Dal Consiglio dei ministri via libera all'elettrodotto, un vero ecomostro
Renzi dà l'ok alla devastazione del paesaggio friulano
Ignorato il parere del ministero dei beni culturali che ha parlato di "impatto drammatico" sull'ambiente naturale. Serracchiani: "Non esistono alternative". Ma intanto Terna in Piemonte interra un elettrodotto simile lungo 190 km

Il Consiglio dei ministri, presieduto dal premier Matteo Renzi, nella riunione di mercoledì 10 agosto ha dato il via libera alla prosecuzione del nuovo procedimento autorizzativo per la realizzazione del mega elettrodotto Udine Ovest-Redipuglia. Ciò nonostante il Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo, in data 17 giugno scorso (con il documento n. 3320), abbia espresso parere negativo circa la compatibilità ambientale relativa al procedimento avviato dal Ministero dello Sviluppo economico, sottolineando che l'infrastruttura - il progetto di Terna, per un investimento di 110 milioni di euro, esclude la possibilità dell'interramento della linea - impatta «in modo drammatico nell'ambiente naturale». Chiarissime le spiegazioni del ministero per i beni culturali riguardo l'ecomostro che ha snaturato il paesaggio della pianura friulana da Basiliano a Redipuglia, passando per Palmanova: ”La valutazione dell’impatto paesaggistico negativo resta confermata, anzi ulteriormente argomentata nel richiamato parere della Soprintendenza…la quale evidenzia come il corridoio infrastrutturale in questione, come progettato , superi la capacità di assorbimento del contesto paesaggistico….e come lo stesso non appaia essere significativamente mitigabile stanti le incomprimibili e non modificabili caratteristiche tecnico realizzative dell’opera”.
12 mesi fa, anche il Consiglio di Stato aveva messo nero su bianco lo «stop» alla realizzazione del contestatissimo elettrodotto, dando così ragione al Comitato per la vita del Friuli rurale che, insieme a sette comuni interessati al passaggio dell'infrastruttura - Basiliano, Lestizza, Mortegliano, Pavia di Udine, Palmanova, Trivignano Udinese e San Vito al Torre -, aveva presentato ricorso (forte anche dell'adesione di oltre 250 agricoltori della zona) prima al Tribunale amministrativo regionale del Lazio e poi allo stesso Consiglio di Stato. Il cantiere già avviato da Terna - la società, senza attendere la sentenza era partita con i lavori posizionando 39 km di linea elettrica con tanto di piloni ancora oggi ben visibili in mezzo ai campi - era stato, dunque, stoppato.
Il Consiglio dei ministri ieri ha invece dato il via libera alla prosecuzione del procedimento. Pronto l'appoggio della governatrice del Friuli-Venezia Giulia, Debora Serracchiani, che è anche vicesegretaria deò Pd: "Quando ci siamo insediati ormai il progetto era stato definito sulla base delle scelte fatte dalla precedente Amministrazione, che erano scelte favorevoli a questo tracciato". Per Serracchiani "deve essere chiaro che noi non avevamo alternativa, che non era ad esempio praticabile alcuna opzione d'interramento. Oggetto del parere regionale, richiesto dal Ministero, non era il progetto in sé, ma esclusivamente la verifica del fatto che il progetto stesso non confliggesse con nuovi vincoli, imposti nel periodo che si stendeva dal momento della precedente autorizzazione ad oggi". "Quello che potevamo chiedere l'abbiamo preteso e ottenuto, e così - ha spiegato la presidente - sono state inserite delle previsioni migliorative, come le dismissioni dei tralicci esistenti, l'impatto ambientale relativo alla tipologia di piloni, la riduzione dell'impatto visivo, del campo elettromagnetico e del consumo di suolo e ulteriori compensazioni sul paesaggio". "Ora ci aspettiamo che quando riprenderanno i lavori - ha concluso Serracchiani - i vecchi tralicci siano smantellati al più presto".
In realtà è lo stesso parere del ministero dei beni culturali a censurare la scelta di Terna di non voler presentare un'alternativa possibile, come ad esempio l'interramento. Questa posizione viene infatti censurata e l'azienda viene accusata di aver argomentato in modo molto povero le sue ragioni. Da ricordare che Terna ha sempre dichiarato tecnicamente impossibile la soluzione interramento. Mentre, guarda caso, è la stessa società a costruire una linea sottoterra, della stessa potenza di quella friulana, lunga 190 chilometri, tra Piemonte e Savoia. E ci si chiede perché non si possa «esportare» quella «linea invisibile» e meno impattante anche nella pianura friulana, di certo area meno impervia dei terreni rocciosi delle Alpi.
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