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Chiesa

«Siate sempre artefici di unità»

«La Chiesa è miracolo permanente di comunione». È questo il tema scelto dall’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, per la catechesi del quarto e ultimo appuntamento con i «Quaresimali d’arte», domenica 26 marzo in Cattedrale a Udine. Riflessioni che sono state intervallate da un programma di musica proposto dall’Ensemble Orologio & Orchestra San Marco di Pordenone, diretto da Davide De Lucia

«La Chiesa è miracolo permanente di comunione». È questo il tema scelto dall’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, per la catechesi del quarto e ultimo appuntamento con i «Quaresimali d’arte», domenica 26 marzo in Cattedrale a Udine.

Riflessioni intervallate da un programma di musica proposto dall’Ensemble Orologio & Orchestra San Marco di Pordenone, diretto da Davide De Lucia.

«Parliamo di “miracolo” – ha detto mons. Mazzocato – perché la comunione è un’impresa molto difficile per le sole forze umane anche quando dobbiamo viverla tra poche persone: in un famiglia, tra amici o colleghi di lavoro».

Un’esperienza, ha sottolineato, che tutti facciamo. Ecco perché di fronte ad una «Chiesa, che pur essendo formata da oltre un miliardo di membri diffusi in tutti contenenti, di razze e cultura e diverse, non si è dispersa lungo duemila anni di storia», possiamo pensare ad un’unica cosa. 

«Ad un miracolo che viene da Dio. E non dagli uomini». Noi uomini che, ha evidenziato l’Arcivescovo, «abbiamo, piuttosto, portato attentati all’unità della Chiesa, come sono stati i grandi scismi ed eresie; o piccole ferite a cui ognuno di noi spesso contribuisce». Debolezze umane, le ha definite, nonostante le quali «la Chiesa non è morta, ma continua a vivere e rigenerarsi in mezzo agli uomini di epoca in epoca». E questo è un miracolo. «Questa straordinaria storia della Chiesa – ha proseguito l’Arcivescovo – testimonia che essa non è impresa umana, ma è la grande opera di Gesù Cristo che ha offerto agli uomini dispersi la possibilità di unirsi in una grande comunità, dove ci si sente in comunione profonda come tra fratelli e sorelle. Uniti non per legami di sangue e di parentela, ma perché tutti abbiamo: “un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti”».

Al proposito ha fatto riferimento alla grande e appassionata preghiera che Gesù ha rivolto a Dio, prima di avviarsi verso il Getsemani e verso la sua passione: «“Tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me” Gv 17,21-23».

Ma da parte di Gesù non c’è stata solo preghiera, ha invitato a riflettere mons. Mazzocato: «Gesù ha creato l’unità – ha detto – accettando che il suo corpo fosse inchiodato su una croce e il suo cuore fosse squarciato per accogliere tra le sue braccia e nella ferita del suo Sacro Cuore tutti gli uomini che, con fede e pentiti dei loro peccati si affidavano a lui. Come abbiamo sentito da San Paolo nella lettera agli Efesini – ha aggiunto – egli è il Figlio di Dio che ha sacrificato il corpo ricevuto dalla Madre immacolata: “per riconciliare i vicini e i lontani con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l’inimicizia”».

L’Arcivescovo ha invitato i presenti a soffermarsi sulle parole di San Paolo: «L’apostolo dice di più: tutti coloro che si sono liberati dall’inimicizia e si sono affidati a Gesù nel battesimo, sono talmente uniti – con il Signore crocifisso e tra loro – da formare un corpo solo. Questo corpo di Cristo è la Chiesa che è formata da tante membra quanti sono i cristiani; tante membra, ma tenute unite da Gesù e dall’amore che Gesù mette nel cuore della Chiesa e di ogni cristiano con il suo Santo Spirito».

La Chiesa, purtroppo, ha rilevato mons. Mazzocato, «è anche un corpo ferito a causa dell’inimicizia e del peccato che ancora intacca il cuore dei sui membri». Ma nonostante le ferite, «il corpo di Cristo – che è la Chiesa – ritrova sempre la strada per guarire e rinnovare la comunione».

A volte si tratta di una strada «faticosa e chiede tempi lunghi». Al proposito l’Arcivescovo ha fatto riferimento «all’impegno ecumenico che cerca di ricucire le gravi ferite create nella Chiesa prima dallo scisma d’Oriente che ha diviso le Chiese ortodosse dalla Chiesa cattolica, e poi dalle divisioni in occidente con la Chiesa anglicana e successivamente con le comunità protestanti». Ma nella Chiesa «rinasce sempre il desiderio di ricostituire l’unità nella comunione: è il desiderio che sta più a fondo del suo cuore, perché lo ha messo Gesù con la sua preghiera al termine dell’Ultima Cena», ha aggiunto mons. Mazzocato.

Poi l’invito a tutti i presenti, a tutti i cristiani, con il quale l’Arcivescovo ha chiuso la serie di catechesi quaresimali: «Ognuno di noi può dare il suo contributo facendosi artefice di unità». Un impegno che ciascuno dovrebbe fare proprio.

L’invito dell’Arcivescovo all’ultimo Quaresimale d’Arte

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