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Regione

Referendum negati: pronto il ricorso in tribunale

La regione Friuli-Venezia Giulia è l’unica in Italia in cui sull’ammissibilità dei referendum abrogativi decide il Consiglio regionale che quelle stesse leggi le ha promulgate

“La Regione Friuli-Venezia Giulia è l’unica in cui l’ammissibilità di un referendum viene valutata da un organo politico legislativo. In altri contesti, il quesito viene sottoposto a commissioni fatte da magistrati in quiescenza, docenti universitari, avvocati, ex componenti della Corte Costituzionale, figure con alta e riconosciuta competenza nel campo del diritto pubblico.  Si tratta di una vera e propria anomalia che svilisce l’istituto del referendum e non tutela la sovranità popolare. Un’anomalia che va colmata”. E’ la denuncia formulata oggi – lunedì 25 giugno – dal presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini in relazione alla recente votazione del Consiglio regionale che, con i voti della maggioranza, ha bocciato l’ammissibilità di tre quesiti referendari finalizzati rispettivamente ad abrogare la riforma regionale della sanità, eliminare le Unioni territoriali intercomunali della legge 26/2014 per introdurre un’organizzazione degli enti locali imperniata su due province autonome, Friuli e Trieste sul modello di Trento e Bolzano. “Si tratta di referendum importanti per la nostra regione suffragati da raccolte di firme della popolazione  – ha aggiunto Fontanini – e sui quali vanno sentiti i cittadini. La decisione del Consiglio regionale blocca l’iter ma può essere percorsa la strada del ricorso alle aule giudiziarie. Ridicole poi le motivazioni dell’inammissibilità come “quesiti confusi”, “non omogeneità”: caratteristiche proprie delle leggi di cui si chiede la modifica come la legge 26/2014 che ha superato le 10 revisioni. Invito i Comitati a non abbassare la guardia per superare un’anomalia che deve essere sanata”.

La direzione della battaglia politica e del ricorso è quella che intende prendere il Comitato “Tutti per il Friuli” come ha affermato il portavoce Mario Anzil, sindaco di Rivignano-Teor. “La politica ha messo il bavaglio ai cittadini che invitiamo a reagire contro questa decisione antidemocratica, una mobilitazione popolare lenta e inesorabile esponendo la bandiera del Friuli. Per ristabilire la democrazia ci sarà anche un’azione giudiziaria con un ricorso al tribunale ordinario competente sui diritti fondamentali che la decisione del Consiglio regionale ha leso”. Riepilogando i contenuti dei referendum, Anzil si è soffermato in particolare sul quesito propositivo finalizzato a istituire le due province autonome Friuli e Trieste sul modello Trento e Bolzano. “Un modello sperimentato con successo e ispirato agli studi dell’onorevole Tiziano Tessitori che aveva pensato a quest’organizzazione per la nostra Regione. Non si è potuto applicare qui in Friuli-Venezia Giulia ma qualche decennio dopo in Trentino Alto Adige con questi risultati: un modello che funziona molto meglio e costa molto meno. Nessun cittadino obietta; certa politica sì”. 

Continueranno la loro battaglia anche i 9 Comitati a difesa degli ospedali e contro la riforma della sanità regionale come affermato dalla portavoce Monica Feragotto del coordinamento. “Il nostro era un referendum abrogativo di tutta la legge 17/2014, una riforma devastante che sta distruggendo un sistema sanitario regionale eccellente. I cittadini sono in ginocchio, non al centro della legge: vengono utilizzati in molte occasioni come palline di ping pong. Stiamo portando avanti manifestazioni e continueremo a dare informazioni perché solo quando un cittadino è informato è consapevole dei suoi diritti. Siamo talmente forti da essere arrivati fino a Roma nella rete nazionale dei comitati a difesa della sanità pubblica che ha già organizzato l’assemblea del 22 luglio e si è data appuntamento per il 20 settembre. Diamo appoggio a tutti i comitati referendari: non ci arrendiamo e soprattutto non dimentichiamo la mancanza di rispetto subita il 5 luglio scorso quando ci hanno dato degli incapaci nel portare avanti il referendum. Ricordiamo che i comitati sono cittadini e i cittadini hanno diritti e non solo doveri. E’ nostro diritto che la Regione torni sui suoi passi e riveda tutto. Se dovremo, ripresenteremo nuovamente il quesito referendario per difendere il nostro diritto alla sanità pubblica”. 

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