupa, si rovina: poi si rimane delusi, con il vuoto dentro. Il Signore, se ascoltate la sua voce, vi rivelerà il segreto della tenerezza: prendersi cura dell’altra persona, che vuol dire rispettarla, custodirla e aspettarla. E questa è la concretezza della tenerezza e dell’amore».

«So che siete capaci di gesti di grande amicizia e bontà – ha concluso Francesco –. Siete chiamati a costruire così il futuro: insieme agli altri e per gli altri, mai contro qualcun altro! Non si costruisce “contro”: questo si chiama distruzione. Farete cose meravigliose se vi preparate bene già da ora, vivendo pienamente questa vostra età così ricca di doni, e senza aver paura della fatica. Fate come i campioni sportivi, che raggiungono alti traguardi allenandosi con umiltà e duramente ogni giorno. Il vostro programma quotidiano siano le opere di misericordia: allenatevi con entusiasmo in esse per diventare campioni di vita, campioni di amore! Così sarete riconosciuti come discepoli di Gesù. Così avrete la carta d’identità di cristiani. E vi assicuro: la vostra gioia sarà piena».

Articoli correlati