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Regione

257 sì. Sappada è in Friuli

Via libera definitivo al passaggio del Comune di Sappada dalla Regione Veneto, a cui appartiene, alla Regione Friuli Venezia Giulia. L’Aula della Camera ha definitivamente approvato la proposta di legge in tal senso con 257 voti a favore, 20 contrari e 74 astenuti. Ma Brunetta cerca ancora di bloccare il provvedimento e chiede a Mattarella di rinviare la legge alle Camere.

Via libera definitivo al passaggio del Comune di Sappada dalla Regione Veneto, a cui appartiene, alla Regione Friuli Venezia Giulia. L’Aula della Camera ha definitivamente approvato la proposta di legge in tal senso con 257 voti a favore, 20 contrari e 74 astenuti. Ad astenersi sono stati i deputati di Fi, Direzione Italia e Mdp.

“Mandi Sapade! Benrivat tal Friul. Hallo Plodn! Zurück in Friaul. Ciao Sappada! Bentornata al Friuli, la Patrie dal Fril da cui sei stata ingiustamente separata nel 1852. Sono passati 165 anni, ma la storia ritrova oggi le sue ragioni più profonde. Esprimiamo dunque grande soddisfazione per il rispetto della volontà popolare dei sappadini con la definitiva approvazione della legge Sappada”. Così il deputato friulano di Democrazia Solidale, Gian Luigi Gigli, commentando l’esito del voto parlamentare. “Sono state respinte – sottolinea Gigli – le pretestuose obiezioni di carattere procedurale e costituzionale che miravano solo a ottenere dilazioni per far naufragare il progetto con la fine della legislatura. Pur di ottenere una sospensiva si è invocato persino il recente referendum veneto sull’autonomia, pur sapendo che – molto significativamente – lo stesso partito del Presidente Zaia aveva sollecitato la ri-calendarizzazione del provvedimento al Senato ancora nell’aprile del 2017, cioè quando la macchina referendaria si era già messa in moto. Caduto anche il tentativo di invocare nuove votazioni a causa del cambio di consiliatura regionale, come se le deliberazioni delle istituzioni potessero essere rimesse in discussione ad ogni elezione”. “Ora che la questione di Sappada si è risolta – conclude Gigli – il parlamento raccolga l’appello che viene dai territori della montagna, senza distinzioni di regione. Per invertire il rischio di spopolamento, che avrebbe devastanti conseguenze per la tenuta del territorio, è necessario un piano organico di interventi per la montagna, capace di assicurare prospettive di vita e di sviluppo alle popolazioni della montagna bellunese e della Carnia”.

“Un caloroso benvenuto ai Sappadini in Friuli Venezia Giulia e viva i referendum popolari con cui i cittadini esprimono direttamente la loro sovranità e utilizzano il più alto strumento di democrazia diretta previsto dalla nostra Costituzione”, ha commentato Serena Pellegrino, vicecapogruppo di Sinistra Italiana alla Camera dei Deputati. “Oltre alla questione delle avvilenti trattative e dei mercanteggiamenti pre-elettorali tra partiti, concentratisi, la vicenda porta alla luce una specifica e grave criticità nello Statuto della Regione Friuli Venezia Giulia. Nel momento in cui, votando a favore del passaggio di Sappada, riconosciamo il valore di una scelta forte e chiara, concretizzata con il referendum popolare, massimo strumento della manifestazione della volontà dei cittadini che spesso riesce a sovvertire le logiche di potere, si ripropone il problema, in Friuli Venezia Giulia, dell’obbligatorietà dell’associazione tra comuni, indipendentemente dal fatto che le comunità locali vogliano accorpamenti differenti”. “Il passaggio di Sappada al Friuli Venezia Giulia – conclude Pellegrino – ci impegna a riprendere la battaglia politica e parlamentare per ottenere che sia statutariamente prevista la consultazione popolare attraverso il referendum e l’approvazione dalla maggioranza dei cittadini sia per l’istituzione di nuovi comuni sia per modificare la loro circoscrizione: non può essere precluso ai cittadini l’uso dello strumento di democrazia diretta previsto dalla Costituzione per esprimere la sua sovranità e la sua volontà senza l’interposizione di rappresentanti intermedi. Non ridurrei, infine, la scelta compiuta da Sappada come un affare economico: il Friuli Venezia Giulia non è certo un paradiso fiscale né tantomeno il paese di bengodi”.

“Dispiace dirlo, ma con il voto di oggi, sul provvedimento per il distacco del Comune di Sappada dal Veneto al Friuli Venezia Giulia, il Parlamento italiano si è reso protagonista di una brutta pagina della storia democratica del nostro Paese. È stata messa in atto una forzatura ingiustificata, contro le legittime perplessità del Consiglio regionale del Veneto e contro l’articolo 132 della Costituzione, che in questo passaggio parlamentare non è stato in alcun modo rispettato”. Lo affermano in una nota congiunta Paolo Sisto e Renato Brunetta, deputato e capogruppo di Fi alla Camera.

“A titolo personale, in difformità dal mio gruppo parlamentare, ho espresso un voto di astensione sulla Legge che prevede il passaggio del Comune di Sappada dal Veneto al Friuli Venezia Giulia. Non discuto la legittimità della aspirazione di quel Comune e la fondatezza delle ragioni storiche e culturali che la supportano. Tuttavia trovo discutibile l’opportunità del provvedimento in questa fase, anche in presenza di altre analoghe questioni aperte nel territorio della Regione del Veneto, in particolare nel bellunese, che da sempre richiede una soluzione alla sua esigenza di autogoverno”. Lo dichiara il deputato Lorenzo Dellai.

“Il voto di oggi è un atto di giustizia reso alla comunità di Sappada. Confido che da qui in avanti il clima sarà molto più sereno e saranno archiviate polemiche e contrapposizioni”. Lo ha affermato la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani. Per Serracchiani “vanno ringraziati i parlamentari del Friuli Venezia Venezia Giulia che sono stati vigili e operativi su questo tema, ma anche tutti quanti hanno capito e saputo interpretare la questione in modo non divisivo. Sappada non entra nella nostra regione come una bandierina sulla carta geografica, ma accolta come il ritorno di una gente rimasta a lungo staccata dal suo ceppo. Aver conseguito questo risultato è una delle gratificazioni profonde di questa mia legislatura”. “Leggo un segnale importante nel fatto che la stragrande maggioranza dei deputati si sia espressa in conformità all’indicazione popolare. Confido che anche coloro che per vari motivi hanno scelto l’astensione o il voto contrario – ha concluso Serracchiani – vorranno contribuire a un confronto schietto tra territori che, al di là dei confini, vivono le comuni problematiche della montagna”.

“È una giornata storica per Sappada che ritorna in Friuli. La Provincia di Udine, nel cui territorio insiste il comune montano, dà il benvenuto ai Sappadini, comunità con una particolarità importante: l’antico dialetto tedesco parlato dalla popolazione” è il commento del presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini. “Ha portato fortuna l’aver scelto di organizzare proprio quest’anno la festa del 3 aprile a Sappada – aggiunge Fontanini -. In quell’occasione tutte le istituzioni del Friuli hanno lanciato un forte segnale a sostegno delle aspettative e della volontà popolare di Sappada ovvero il passaggio alla Regione Fvg”.  A coronamento dell’iter, il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini inviterà il sindaco di Sappada Manuel Piller Hoffer a palazzo Belgrado per consegnargli la bandiera del Friuli. 

Ma a mettere i bastoni tra le ruote al provvedimento sta pensando il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, il quale ha inviato una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in cui chiede di rinviare alle Camere la legge sul distacco del comune di Sappada dalla regione Veneto e della sua aggregazione alla regione Friuli Venezia Giulia. Brunetta parla di “gravi violazioni del procedimento previsto dall’articolo 132 della Costituzione” nell’esame del disegno di legge. In particolare Brunetta sostiene che “non è mai avvenuto quello ‘specifico e solenne coinvolgimento delle Regioni interessate attraverso la richiesta ai loro Consigli regionali del parere sulla proposta “richiamato dalla Corte Costituzionale. E’ stata invece ritenuta sufficiente “una semplice mozione approvata dal Consiglio regionale antecedente a quello attualmente in carica e peraltro diretta non al Parlamento, ma alla Giunta regionale”. “Né a tale violazione procedimentale ha posto in alcun modo rimedio la richiesta formulata dalla Presidenza della Camera in data 14 novembre, al Consiglio regionale in carica”. “Tale richiesta, formulata in extremis, in modo tutt’altro che solenne e non rispettosa delle prerogative del Consiglio regionale del Veneto, non ha in alcun modo sanato i gravi vizi che hanno inficiato il procedimento di approvazione della proposta di legge”. “Anche in considerazione del particolare e delicato impatto che la suddetta scelta legislativa avrà in relazione alle altre numerose richieste di Comuni veneti di essere aggregati a confinanti Regioni o Province a statuto speciale, e quindi della prassi del tutto impropria che questa stessa scelta legislativa verrebbe a legittimare, si confida quindi un Suo autorevole richiamo al rispetto della legalità costituzionale attraverso l’esercizio della prerogativa di cui all’art. 74, primo comma, della Costituzione”, conclude Brunetta.

La Camera ha approvato il cambio di regione

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