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Chiesa

“Mi avete obbligato ad essere prete. Grazie”

È il pensiero con cui don Armando Bassi si congeda dalle parrocchie udinesi di San Giuseppe, in viale Venezia, Cormôr e San Rocco

È «stata un’esperienza esaltante, con una comunità che mi ha obbligato ad essere prete, nel senso di uomo al servizio dei fratelli, per cercare Cristo insieme». È il pensiero con cui don Armando Bassi si congeda dalle parrocchie udinesi di San Giuseppe, in viale Venezia, Cormôr e San Rocco, dopo un lunghissimo percorso fatto assieme: 26 anni a San Giuseppe, 13 a Cormôr e San Rocco. Il saluto alle comunità, tutte assieme, avverrà sabato 10 settembre, nel corso della Santa Messa delle ore 19, nella chiesa di San Giuseppe. Sono attesi anche tutti i sacerdoti che in questi anni hanno collaborato con il parroco.

Ottantotto anni compiuti il 9 luglio scorso, don Armando aveva rassegnato le sue dimissioni già a giugno, per motivi d’età. Ora si trasferirà nella sua casa natale, a Tissano, a vivere con il fratello e la cognata e, se possibile, dando una mano in parrocchia. Non è ancora stato definito il nome del sacerdote che lo sostituirà.

«Mi sono accorto – spiega don Armando – che 88 anni sono troppi per continuare a lavorare. Era una decisione a cui pensavo da tempo, ma che facevo fatica a prendere. Mi dispiace molto lasciare, più che le cose, le persone. Ripensando a questi anni, mi passa davanti agli occhi il nastro dei volti di tutti: i bambini, gli adulti, i miei vecchietti. Ognuno rappresenta parte di una storia che abbiamo scritto insieme e della quale ringrazio il Signore». Don Armando non ha dubbi: «Sono stati anni vissuti con entusiasmo, grazie a tutte le persone che mi hanno ascoltato e seguito, anche più di quanto io pensassi e soprattutto meritassi. Sì, mi hanno obbligato ad essere prete e la ricerca di Dio è stata il leitmotiv del nostro vivere insieme».

Parroco di San Giuseppe dal 1990, don Bassi nel 2004 ha assunto la guida anche di San Rocco e Cormôr. Un lavoro sicuramente difficile, ma che ha dato risultati. «Guidare tre comunità è un peso grosso – riflette il sacerdote – però se si trovano persone disponibili e si dà loro responsabilità si riescono a fare le cose se non bene, almeno quasi bene. La sorpresa più bella è che il consiglio pastorale delle tre parrocchie, composto da 30 persone, ha funzionato meglio di quello da 17, quando c’era una sola parrocchia. Forse perché eravamo tutti più maturi e abbiamo remato tutti nello stesso verso».

Tra le realizzazioni più importanti don Armando ricorda la costruzione della casa per ferie a Zovello, iniziata nel 1991 e terminata nel 1993: «Ha accolto centinaia di ragazzi di ogni età. Quest’anno, ad esempio, ci sono stati ben 6 campeggi, organizzati dai ragazzi più grandi, che sono andati benissimo».

«Don Armando – sottolinea il direttore del consiglio pastorale, Lorenzo Moretti – con noi è stato una persona grande nella sua semplicità. Le sue omelie, semplici, a volte stringate, nascondono una grande cultura e una sensibilità unica. Il suo stile è stato quello di privilegiare sempre il risultato dell’incontro con Dio delle persone, piuttosto che le formalità e le liturgie. L’essere una persona concreta e diretta nei rapporti l’ha fatto apprezzare e amare. Ha cercato sempre di trovare gli elementi che uniscono, trascurando ciò che divide. Di tre parrocchie ha fatto un’unica comunità. E di questo lo ringraziamo».

Tra le opere realizzate dal parroco, il direttore del consiglio pastorale evidenzia le vetrate e il crocifisso fatti realizzare «dal suo amico Arrigo Poz», per la chiesa che appariva prima piuttosto spoglia, «affinché le persone che ci entrano si sentano come in una seconda casa». Moretti ricorda poi l’attenzione particolare di don Armando per bambini e giovani, forte dei tanti anni in cui è stato insegnante al Malignani e responsabile del Ctg (Centro turistico giovanile). E proprio i bambini saranno tutti riuniti sull’altare nella messa di saluto di sabato 10 settembre.

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