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Opinioni

25 miliardi a Friuli-V.G. in tre anni. La sfida: creare valore non transitorio

Il Bilancio di previsione 2026 della Regione si attesterà sui 6,5 miliardi: si tratta ancora una volta di risorse rilevanti a disposizione di territorio, famiglie e imprese del Friuli-Venezia Giulia.

Ma che cosa è in realtà accaduto nell’ultimo triennio dal punto di vista dello sviluppo e della capacità dei territori di far crescere benessere e avviare un ciclo di riproduzione dei fattori ambientali, umani, sociali ed economici?

Il Bilancio regionale ha alimentato 22,2 miliardi di euro (2023 – 2025), cui si sono aggiunti 3,3 miliardi di risorse costituite da 2,7 miliardi fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e da 607 milioni da fondi del Piano Nazionale Complementare, erogati per integrare e potenziare il Pnrr (2023 – 2026). Complessivamente la società e l’economia regionale hanno usufruito di 25,5 miliardi

Tuttavia questa mole enorme di risorse per far funzionare organizzazioni (Regione, Comuni, società pubbliche), sostenere famiglie e imprese, far svolgere funzioni alle Agenzie di sviluppo locale, Università e Centri di ricerca, non ha prodotto gli esiti auspicati.

Infatti, i principali indicatori ci rimandano risultati modesti: 0,4% del Pil; + 8,3% di incremento del reddito disponibile delle famiglie (2021 – 2023), inferiore alla media nazionale del 3,3% (in Italia il reddito è cresciuto dell’11,6%); penalizzazione degli incrementi di benessere per gli scaglioni Irpef più bassi  (fino a 15.000, oltre 15.000 e fino a 28.000); 12.629 persone espatriate (2022 – 2024) di cui 4.399 giovani nel 2024; bassi livelli di compensazione dei flussi in uscita in termini di attrattività di studenti, competenze e professionalità (al netto di flussi di popolazione straniera: + 2,6%); perdurare del mismatch orizzontale e verticale di lavoratori con 16.300 unità di lavoro mancanti (al 2030) e la necessità di disporre 61.000 nuovi lavoratori (2025 – 2029); emergere dello stress idrico con minore disponibilità di risorsa acqua che si accompagna agli elevati livelli di dispersione di acqua immessa nella rete (43%, con valori superiori alla media nazionale: a fronte di 437 milioni litri immessi sono 185 milioni quelli che si disperdono).

All’interno di questo quadro, si è consolidata la competitività esercitata sul sistema da altri contesti territoriali a noi prossimi che drenano professionalità e comprimono opportunità. Tre esempi su tutti: 1. L’“ecosistema dell’innovazione” di valenza continentale che la Carinzia ha saputo realizzare allestendo la complessa “Carinthian Research” (Lakeside Science & Technology Park di Klagenfurt e il Parco Tecnologico di Villach, in cui sono insediate aziende e start-up, Università e Centri di ricerca) sposta dal Friuli-Venezia Giulia un gran numero di giovani, competenze scientifiche e tecniche; 2. Il porto di Capodistria sta progressivamente evolvendo per affermarsi snodo logistico per l’Europa (Austria, Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria) e attrarre rotte globali contendendo al sistema portuale regionale (Trieste e Monfalcone) il ruolo di leadership dell’economia marittima nel comparto container; 3. Se in Austria a breve entrerà in esercizio il tunnel Koralpe e al 2030 quello del Semmering, che permetteranno l’organizzazione di convogli ferroviari lunghi 750 metri con portate da 2.500 tonnellate/treno e velocità pari a 200 km/orari, in Friuli si sta ancora attendendo di completare il “nodo” di Udine, lo scalo ferroviario merci in Ziu e il raddoppio della Udine-Cervignano del Friuli con la relativa innovazione dei sistemi di segnalamento.

Se alziamo lo sguardo, si assiste alla potenza e velocità delle interdipendenze determinate dalla combinazione tra geopolitica e geoeconomia (geotecnologia, geologistica) e i fenomeni strutturali (demografia, natalità, invecchiamento dei lavoratori, migrazioni, clima) che determinano impatti rilevanti su territori e imprese.

Questo complesso scenario obbliga a riconoscere le sfide e a dotarsi di una visione, di applicare politiche ecosistemiche che “anticipino” gli effetti e si “adattino” alle dinamiche per creare valore non transitorio dalle ingenti risorse a disposizione.

Non possiamo permetterci che gli standard di vita e le qualità culturali, sociali ed economiche del Friuli-V.G. si abbassino e, quindi, si rendono necessarie scelte radicali per temperare l’incidenza negativa del 20% sul Pil determinata da regressione demografica, bassa natalità (6.885 nati, in progressiva discesa), invecchiamento della popolazione e dei lavoratori (244,1 persone anziane/100 giovani sotto i 15 anni, 68,5 pensionati/100 occupati). Anzitutto l’avvio di un programma straordinario per il rientro dei giovani e l’adozione dello strumento della “Valutazione di Impatto Generazionale” che assicuri un equilibrio alle politiche pubbliche nei diversi settori. Come è indispensabile una politica industriale complessa che favorisca nuove specializzazioni produttive e l’ampliamento delle “nicchie tecnologiche” che partecipano alla dimensione globale, nell’ambito del biomedicale, delle biotecnologie e del manifatturiero di eccellenza, in connessione con i servizi ad alta intensità di conoscenza, supportate da una robusta Strategia di Specializzazione Intelligente e dall’operatività della Zona Logistica Semplificata. Se una parte delle nostre prospettive future è strettamente connessa all’innovazione e alle capacità del nostro sistema produttivo si tratta di portare gli investimenti in ricerca e sviluppo al 3% per sostenere progetti pluriennali, implementare l’automazione avanzata, produrre competenze altamente qualificate, anche per evitare il rischio che la parte migliore del patrimonio produttivo rimanga intrappolata nella competizione sul prezzo senza riuscire a generare margini adeguati a garantire investimenti futuri.

Maurizio Ionico

Urbanista

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