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Chiesa

I nostri ragazzi? Cominciamo con lo stimarli

Domenica 19 marzo al Bearzi a Udine torna in presenza il convegno catechisti, alla presenza dell’Arcivescovo Mazzocato. Ospite il medico, psicoanalista e scrittore Luigi Ballerini ()

«Quando sono bambini li vediamo “troppo piccoli”, da adolescenti “sono preda degli ormoni e delle emozioni” e i giovani spesso “non capiscono niente”… Ma se è davvero così, come faranno i nostri ragazzi a diventare adulti?». La battuta, provocatoria, è di Luigi Ballerini, medico, psicoanalista e scrittore di successo (per ragazzi e per adulti), che invita gli adulti ad accettare la sfida che i giovani pongono al loro cinismo, al loro “sapere già tutto” ed esorta a porsi accanto alle nuove generazioni con “sguardo di stima”.

Ballerini sarà ospite del Convegno diocesano dei catechisti che nell’edizione 2023 torna in presenza dopo la lunga sosta dovuta alla pandemia. L’appuntamento – domenica 19 marzo a partire dalle 14.30 all’istituto salesiano Bearzi di Udine –, sarà aperto dall’intervento dell’Arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato e avrà per tema «Trasmettere la fede… a chi?».

Trasmettere la fede… a chi?

Obiettivo del pomeriggio – spiegano gli organizzatori – è esplorare il contesto di vita dei bambini, dei ragazzi e degli adolescenti di oggi, la società e i “mondi” in cui sono immersi, gli strascichi lasciati in loro dalla pandemia. Il tutto con l’occhio di chi, catechista, per mandato ecclesiale si prende cura delle nuove generazioni, trasmettendo loro la fede in Cristo risorto.

«Non è facile essere bambini, ragazzi e adolescenti oggi – premette Ballerini – e non solo per il post pandemia. Certamente la segregazione ha avuto i suoi effetti, ma gli elementi di difficoltà in gioco sono dati da tante questioni: a partire dalla maggior fragilità degli adulti e dalla loro “adolescentizzazione” – a fronte di una tendenza ad “adultizzare” i bambini –; c’è poi l’inclinazione alle “patologizzazioni precoci” (davanti ad un problema si tende a dare poco tempo a bambini e ragazzi, pensando subito che ci sia qualcosa che non va, senza rispettare i loro tempi di crescita ed elaborazione). E poi le pressioni sul mondo della scuola e sui risultati (come sulla scelta dell’istituto o dell’indirizzo, vista come la “scelta della vita sulla quale non ci si può permettere di sbagliare”). In generale, nella società odierna c’è un eccesso di angoscia attorno a passaggi naturali della crescita. I ragazzi del 2023 si trovano dunque ad affrontare sfide diverse da quelle delle generazioni precedenti. Pensiamo a cosa significa diventare grandi al tempo del digitale, ad esempio, con il mondo dei social che ci porta a vivere costantemente “alla finestra”».

“Diventare grandi” nel 2023

«Eppure le questioni del “diventare grandi” e “diventare uomo e donna” sono sempre le stesse, dalla notte dei tempi – prosegue Ballerini –. Così come il cuore dell’uomo è lo stesso. I suoi desideri, le sue aspettative, i timori, gli slanci. Soprattutto, è identico il bisogno di essere ascoltati, stimati e accompagnati nella crescita». Da qui l’invito dello psicoanalista agli adulti, da un lato a non dimenticare la grande risorsa che è la giovinezza: «quell’età in cui ognuno inizia a pensare il proprio posto nel mondo», dall’altro a «guardarla con simpatia». «Al contrario – osserva Ballerini – troppo spesso il mondo degli adulti tende a condannare quello dei giovani, a “scandalizzarsi” per i loro atti, a biasimarli per quello che dicono o come si vestono… e a lamentarsi! Comprendere i loro errori non significa giustificarli – conclude l’esperto – ma considerare il fatto che quando i ragazzi sbagliano non è perché non pensano, ma perché hanno cercato “male” una soluzione. Vale la pena, allora, guardare a cosa c’è dietro quell’errore, quale desiderio lo muove… Per gli adulti si tratta di tornare ad essere un adulto che guida, che accompagna, che corregge quando serve, che sostiene. Si tratta di stare accanto ai ragazzi di oggi senza l’affanno di voler essere come loro (i ragazzi lo detestano e sempre di più chiedono agli adulti di fare gli adulti), con la consapevolezza che il bisogno del loro cuore di essere ascoltati, stimati ed accompagnati nella crescita è lo stesso che avevamo noi».

M.R. e V.Z.

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