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Chiesa

«Fate in modo che il Vangelo non sia parola scomoda»

Ordinazione diaconale, in vista del sacerdozio, di tre giovani friulani. Si tratta di Alessandro Fontaine, Michele Lacovig e Alberto Paschini

«Il dono oggi ricevuto viene da Dio e viene portato direttamente dallo Spirito Santo: così saranno uniti per sempre a Gesù servo. Non perché siano più bravi degli altri, ma perché il dono che oggi ricevono li supera in quanto è dono gratuito di Dio, attraverso il quale potranno ripetere “siamo servi inutili” perché coscienti che si è per grazia di Dio».

È uno dei passaggi dell’omelia pronunciata oggi, sabato 1 ottobre, in Cattedrale a Udine, dall’arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato in occasione dell’ordinazione diaconale di tre giovani friulani che si avviano a diventare sacerdoti.

Si tratta di Alessandro Fontaine, Michele Lacovig e Alberto Paschini, che hanno iniziato assieme, nel 2011, il percorso di discernimento e formazione nel seminario interdiocesano «San Cromazio» di Castellerio. Dopo cinque anni di studi e diverse esperienze pastorali, sono stati ordinati diaconi e ora proseguiranno il cammino verso l’ordinazione presbiterale.

«Ma il Signore – ha aggiunto mons. Mazzocato, davanti ad un Duomo gremito anche di tanti giovani, arrivati anche dalle parrocchie dove i tre neo diaconi hanno prestato servizio in questo ultimo periodo – chiede anche a loro qualcosa in cambio: che, con passione e amore, mettano Gesù al centro della loro vita, tenendo vivo e ardente ogni giorno il legame con Lui attraverso la preghiera».

Un passaggio quanto mai necessario al giorno d’oggi, ha evidenziato l’Arcivescovo, in un tempo in cui «il Vangelo diventa parola scomoda» ai più «che non accettano chi la trasmette».

Quindi, l’invito rivolto ai tre giovani diaconi dall’Arcivescovo: il dono ricevuto da Dio, «forza, carità e prudenza» – quest’ultima ha evidenziato mons. Mazzocato, non significa calcoli umani per rischiare meno possibile, ma saper vedere e seguire la volontà di Dio – «vi renda forti e senza paura di diventare autentici testimoni e servi di Dio, e degli uomini».

Ecco chi sono i nuovi tre diaconi: Alessandro Fontaine è nato in Belgio 29 anni fa, ma ha sempre vissuto a San Daniele del Friuli. Fino al 2015 ha prestato servizio pastorale nella parrocchia di Martignacco e ora avrà un nuovo incarico in quella di Codroipo.

Michele Lacovig, classe 1981, è originario di Gonars. Ha prestato servizio in Carnia, nella parrocchia di Ampezzo e tra qualche giorno arriverà nella parrocchia di Basaldella.

Alberto Paschini, ventiquattrenne di Illegio, dopo diversi anni di servizio pastorale a Tarcento, sarà accolto nella parrocchia di San Giorgio di Nogaro.

Di seguito l’omelia integrale dell’arcivescovo, mons. Andrea Bruno Mazzocato.

Cari fratelli e sorelle, le letture della S. Scrittura che abbiamo ascoltato parlano diretta-mente a Michele, Alessandro e Alberto che qui davanti, pronti a ricevere per le mani del vescovo l’ordinazione sacra al diaconato. Parlano anche a tutti noi che ci siamo riuniti per accompagnare nella preghiera questi tre giovani mentre compiono un passo definitivo nella loro esistenza rispondendo alla chiamata di Gesù che li vuole servi del-la sua Chiesa. Cosa dice a loro e a noi questa Parola di Dio? Riprendo alcune frasi delle letture ascoltate. “Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani”.

Durante il rito, che inizieremo tra poco, non mi limiterò a consegnare ad Alberto, Michele e Alessandro un importante incarico nella nostra diocesi, dopo aver verificato che hanno le doti e la preparazione per esercitarlo. Compirò su di loro un’azione assolutamente più grande. Mentre tutti saremo in silenzio e in preghiera, con il gesto sacramentale dell’imposizione delle mani e la successiva preghiera consacratoria invocherò su di loro un dono non mio ma di Dio, un dono che sarà portato in loro dallo Spirito Santo. Sarà Gesù che, con la potenza del suo Spirito, li unirà a sé completamente e per sempre.

Essi, così, saranno costituiti diaconi; cioè, saranno in mezzo a noi la presenza di Gesù Servo di Dio Padre e Servo degli uomini, specialmente dei poveri e dei peccatori. Diventeranno presenza viva e reale di Gesù Servo non per bravura e merito loro ma per dono gratuito di Dio ricevuto con l’ordinazione sacramentale. Al termine delle loro giornate potranno ripetere le parole del vangelo: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”, coscienti che sono quel che sono solo per grazia di Dio.

Ad Alessandro, Alberto e Michele, però, chiede qualcosa? Quale deve essere la loro collaborazione al dono di Dio che ricevono? “Se avrete fede quanto un granello di senape”. Questa è la loro più importante collaborazione: avere fede almeno quanto un granello di senape. Il rapporto di fede e di amore con Gesù dovrà essere la loro passione. La via della fede porterà Gesù al centro di tutta la loro persona ed li renderà realmente servi e testimoni del loro Signore tra i fratelli.

Allora, facendo mio l’invito di Paolo a Timoteo, raccomando ai nostri tre candidati di ravvivare ogni giorno il dono di Dio che oggi ricevono; rianimare, cioè, con sempre più ardente amore il loro legame con Cristo. Questo, però, sarà possibile solo dentro l’ambiente vitale della preghiera. Per questo consegnerò ai nuovi diaconi l’impegno di celebrare quotidianamente la liturgia delle ore grazie alla quale potranno scandire il tempo delle giornate con la preghiera della Chiesa.

Grazie alla comunione di fede e di amore con Gesù Servo, lo Spirito Santo farà crescere in loro le virtù proprie del servo del vangelo che sempre Paolo ricorda a Timoteo: “Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza”.

La fortezza è virtù necessaria per il servo del vangelo. Paolo stesso ce ne dà testimonianza con queste parole: “Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo”.

La paura delle sofferenze e la vergogna del carcere non fermavano l’apostolo nel suo servizio al vangelo. Questa fortezza è richiesta anche nel nostro tempo perché il vangelo torna ad essere parola scomoda e la mentalità comune fatica ad accettare sia il vangelo che coloro che l’annunciano. Nel ministro del Vangelo la fortezza è nutrita dalla carità, la seconda virtù che Paolo ricorda. Egli non teme né croce, né impopolarità perché arde nel suo cuore la passione stessa di Cristo per il Vangelo e per la salvezza di ogni uomo.

L’apostolo nomina la prudenza che non significa saper fare calcoli umani senza rischia-re troppo ma, piuttosto, alla mente illuminata dalla luce dello Spirito Santo per vedere quale sia la volontà di Dio nelle persone e nelle situazioni. ho ricordato alcune frasi della Parola di Dio perché in questa celebrazione parlano veramente ai nostri tre candidati al diaconato e rivelano a loro e a noi il senso profondo del dono di Dio che stanno per ricevere.

Preghiamo perché sappiano mettere in pratica queste parole di Gesù e dell’apostolo Paolo diventando, da oggi, autentici testimoni di Cristo Servo di Dio e degli uomini.

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