Abbonati subito per rimanere sempre aggiornato sulle ultime notizie
Regione

Cantieri Ana nel 1976 fondamentali per la ricostruzione

Cerimonia a Gemona per ricordare le quasi mille vittime del terremoto e i 29 alpini deceduti nella caserma Goi Pantanali.

I cantieri di lavoro istituiti dall’Ana (Associazione nazionale alpini) furono fondamentali per la ricostruzione e per legare ancora di più nell’affetto gli alpini con il Friuli. Un ringraziamento, quindi, all’associazione che si mosse per prima per intervenire a favore delle popolazioni colpite dal sisma del ’76”.

 

Lo ha affermato la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, in occasione della cerimonia per ricordare la memoria delle quasi mille vittime e dei ventinove alpini – artiglieri e genieri della Brigata Julia – deceduti nel crollo della caserma “Goi Pantanali” a Gemona del Friuli il 6 maggio del 1976 a cui è preceduto, nella sala consiliare del municipio, il “raduno degli 11 cantieri di lavoro” dell’Ana per commemorare il 40mo anniversario del terremoto del Friuli.

 

Presenti alle due cerimonie anche l’onorevole Giuseppe Zamberletti, il primo cittadino di Gemona Paolo Urbani, Ivo Del Negro, vicepresidente sezione Ana Gemona del Friuli, i membri del Consiglio direttivo nazionale Ana con il presidente Sebastiano Favero.

 

 

“Nell’organizzare le celebrazioni per il quarantennale del sisma – ha osservato Serracchiani – non potevamo immaginare quanto sarebbe stato attuale il tema del terremoto; purtroppo lo è stato e il modo migliore per commemorare questi nostri quarant’anni, la nostra ricostruzione e per capire quanto il modello Friuli debba essere messo a disposizione dell’Italia intera, è proprio quello di ricordare cosa stiamo facendo nei luoghi colpiti dal sisma nell’Italia Centrale”.

 

La presidente ha evidenziato l’intervento infrastrutturale della Protezione civile regionale nell’Italia Centrale ovvero “il ponte della rinascita così come l’hanno chiamato ad Amatrice, prima opera del dopo sisma” e le ulteriori prossime azioni concrete che la porteranno lunedì ad Amatrice e ad Accumoli  per la consegna dei moduli donati dall’impresa di Buttrio Danieli spa che “vedranno impegnati gli uomini della nostra protezione civile per metterli a disposizioni delle aziende agricole delle aree terremotate e consentiranno agli agricoltori di restare vicini ai loro allevamenti e alle loro case – ha precisato -; un’azione concreta che richiama il nostro modello di ricostruzione. Il nostro esempio potrà essere di enorme aiuto anche per le popolazioni dell’Italia Centrale”.

 

Sul punto, un plauso su quanto sta facendo la Regione è arrivato dall’onorevole Zamberletti: “voi portate degli strumenti per evitare lo sradicamento perché – ha chiarito – il pericolo, dopo un terremoto, è la morte della comunità che si regge su un’economia, a volte fragile, ma se si allontanano la persone e muore quell’economia, le comunità non rinascono più” e ha ricordato quello che si fece in Friuli nel 76 consentendo a chi aveva attività produttive di risiedere in loco.

 

Serracchiani ha ribadito, inoltre, il significato del modello Friuli che “rappresenta quel senso di corale comunità che siamo riusciti ad essere con una reazione pronta, importante, nuova e innovativa” e ha poi ricordato la nascita della Protezione civile.

 

“La comunità gemonese – ha dichiarato, invece, Urbani – è stata capitale del terremoto e della ricostruzione, oggi è capitale della solidarietà e risponde “presente”, all’appello delle popolazioni terremotate” facendo proprio un  motto degli alpini.

 

Ivo Del Negro, vicepresidente sezione Ana Gemona del Friuli, ha espresso soddisfazione “per l’opportunità di ospitare qui a Gemona il raduno degli 11 cantieri con la presenza di alcuni di quei volontari che furono in prima linea ad aiutare i friulani fra il ’76 e il ’77. In quel periodo 15mila alpini – ha proseguito – hanno lavorato in questi cantieri riparando 76 edifici pubblici, 3200 case, 63.000 mq di tetti per 108 mila giornate di lavoro”. Cantieri che per Del Negro rappresentano “il primo gruppo organizzato, l’embrione della Protezione civile”. 

 

La cerimonia ha voluto ricordare l’eccezionale lavoro svolto dai volontari alpini nei cantieri di Magnano in Riviera, Attimis, Buja, Gemona del Friuli, Villa Santina, Majano, Moggio Udinese, Osoppo, Cavazzo Carnico, Vedronza e Pinzano, subito dopo il sisma. L’Ana, infatti, fu presente nei luoghi colpiti dal terremoto per portare un immediato aiuto alle popolazioni friulane tanto che l’allora presidente nazionale Franco Bertagnolli, propose per queste operazioni, l’istituzione dei cantieri di lavoro, coinvolgendo le sezioni del Centro Nord Italia.

 

L’Ana, come ha illustrato ancora Del Negro, venne scelta – tramite un accordo di donazione – dal Congresso degli Stati Uniti come referente per l’attuazione del programma “Agency of International Development” di aiuti al Friuli. Vennero costruiti centri residenziali per anziani e scuole in numerosi Comuni del Friuli, per un importo complessivo di circa 53 miliardi di lire.

– I cantieri di lavoro istituiti dall’Ana (Associazione nazionale alpini) furono fondamentali per la ricostruzione e per legare ancora di più nell’affetto gli alpini con il Friuli. Un ringraziamento, quindi, all’associazione che si mosse per prima per intervenire a favore delle popolazioni colpite dal sisma del ’76”.

 

Lo ha affermato la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, in occasione della cerimonia per ricordare la memoria delle quasi mille vittime e dei ventinove alpini – artiglieri e genieri della Brigata Julia – deceduti nel crollo della caserma “Goi Pantanali” a Gemona del Friuli il 6 maggio del 1976 a cui è preceduto, nella sala consiliare del municipio, il “raduno degli 11 cantieri di lavoro” dell’Ana per commemorare il 40mo anniversario del terremoto del Friuli.

 

Presenti alle due cerimonie anche l’onorevole Giuseppe Zamberletti, il primo cittadino di Gemona Paolo Urbani, Ivo Del Negro, vicepresidente sezione Ana Gemona del Friuli, i membri del Consiglio direttivo nazionale Ana con il presidente Sebastiano Favero.

 

“Nell’organizzare le celebrazioni per il quarantennale del sisma

– ha osservato Serracchiani – non potevamo immaginare quanto sarebbe stato attuale il tema del terremoto; purtroppo lo è stato e il modo migliore per commemorare questi nostri quarant’anni, la nostra ricostruzione e per capire quanto il modello Friuli debba essere messo a disposizione dell’Italia intera, è proprio quello di ricordare cosa stiamo facendo nei luoghi colpiti dal sisma nell’Italia Centrale”.

 

La presidente ha evidenziato l’intervento infrastrutturale della Protezione civile regionale nell’Italia Centrale ovvero “il ponte della rinascita così come l’hanno chiamato ad Amatrice, prima opera del dopo sisma” e le ulteriori prossime azioni concrete che la porteranno lunedì ad Amatrice e ad Accumoli  per la consegna dei moduli donati dall’impresa di Buttrio Danieli spa che “vedranno impegnati gli uomini della nostra protezione civile per metterli a disposizioni delle aziende agricole delle aree terremotate e consentiranno agli agricoltori di restare vicini ai loro allevamenti e alle loro case – ha precisato -; un’azione concreta che richiama il nostro modello di ricostruzione. Il nostro esempio potrà essere di enorme aiuto anche per le popolazioni dell’Italia Centrale”.

 

Sul punto, un plauso su quanto sta facendo la Regione è arrivato dall’onorevole Zamberletti: “voi portate degli strumenti per evitare lo sradicamento perché – ha chiarito – il pericolo, dopo un terremoto, è la morte della comunità che si regge su un’economia, a volte fragile, ma se si allontanano la persone e muore quell’economia, le comunità non rinascono più” e ha ricordato quello che si fece in Friuli nel 76 consentendo a chi aveva attività produttive di risiedere in loco.

 

Serracchiani ha ribadito, inoltre, il significato del modello Friuli che “rappresenta quel senso di corale comunità che siamo riusciti ad essere con una reazione pronta, importante, nuova e innovativa” e ha poi ricordato la nascita della Protezione civile.

 

“La comunità gemonese – ha dichiarato, invece, Urbani – è stata capitale del terremoto e della ricostruzione, oggi è capitale della solidarietà e risponde “presente”, all’appello delle popolazioni terremotate” facendo proprio un  motto degli alpini.

 

Ivo Del Negro, vicepresidente sezione Ana Gemona del Friuli, ha espresso soddisfazione “per l’opportunità di ospitare qui a Gemona il raduno degli 11 cantieri con la presenza di alcuni di quei volontari che furono in prima linea ad aiutare i friulani fra il ’76 e il ’77. In quel periodo 15mila alpini – ha proseguito – hanno lavorato in questi cantieri riparando 76 edifici pubblici, 3200 case, 63.000 mq di tetti per 108 mila giornate di lavoro”. Cantieri che per Del Negro rappresentano “il primo gruppo organizzato, l’embrione della Protezione civile”. 

 

La cerimonia ha voluto ricordare l’eccezionale lavoro svolto dai volontari alpini nei cantieri di Magnano in Riviera, Attimis, Buja, Gemona del Friuli, Villa Santina, Majano, Moggio Udinese, Osoppo, Cavazzo Carnico, Vedronza e Pinzano, subito dopo il sisma. L’Ana, infatti, fu presente nei luoghi colpiti dal terremoto per portare un immediato aiuto alle popolazioni friulane tanto che l’allora presidente nazionale Franco Bertagnolli, propose per queste operazioni, l’istituzione dei cantieri di lavoro, coinvolgendo le sezioni del Centro Nord Italia.

 

L’Ana, come ha illustrato ancora Del Negro, venne scelta – tramite un accordo di donazione – dal Congresso degli Stati Uniti come referente per l’attuazione del programma “Agency of International Development” di aiuti al Friuli. Vennero costruiti centri residenziali per anziani e scuole in numerosi Comuni del Friuli, per un importo complessivo di circa 53 miliardi di lire.

Articoli correlati