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Regione

Mattarella: «Friulani, veri protagonisti della ricostruzione. Mandi Friûl»

Nel Friuli terremotato “vi sono stati tanti contributi, ma quello realmente protagonista è stato quello dei friulani, come cittadini, come Comuni, come Regione”. A dirlo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Venzone. A Gemona, nel Duomo l’incontro con l’Arcivescovo Mazzocato, secondo il quale iniziare la visita dal cimitero di Gemona “è stato un bel gesto del presidente, di pietà umana e cristiana”.

Nel Friuli terremotato “vi sono stati tanti contributi, ma quello realmente protagonista è stato quello dei friulani, come cittadini, come Comuni, come Regione”. A dirlo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Venzone, seconda tappa della sua visita friulana dopo Gemona, nel quarantennale del terremoto.

“Oggi è un giorno di commozione in cui ricordiamo le vittime, il grande dolore – ha detto Mattarella -. Non si può cancellare il ricordo delle distruzioni e devastazioni del terremoto. È un giorno in cui si esprime riconoscenza ai soccorritori. Qui ve ne sono alcuni. E vi sono quelli che oggi continuano il loro lavoro nell’esercito, nei vigili del fuoco, tra i volontari. Vanno ringraziati e vanno ringraziati tutti i friulani che si sono impegnati con determinazione, coraggio, con grande dignità nella ricostruzione. In quei giorni e nei successivi mesi a tutta Italia è stato chiaro che la determinazione, la capacità di affrontare in maniera concreta e seria i gravi problemi della ricostruzione, messi anche a rischio dal secondo terremoto, è stata frutto della cultura e della mentalità dei Friulani. E’ stata una grande testimonianza. Certo, intorno ai friulani si sono stretti tutti gli italiani, tanti da tanti paesi stranieri, anche perché in tanti paesi vi è una presenza di friulani, nei Fogolars furlans. Vi è stata una presenza dello Stato, qui testimoniata da Giuseppe Zamberletti. Vi sono stati tanti contributi, ma quello realmente protagonista è stato quello dei friulani, come cittadini, come Comuni, come Regione. Un impegno che ha consentito di riportare poi Venzone come Gemona, dove sono stato poc’anzi, come tutti i Comuni colpiti nelle condizioni in cui si trovavano prima. E’ stata una grande opera di ricostruzione. La mia presenza qui si ricollega alla vicinanza che allora lo Stato ha assicurato ai Governi. Ma vuole esprimere soprattutto l’apprezzamento, l’ammirazione e la riconoscenza a tutto il paese per quello che è stata fatto qui”. Infine l’augurio “molto grande” e il saluto finale che Mattarella ha voluto fare ricorrendo alla lingua friulana, seppure storpiando un po’ l’”Ariviòdisi” in “Arividiòsi”. Concetti che poi Mattarella ha ripreso nel discorso pubblico, pronunciato nella piazza del Municipio a Venzone, dove ha concluso sorridendo con un applauditissimo: «Mandi Furlans, mandi Friûl».

La visita si era aperta l’omaggio del Capo dello Stato, accompagnato dal sindaco Urbani, alle 400 vittime della cittadina (989 complessivamente i morti nel 77 Comuni colpiti dal sisma), nel cimitero di Gemona. Qui ha deposto una corona di fiori per le vittime. Quindi è salito in municipio, dalla loggia ha salutato i numerosi friulani e ha passeggiato lungo via Bini, completamente distrutta la sera del 6 maggio 1976, per poi entrare in duomo, anch’esso ricostruito, dove è stato accolto e accompagnato dall’arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato, dal parroco mons. Valentino Costante, dal sindaco Paolo urbani, dal primo sindaco del terremoto, Ivano Benvenuti, e dall’ex assessore alla ricostruzione, Salvatore Varisco. «Il presidente – racconta l’arcivescovo a La Vita Cattolica – si è soffermato davanti al Cristo del terremoto, di una grandissima forza evocativa, e alla pala del 300. Ha chiesto dei danni e della ricostruzione. Si è dimostrato molto interessato». Mons. Mazzocato ci ha detto di essere stato «positivamente colpito» dal fatto che il capo dello Stato abbia voluto iniziare la sua visita in Friuli dall’omaggio alle vittime del terremoto, in cimitero: «È la dimostrazione di una grande sensibilità e pietà umana e cristiana, che ci deve tornare di esempio. Alla Santa messa concelebrata ieri sera con gli altri vescovi, infatti, ho voluto proprio ricordare il dovere del suffragio, che troppo spesso viene dimenticato». 

Il sindaco Urbani, a Gemona, ha indicato a Mattarella il castello, l’ultima opera di cui si attende la completa ricostruzione. A Gemona anche la presidente della Regione Fvg, Debora Serracchiani, il presidente del Consiglio regionale, Franco Iacop, l’ex commissario Giuseppe Zamberletti. 

«40 anni fa il ‪‎terremoto del Friuli distrusse tutto, oggi ricordiamo la tragedia e la capacità di rinascere con tenacia della nostra gente”. Così Debora Serracchiani, presidente del Friuli Venezia Giulia, che sta accompagnando il Capo dello Stato, Sergio Matarella, in visita ai luoghi del sisma del 6 maggio 1976. “Il Presidente ha reso omaggio alle quasi 1000 vittime di quella che fu una tragedia nazionale. A Gemona del Friuli, epicentro del sisma, i soccorsi arrivarono da tutta Italia e da molte parti del mondo – continua Serracchiani -. Da quello sforzo di soccorso coordinato di sindaci, militari, vigili del fuoco e associazioni nacque il modello della protezione civile. A Venzone tutto ciò è ricordato nel museo Tiere Motus che custodisce le preziose testimonianze di un evento che, dopo aver messo in ginocchio il Friuli, ne vide prima la resurrezione e poi lo sviluppo. Grazie all’impegno solidale di cittadini e istituzioni, da questa terra è stato offerto al Paese il modello di una ricostruzione compiuta, rispettosa e senza scandali».

Il riconoscimento del Capo dello Stato, in Friuli nel 40° del terremoto

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