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Cronaca

Il Consiglio regionale si divide sulle mozioni per il Padre Nostro

Dibattito sull’episodio di Precenicco

Chi ha partecipato si è espresso a favore, ma in tanti hanno preferito non prendere parte alla votazione delle due mozioni portate in Aula per parlare dell’impedimento, imposto il 15 settembre scorso da un’insegnante al parroco di Precenicco, di recitare il Padre nostro in occasione dell’inaugurazione della locale scuola elementare. I due documenti sono stati presentati rispettivamente da Mauro Di Bert (Progetto Fvg/Ar) e da Mauro Bordin (Lega), con l’aggiunta successiva di diverse firme dei due Gruppi.

Se la mozione di Di Bert parla di tutela del libero credo, rispetto per la religione cattolica e per i suoi Ministri, quella di Bordin chiede il riconoscimento della compatibilità con il principio di laicità dello Stato di preghiere, benedizioni, simboli e tradizioni legati alla cristianità quali espressioni delle radici cristiane del nostro Paese.

Tacciate come occasione di frizione e non di utile spiegazione e approfondimento della questione, per altro già affrontata dall’assemblea legislativa il primo ottobre scorso attraverso una interrogazione all’assessore regionale all’Istruzione, Alessia Rosolen, che aveva etichettato l’episodio come gesto ideologico e maleducato della maestra, a prendere le distanze sono stati Pd, Open Sinistra Fvg e Cittadini, mentre il M5S ha votato a favore della mozione Di Bert astenendosi a quella di Bordin, anche se Andrea Ussai ha votato nuovamente a favore e Patto per l’Autonomia, tramite il capogruppo Massimo Moretuzzo, ha votato sì alla prima mozione ma non si è espresso sulla seconda.

Quanto agli impegni della Regione, la prima chiede che sia espressa “solidarietà al parroco di Precenicco a nome dell’intera comunità in quanto interrotto nel pieno dell’officio del proprio servizio sacerdotale”. La seconda mozione, invece, desidera che vengano sensibilizzati “l’Ufficio scolastico regionale e l’opinione pubblica affinché il principio di laicità dello Stato non sia interpretato rigidamente e radicalmente, con il risultato di impedire lo svolgimento di benedizioni e preghiere legate al mondo cristiano in occasione di inaugurazioni o celebrazioni, piuttosto che eliminare simboli cristiani nei luoghi e negli edifici pubblici o contrastare nelle scuole lo svolgimento di tradizioni, riti e momenti di preghiera in occasione delle festività cristiane”.

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