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Chiesa

“Il Friuli ritrovi la Luce del Vangelo che ha forgiato la nostra grande civiltà”

«È la prima resistenza da opporre al serpeggiare maligno del male che passa per i nostri paesi. Ripercorriamo la via dei pastori. Uscirono dalla notte seguendo una nuova luce che scendeva dal cielo e trovarono Gesù e il suo Vangelo. Ritrovarono il senso e la gioia di vivere e rendere lode a Dio»

«Anche il nostro Friuli e la nostra Europa hanno bisogno di ritrovare la Luce del Vangelo che ha forgiato la nostra grande civiltà. Questa è la prima resistenza da opporre al serpeggiare maligno del male che passa per i nostri paesi». È l’appello che l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, ha rivolto ai tanti fedeli che hanno partecipato alla Santa Messa del giorno di Natale, nella Cattedrale di Udine.

«Ho pensato ad un augurio sincero e non formale che potevo rivolgere a me e a tutti voi – ha detto il presule friulano nella sua omelia –. L’ho cercato nel vangelo che abbiamo appena ascoltato e mi sono rimasti impressi i pastori e come loro hanno vissuto il primo Natale. Essi vegliavano avvolti dal freddo della notte e sempre all’erta per evitare che qualche bestia feroce aggredisse il gregge. Vegliavano rassegnati per la loro miseria e per la solitudine di chi è emarginato dalla società che conta. In modo improvviso e totalmente inatteso si ritrovano avvolti da una luce intensa che scendeva dal cielo e che accompagnava un angelo,  un messaggero che veniva a parlare loro in nome di Dio. Il profeta Isaia, circa 600 anni prima della nascita di Gesù, aveva preannunciato quella luce con una straordinaria profezia che è stata letta poco fa: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”. I pastori furono i primi a vedere quella luce e, seguendola, giunsero alla mangiatoia dove stava Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, con sua madre, la Vergine Maria e Giuseppe, lo sposo. Rimasero in ginocchio ad adorare quel bambino che veniva da Dio e che Maria mostrava loro. Poi, si alzarono e tornarono tra la gente del paese lodando Dio per quello che avevano visto e sentito. La luce che il bambino Gesù aveva portato dal cielo era penetrata dentro di loro e aveva rischiarato le ombre tristi che avvolgevano i loro pensieri e il cuore. La gioia si era fatta spazio in mezzo alle tristezze di una vita dura e solitaria. Avevano scoperto che Gesù portava una possibilità di speranza anche per loro».

L’augurio dell’Arcivescovo è che «in questo Natale il Signore Gesù ci doni la grazia di rivivere la stessa esperienza dei pastori. Questo sarebbe veramente un grande dono natalizio per ognuno. Siamo giunti al Natale e siamo venuti questa notte in cattedrale portando con noi il nostro mondo interiore che ci accompagna sempre e che, spesso, è segreto perché non lo condividiamo fino in fondo neppure con le persone che ci stanno più vicine negli affetti e nella vita quotidiana. Posso confessare – ha continuato mons. Mazzocato – che il mio mondo interiore assomiglia, a volte, a quello dei pastori che erano avvolti dall’oscurità non solo all’esterno ma anche nei pensieri e nel cuore. Non mi sono risparmiate le nebbie del dubbio, le ombre dell’amarezza e della delusione, la difficile ricerca di un senso a ciò che succede e di una direzione dove andare; non manca la notte dello spirito. Avendo, poi, la grazia di raccogliere le confidenze di tante persone, le ritrovo spesso anch’esse disorientate in mezzo a nebbie, ombre, se non tenebre interiori che provocano un’intima sofferenza che giunge, talora, all’angoscia o alla rassegnazione. Se, poi, guardiamo alla situazione che ci circonda non vediamo proprio brillare la luce della speranza perché tornano, con imprevedibile costanza, le ombre di morte, di cui parlava il profeta Isaia. Gli efferati delitti, chiamati terrorismo e che colpiscono spesso la presenza dei cristiani e i simboli cristiani, hanno il colore della notte e il sapore dell’opera di satana che è per natura amante della morte. Avremmo bisogno di luce, di una luce chiara e affidabile per veder meglio dentro di noi, nelle scelte della nostra vita e nel modo in cui ci troviamo a vivere. Ma noi abbiamo da duemila anni la Luce vera, quella che illumina ogni uomo. L’hanno scoperta per primi i pastori che l’angelo spinse fuori della loro notte per entrare nella luce che veniva dal cielo e che si chiamava Gesù. Le parole del suo Vangelo restano attualissime; il faro di luce acceso da Dio per orientare ogni uomo e tutta l’umanità in mezzo alle tempeste della vita e della storia. Forse, troppo spesso abbiamo allontanato il nostro sguardo da quel faro e orientiamo le scelte della nostra vita su luci fioche o, peggio ancora, intermittenti che si accendono e si spengono, promettono e deludono. Sono luci accese da uomini e non possiamo pretendere di più da loro come gli altri non possono pretendere da noi consigli e orientamenti sicuri».

Ed ecco quindi l’augurio natalizio: «Ripercorriamo la via dei pastori. Uscirono dalla notte seguendo una nuova luce che scendeva dal cielo e trovarono Gesù e il suo Vangelo: “La Luce che illumina ogni uomo”. Seguendo lui ritrovarono il senso e la gioia di vivere e rendere lode a Dio».

Forte appello dell’Arcivescovo nell’omelia della Messa di Natale

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