Abbonati subito per rimanere sempre aggiornato sulle ultime notizie
Cronaca

“Sgomento per gli infamanti depistaggi”

“Credo che il nostro sgomento sia quello dell’Italia intera, rispetto a infamanti depistaggi che si susseguono in questi giorni”. E’ quanto ha detto l’avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini

“Credo che il nostro sgomento sia quello dell’Italia intera, rispetto a infamanti depistaggi che si susseguono in questi giorni”. E’ quanto ha detto l’avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, ai microfoni di Radio 1 Rai. “La cosa che ci ha colpito di più – ha proseguito il legale – è l’insulto, la mancanza di rispetto non solo nei confronti di Giulio ma di tutto il Paese, delle istituzioni, come se potessimo accontentarci di queste menzogne”. “Allo sgomento – ha concluso il legale – si unisce la soddisfazione e la fierezza di essere italiani e di avere il sostegno delle istituzioni, delle tante associazioni umanitarie e soprattutto dei cittadini. Questo – ha concluso Ballerini – per la famiglia di Giulio è molto importante”.

Intanto, la moglie e la sorella di Tarek Abdel Fatah, il capobanda dei rapinatori di stranieri, sono state arrestate per favoreggiamento ma hanno negato, nel corso dell’interrogatorio, che la gang abbia ucciso Giulio Regeni. Lo riferiscono fonti dell’inchiesta citate dal sito del quotidiano Al Masry Al Youm che smentirebbero così le informazioni trapelate ieri dalla Procura generale secondo le quali le due avevano riferito che Regeni era stato ucciso per una rapina. La moglie di Tarek – riferisce la stessa fonte – ha detto che il borsone rosso, con alcuni effetti personali di Regeni tra cui il passaporto “era arrivato” in possesso del marito solo “da cinque giorni” e lui aveva detto che apparteneva a un suo amico. La sorella dell’uomo, inoltre, avrebbe riferito che la borsa era stata portata a casa dal fratello “un giorno prima della sua morte”, avvenuta giovedì scorso.

Per le due donne è scattato un arresto cautelare di 4 giorni, riferisce l’agenzia Mena. Stesso provvedimento per il cognato dell’uomo, ucciso dalle forze di sicurezza l’altro ieri al Cairo insieme ad altri quattro componenti della sua banda specializzata in sequestri di stranieri a scopo di rapina. L’accusa per i tre è di connivenza e occultamento di refurtiva in quanto erano a conoscenza delle attività del capobanda, Tarek Abdel Fatah, precisa l’agenzia e il sito Al Masry Al Youm. La Procura di Shubra El-Khema, che per territorialità si occupa della banda, ha chiesto comunque di unire l’inchiesta con quella su Regeni, scrive il sito. Fra le altre indicazioni fornite da Al Masry Al Youm c’è quella secondo cui la moglie del capobanda ha attribuito a suo marito il possesso dei 15 grammi di hascisc che un comunicato del ministero dell’Interno aveva inserito – assieme a passaporto, carta di credito e badge universitari di Regeni – nell’elenco degli oggetti rinvenuti nell’appartamento della sorella di Tarek.

Articoli correlati