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Regione

Scuole superiori alle Uti dal 1° gennaio, si rischia il caos

Dal 1° gennaio la proprietà delle scuole passa dalla Provincia ai Comuni, ma la gestione di 22 mila studenti va alle Uti. Con tante incognite.

E’ emersa preoccupazione tra i sindaci per la futura gestione delle scuole superiori a partire dal 1° gennaio 2017 nell’incontro odierno a palazzo Belgrado, sede della Provincia di Udine, cui hanno preso primi cittadini e amministratori locali in rappresentanza dei Comuni del territorio provinciale in cui hanno sede i plessi. Ai Comuni, infatti, dal prossimo anno, sarà trasferita la proprietà degli immobili mentre alla gestione sono state delegate le Uti (unioni territoriali intercomunali). E’ tutto scritto nella legge 14 del mese di agosto, legge di assestamento regionale. Nella norma, inoltre si specifica anche che le Uti e i Comuni non aderenti dovranno accordarsi per suddividere risorse umane, strumentali e rapporti giuridici e che, in mancanza di un accordo, tutta la gestione passa provvisoriamente all’Uti dove si trova il Comune più popoloso, ovvero l’Uti del Friuli Centrale con capofila Udine. Eventualità che vede contrari i sindaci presenti oggi. Considerando la situazione di impasse delle Uti e la loro non operatività, la Provincia di Udine rappresentata oggi dagli assessori Carlo Teghil (edilizia scolastica) e Beppino Govetto (istruzione) ha esposto il rischio che un simile trasferimento rappresenta sulla continuità del servizio e anche sulla sicurezza dei ragazzi. “Si parla di oltre un centinaio di edifici scolastici ma soprattutto di 22 mila studenti accolti da Tarvisio a Lignano cui la Provincia in questi anni ha garantito interventi, attenzione nelle manutenzione, ai fini di una crescita delle scuole omogenea anche in relazione alle specifiche esigenze delle varie zone” ha ricordato Teghil. A impensierire maggiormente gli amministratori locali sono incertezze di vario tipo: quelle sul personale che sovraintenderà internamente alle strutture comunali associate agli interventi nelle scuole (dove, come e quanti saranno trasferiti?); sulle risorse – di cui non vi è ancora alcun riferimento – che dovranno essere stanziate ad hoc e non sottratte ai budget già dedicati ai cicli dell’infanzia, delle primarie e delle secondarie di primo grado; sulle responsabilità che dal 1 gennaio verranno a gravare sui Comuni senza la necessaria copertura finanziaria (nei bilanci dei municipi non c’è una voce di spesa “scuole superiori”); sull’inopportunità di un subentro così impegnativo ad anno scolastico in corso che, vista le difficoltà dei Comuni, rischia anche di vanificare il lavoro svolto dalla Provincia nel valorizzare le scuole decentrate. A fronte di questa situazione, considerata la competenza collaudata in materia di edilizia scolastica, la disponibilità a continuare a garantire il servizio, uno scenario peculiare che vede l’attuale amministrazione provinciale in carica fino al 2018, la Provincia di Udine si è fatta carico di elaborare insieme ai rappresentanti delle amministrazioni dove saranno trasferite le scuole e attraverso ulteriori incontri, una proposta alternativa all’attuale norma per garantire continuità nella gestione delle scuole anche dopo il 1 gennaio. Proposta che sarà poi inoltrata alla Regione.

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