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Chiesa

“Il Mediterraneo è un cimitero. Serve generosità”

“Il Mediterraneo è diventato un cimitero”. Così Papa Francesco è ritornato sul tema delle migrazioni parlando agli ex allievi dei Gesuiti. 

Papa Francesco, rivolgendosi oggi ai partecipanti all’incontro promosso dalla Confederazione Europea degli ex Alunni dei Gesuiti, che hanno riflettuto proprio sul tema delle migrazioni ha esordito ricordando “tragicamente, nel mondo oggi più di 65 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare i loro luoghi di residenza. Questo numero senza precedenti va oltre ogni immaginazione. Il numero complessivo dei profughi è ora più grande dell’intera popolazione dell’Italia! Se andiamo oltre la mera statistica, comunque, scopriremo che i rifugiati sono donne e uomini, ragazzi e ragazze che non sono diversi dai membri delle nostre famiglie e dai nostri amici. Ognuno di loro ha un nome, un volto e una storia, come l’inalienabile diritto di vivere in pace e di aspirare a un futuro migliore per i propri figli”.

Dopo aver ricordato gli “innumerevoli conflitti” presenti nel mondo, dalla guerra in Siria alle guerre civili in paesi come il Sud Sudan, il Papa ha proseguito dicendo che “più che mai oggi, mentre la guerra imperversa in diverse parti del mondo, mentre un numero mai raggiunto prima di rifugiati muore tentando di attraversare il Mar Mediterraneo – che è diventato un cimitero! – oppure trascorre anni e anni nei campi, la Chiesa ha bisogno che voi attingiate al coraggio e all’esempio di Padre Arrupe. Mediante la vostra educazione gesuita siete stati invitati a diventare “compagni di Gesù” e, con Sant’Ignazio di Loyola come vostra guida, siete stati inviati nel mondo per essere donne e uomini per e con gli altri. In questo frangente della storia, c’è un grande bisogno di persone che ascoltino il grido dei poveri e che rispondano con compassione e generosità”.

 

Infine l’appello finale ad “aiutare a trasformare le vostre comunità in luoghi di benvenuto dove tutti i figli di Dio hanno l’opportunità, non semplicemente di sopravvivere, ma di crescere, fiorire e portare frutto”.

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