Il Consiglio comunale di Tolmezzo ha approvato martedì 29 aprile all’unanimità un ordine del giorno che chiede «massima attenzione rispetto alle peculiarità dell’ospedale di Tolmezzo e della sanità del territorio comprensoriale». Riguardo alla prevista esternalizzazione della gestione dei codici bianchi, verdi e azzurri al Pronto Soccorso dell’Alto Friuli, il documento chiede tra l’altro che, sulle difficoltà che l’allontanamento di vari servizi sanitari sta comportando (specie per i più anziani) «la Regione attivi tutte le possibili soluzioni, logistiche e di trasporto, specifiche per il territorio montano, per potenziare la sanità territoriale, al fine di ridurre la pressione sul Pronto soccorso anche cercando di limitare al minimo i disagi legati alle lunghe percorrenze».
L’approvazione all’unanimità dell’ordine del giorno non era scontata, tanto che il sindaco, Roberto Vicentini, ha ringraziato «tutti per la collaborazione». Il testo iniziale dell’odg, è stato spiegato, era ben più deciso contro l’esternalizzazione, ma «responsabilmente – ha spiegato Marco Craighero (Tolmezzo Futura Centrosinistra) – riteniamo sia meglio e doveroso trovare una posizione più condivisa col consiglio comunale e approvata dall’aula intera piuttosto che una presa di posizione di solo parte del Consiglio».
La manifestazione a Tolmezzo
Solo il giorno prima (28 aprile) più di 700 persone, di tutte le età, avevano animato la protesta spontanea davanti alla Comunità di montagna della Carnia, quando l’assessore regionale Riccardo Riccardi ha illustrato ai sindaci dell’alto Friuli come intende strutturare i servizi del Pronto soccorso di Tolmezzo. «Manterremo aperti i servizi sanitari come i Pronto soccorso (Ps), nonostante le difficoltà dettate da scarse risorse professionali, norme nazionali e limiti strutturali» ha detto l’esponente regionale. La continuità sarà data dall’esternalizzazione delle attività.
«Non si tratta di una scelta ideologica, ma dell’unico modo per continuare a mantenere aperti i servizi. La vera sfida resta comunque mantenere un forte governo pubblico della sanità, anche quando si ricorre a strumenti esterni», ha chiarito. «Per garantire la permanenza di tutti i Ps – è entrato nel dettaglio Riccardi – abbiamo progettato un nuovo appalto che non si limita a estrarre la funzione dell’emergenza tout court, ma identifica all’interno della rete dell’emergenza alcune funzioni specifiche. In particolare, nel nuovo assetto, alcune attività meno urgenti (i “codici minori”) saranno separate e gestite diversamente, senza intaccare la gestione delle vere emergenze».
Tutti i Pronto soccorso esistenti rimarranno attivi e nessuno chiuderà. L’emergenza vera e propria (codici rossi, gialli, arancioni) sarà sempre gestita da personale medico dipendente delle strutture sanitarie pubbliche. I codici minori (bianchi, verdi, azzurri) saranno trattati in un ambulatorio dedicato, attivo h24, 7 giorni su 7, senza compromettere la qualità dell’assistenza. Questo ambulatorio si occuperà solo di codici minori, escluderà pazienti fragili o pluripatologici (che saranno sempre gestiti dai Ps), garantirà le cure necessarie fino a una eventuale dimissione o ricovero.Ogni paziente accederà comunque al Ps tramite triage. A seconda della gravità verrà gestito subito dal personale di emergenza, se codice maggiore, o dirottato all’ambulatorio se codice minore. I locali resteranno gli stessi, il personale d’emergenza resterà lo stesso, cambia solo l’organizzazione interna.
C’è chi dalla piazza ha rilevato i costi per la collettività dell’esternalizzazione segnalando che il Pronto soccorso di Tolmezzo, quanto a personale, «è quello messo meglio in provincia: ha 12 addetti – la disamina di Mirco Dorigo, tra gli organizzatori della manifestazione – sui 14 necessari. Al contrario, il Pronto soccorso di Udine ha una ventina di addetti sulla quarantina necessaria. La privatizzazione di Tolmezzo in realtà è per inviare tre turnisti a Udine. In Carnia semmai mancano medici di base e guardie mediche».