L'Editoriale
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L'editoriale della settimana

di Silvana Cremaschi

Crescere nelle periferie
Pubblicato su "la Vita Cattolica" nr. 36/2023

L'editoriale della settimana

Due bambine costrette a subire abusi sessuali da parte di ragazzini in una piscina abbandonata. Violenze videoregistrate e diffuse tra i ragazzini del quartiere. Omertà dei residenti. Famiglie considerate difficili e bambine che frequentano poco la scuola. Gli autori delle violenze, di poco più grandi, vivono lo stesso degrado. Sono i drammatici fatti verificatisi a Caivano (Napoli) che hanno portato il governo a varare un decreto con “misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile”, che inaspriscono le pene per i minori che delinquono. Purtroppo, però, tale decreto propone misure restrittive e punitive, ma non di “riparazione del danno” e soprattutto non un progetto strutturato a lungo e medio termine. Cavalca l’onda della emozione popolare, della rabbia, del bisogno di dare risposte immediate, ma non colpisce i veri responsabili. La “stretta” colpirà i ragazzini che accedono ai siti pornografici, ma non chi li mette on line. Colpirà le famiglie e i ragazzini che seguono siti violenti sui social, ma non gli adulti che inseriscono tali siti; non costringerà i venditori di telefoni e produrre strumenti per i minorenni diversi da quelli per i maggiorenni; colpirà i ragazzini violenti, ma non darà loro alternative interessanti e coinvolgenti in un sogno di futuro, metterà in carcere i genitori che non controllano che i figli vadano a scuola, ma non li aiuterà a conciliare lavoro e bisogni dei figli e non darà ai ragazzi la certezza che frequentare la scuola migliorerà la loro vita e darà opportunità di lavoro.

I Bronx e la riqualificazione delle aree urbane. La sicurezza nelle strade e nei quartieri non si ottiene con le videocamere e la polizia (o almeno non solo), ma con aree gioco, spazi culturali, vita relazionale. Nelle vie e nei parchi giochi in cui girano le mamme e i papà con i passeggini, nei quartieri in cui i clown fanno attività per i bambini, dove si fa teatro per strada, dove si investe in librerie, in luoghi di socialità, in attività per adulti e per piccini, nei quartieri in cui le scuole sono presenti e proattive, in cui il tempo “socializzato” e la presenza di educatori aiuta le famiglie si lascia meno spazio allo spaccio, all’abuso, alla costituzione di bande e di sistemi di potere e di dipendenza dai piccoli boss locali. La bellezza, la cura per le aiuole, la presenza di piste ciclabili in cui passino anche i turisti e gli sportivi e che rendano più facile e piacevole spostarsi per i residenti, la presenza di panchine e fontanelle e di alberi, di qualche scultura in ogni quartiere e non solo nel salotto buono della città fa amare il proprio luogo di vita, crea spirito di appartenenza e dà un’idea di sé positiva e costruttiva.

Famiglie fragili, l’educazione dei figli affidata ai social, lo smantellamento del welfare. I nostri bimbi vivono molto tempo sui social, i loro genitori, cioè noi, anche. Va benissimo responsabilizzare le famiglie, certo, ma come possiamo limitare le possibilità degli adulti di postare immagini violente e proposte di una sessualità che considera l’altro come puro oggetto? Si fa fatica a trovare un film senza serial killer e abusi sessuali, senza corpi nudi insanguinati mostrati senza alcun pudore e rispetto. Nei videogiochi si agiscono omicidi con grande spreco di sangue. Che cosa comporta al cervello in età evolutiva osservare o agire attivamente violenze a ripetizione su un social senza provare l’emozione del dolore, l’empatia con la vittima, il bisogno di fare pace dopo un litigio? Si normalizza la violenza, si propone l’altro come ostacolo e non come partner di una relazione positiva. Che fanno gli adulti? Non è omertà anche non punire i veri autori del degrado, non cercare proposte e soluzioni costruttive, punire i piccoli, autori e vittime di violenza senza aiutarli a crescere prima e dopo la scoperta dei reati?

Dove sono finiti i consultori familiari che la legge prevedeva ogni 15.000 abitanti con il compito di supportare ragazzi e famiglie durante il ciclo di vita, di costruire luoghi di supporto e confronto per i genitori? E i progetti di educatori di strada, di scuole a tempo pieno, di supporto culturale ed educativo a bambini e famiglie? Che aiuti hanno oratori e ricreatori? E i progetti di scuole a tempo pieno? In età evolutiva dobbiamo lavorare, e tanto, per costruire sogni, per aiutare i ragazzi a pensarsi in termini positivi e relazionali, a sperimentare competenze e relazioni, a vivere un corpo (proprio e dell’altro) amico. Dove finiscono i sogni crescono le voglie, cioè gli oggetti senza valore da accumulare per appagare per un attimo il bisogno, la domanda di trascendente, in una parola i desideri, cioè quella ricerca che viene dalle stelle (de-sidera) di altro, di non limitato al mangiare dormire, accumulare.
Dobbiamo riflettere su come educare ad una sessualità vissuta come desiderio, sogno, relazione, nel rispetto reciproco e nella delicatezza dell’incontro.
Silvana Cremaschi
(neuropsichiatra infantile)

Foto Freepik

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