Nel 2100 i cambiamenti climatici potrebbero portare un innalzamento di 70 centimetri del mare Adriatico, con un aumento di rischio inondazioni per tutta la costa del Friuli-Venezia Giulia e per i suoi centri abitati da Lignano a Grado e Trieste. Di qui la necessità di una pianificazione territoriale che guardi al futuro, introducendo opere di contenimento – dalle dune ai parchi e piazze esondabili – e operando, soprattutto, in una prospettiva capace di valutare le interazioni tra il fenomeno fisico e il contesto urbano e sociale. Non solo, una pianificazione che sia anche “multirischio”, ovvero che tenga conto di vari fenomeni: non solo inondazioni, ma anche maremoti o piogge intense che possono far seguito a periodi di alte temperature e siccità.
Se n’è discusso nelle due giornate di studio su “Cambiamenti climatici e rischi costieri. Un approccio multi-rischio in ambiente urbano” tenutesi a Lignano Sabbiadoro il 20 e 21 ottobre scorsi. L’appuntamento è stato organizzato dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – Ogs, in collaborazione con le Università di Napoli e di Genova nell’ambito del progetto Pnrr Return “multi-Risk sciEnce for resilienT commUnities undeR a changiNg climate”.
Su la Vita Cattolica in edicola questa settimana un ampio servizio con interviste ad Antonella Peresan, sismologa dell’Ogs, organizzatrice e membro del comitato scientifico dell’evento, e Paola Cigalotgto, architetto, redattrice del Masterplan di Lignano Sabbiadoro













