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Regione

180 siti industriali dismessi in Fvg, approvato il masterplan per il recupero

Il 60% si trovano nel Friuli centrale, 405 milioni di euro la stima per il loro riuso

La Giunta regionale, su proposta dell’assessore regionale alle Attività produttive, Sergio Bini, ha approvato in via preliminare il primo masterplan per il recupero dei complessi produttivi degradati, intesi quali edifici e relative aree di pertinenza non utilizzate da più di tre anni o con caratteristiche tali da non essere più idonei ad attività legate alla produzione. Il masterplan rappresenta uno strumento dinamico di programmazione strategica, introdotto dalla legge regionale SviluppoImpresa approvata nel 2021, con una prospettiva temporale di lungo periodo (un quinquennio), finalizzato a definire una visione sul futuro del comparto industriale regionale ed in grado di fornire un modello concettuale per guidare la crescita e lo sviluppo dei territori.

L’obiettivo, ha spiegato l’assessore, è quello di individuare e progressivamente trasformare aree produttive caratterizzate da edifici industriali oggi dismessi o degradati, che si trovano in tale condizione per effetto di fenomeni di obsolescenza e progressivo abbandono del patrimonio edilizio industriale, attraverso il recupero e la riconversione di porzioni di territorio, attraverso azioni che promuovano un nuovo modello di insediamento, attrezzato e collegato ai grandi assi infrastrutturali, ed un più razionale e sostenibile sistema di gestione delle risorse per la produzione (prime fra tutti, il suolo). La salvaguardia della risorsa “suolo” diventa elemento discriminante per le politiche di sostegno regionale in ottica “green” al comparto industriale.

Il masterplan prende in considerazione le tematiche di riuso e recupero dei complessi produttivi degradati non solo sotto il profilo della mera riattivazione produttiva, ma ha anche l’ambizione di proporre spunti di riflessione sulla possibile integrazione fra le tradizionali politiche di sostegno delle attività produttive con quelle attivabili in campo urbanistico ed ambientale, in una visione moderna e sistemica dello sviluppo del sistema industriale regionale.

Sotto tale aspetto, la riattivazione dei complessi produttivi degradati potrebbe infatti anche passare attraverso l’introduzione di semplificazioni relative allo snellimento delle procedure autorizzative, facilitazioni e semplificazioni per l’attuazione degli interventi di riqualificazione, oppure ancora di riduzione degli oneri istruttori ed amministrativi nelle procedure di ripristino o riconversione del sito degradato (si pensi ad esempio all’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili).

Si è trattato di un lavoro corposo che ha consentito di ottenere un risultato di valore in termini di contenuti e coerenza, sia in relazione alla numerosità dei siti individuati (180), sia in relazione all’entità economica necessaria per la riattivazione degli stessi (circa 405 milioni di euro).

Il coinvolgimento diretto nell’iniziativa dei principali attori, Consorzi e Comuni, ha costituito un elemento di forza che ha innescato non solo rapporti di collaborazione tra questi ultimi nelle fasi di rilevamento, ma anche sinergie per potenziali conseguenti effetti positivi sul territorio.

Un significativo dato che emerge dal documento è che circa il 60 per cento dei siti rilevati ricade nelle zone artigianali (sia di interesse regionale che locale, cd zone D2 e D3), a dimostrazione di come la politica industriale perseguita negli ultimi anni dall’Amministrazione regionale, avviata con la legge Rilancimpresa e rafforzata con SviluppoImpresa, abbia sostenuto in modo significativo gli insediamenti all’interno degli agglomerati industriali (cd zone D1), anche grazie al ruolo, attivo e coordinato con le politiche regionali, assunto dai Consorzi di sviluppo economico locale in tali aree.

Per quanto riguarda la localizzazione geografica, circa il 60% dei siti rilevati ricade nel territorio del Friuli centrale (nel cui ambito territoriale la competenza per la ricognizione è stata affidata al Cosef), mentre il restante 40% è omogeneamente distribuito sul territorio attribuito in sede di ricognizione ai restanti 5 Consorzi.

Il masterplan rappresenta – ha spiegato Bini – un punto di partenza, che potrà essere progressivamente ampliato, per le future politiche di sviluppo del sistema industriale e territoriale regionale: l’individuazione dei complessi produttivi degradati e la definizione di una strategia di riconversione degli stessi permetterà di attivare, entro il perimetro di tali ambiti, tutte le misure di incentivo e finanziamento già previste da Rilancimpresa e ampliate da SviluppoImpresa, a beneficio di imprese, privati e Consorzi di sviluppo economico locale. Con l’attivazione dello specifico e dedicato fondo istituito con la legge SviluppoImpresa, già alimentato con risorse per 8,5 milioni di euro nel triennio 2022/2024, saranno rese disponibili risorse per sostenere le iniziative entro i complessi produttivi degradati individuati dal Masterplan già a partire dai bandi che si apriranno dopo l’approvazione definitiva del documento da parte della Giunta.

Nel quadro così delineato l’adozione del Masterplan non costituisce pertanto solo un mero esercizio applicativo di analisi territoriale, ma il punto di partenza per attivare concrete e coordinate azioni di stimolo e sostegno al recupero di contesti produttivi degradati e inattivi presenti sul territorio regionale, quanto mai necessari nell’attuale contesto economico

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