Il lavoro certo non manca, in Friuli. Mancano, semmai, i lavoratori. L’ultimo recruiting day organizzato dalla Regione, a Udine, nei giorni scorsi, ha rilevato ad esempio che nel solo territorio di San Giovanni al Natisone sono ben 9 le aziende che cercano 70 lavoratori nell’area impiegatizia, operativa, tecnica e dei servizi. Si tratta di Banca360 Credito Cooperativo Fvg, Camst Group, Caselli Group, Chiurlo, Comec Group, Domani Sereno service, LoDe Food, Midolini Group e Pettarini. Chi vuol farsi avanti ha tempo fino a lunedì 12 maggio (è possibile candidarsi inviando il proprio curriculum, che sarà sottoposto ad una preselezione, al link https://bit.ly/RAFVG2025_RD_SanGiovNatisone).
Questo recruiting day, si pensi, è il 20° presentato da gennaio 2025 in regione e mentre scriviamo arriva notizia del 21° recruiting day. Si terrà a Udine, il 29 maggio a favore di 12 aziende del territorio di Latisana. Quindi le opportunità di assunzione ci sono tutte.
Ma in questo 1° Maggio, festa del Lavoro, la riflessione è semmai esigita per un altro aspetto: il lavoro che c’è ha un tale livello di precarietà che talvolta può essere all’origine dei sempre più numerosi incidenti perfino mortali? Fanno riflettere i più recenti dati Inail. In Friuli-Venezia Giulia fra gennaio e febbraio 2025 gli infortuni totali denunciati sono stati 2.527, quasi 200 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con un aumento del 7,9 per cento. Si tratta del secondo incremento più significativo in Italia, subito dopo quello del Trentino (+8,1 per cento) e prima del 7,7 per cento evidenziato dal Molise.
A livello nazionale gli infortuni totali sul lavoro sono scesi nei primi due mesi dell’anno del 3,5 per cento circa. In provincia di Udine la variazione tra il 2023 ed il 2024 è stata del +9,5%, da 904 denunce di infortunio si è passati a 990.
Sono numeri che destano allarme tra quanti si occupano di sicurezza e di tutela della salute dei lavoratori. Come l’Anmil, che, proprio in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro (28 aprile) ricorda, con commozione, il magistero di papa Francesco che, più volte, si era espresso sulla tragedia delle morti sul lavoro. «Non possiamo abituarci agli incidenti sul lavoro, né rassegnarci all’indifferenza verso gli infortuni. Non possiamo accettare lo scarto della vita umana», disse il Santo Padre, ricevendo in udienza i vertici dell’Anmil, nel 2023, in occasione dell’80° di fondazione dell’Associazione degli infortunati e delle famiglie delle vittime del lavoro. «Non dimenticheremo il messaggio di impegno sociale che ci ha lasciato – aggiunge il presidente Antonio Di Bella – e, con profonda riconoscenza alla sua garbata e sorridente vicinanza alla missione dell’Anmil, promettiamo il nostro impegno quotidiano nel prevenire gli infortuni sul lavoro e nel prenderci cura, sul piano fisico e morale, di chi ha subito le conseguenze traumatiche dell’insicurezza lavorativa».
Mattarella: morti sul lavoro, piaga intollerabile
E di sicurezza sul lavoro ha parlato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell’antivigilia del 1° Maggio, mentre era in visita all’azienda BSP Pharmaceuticals di Latina, in occasione della celebrazione della Festa del lavoro. «Quella delle morti del lavoro è una piaga che non accenna ad arrestarsi – ha detto – e che, nel nostro Paese, ha già mietuto, in questi primi mesi, centinaia di vite, con altrettante famiglie consegnate alla disperazione. Non sono tollerabili né indifferenza né rassegnazione. È evidente che l’impegno per la sicurezza nel lavoro richiede di essere rafforzato. Riguarda le istituzioni, le imprese, i lavoratori. Ringrazio Cgil, Cisl e Uil per aver scelto la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro come tema di un Primo maggio unitario».
Il Capo dello Stato ha affrontato anche un altro tema. «Sappiamo tutti come le questioni salariali siano fondamentali per la riduzione delle disuguaglianze, per un equo godimento dei frutti offerti dall’innovazione, dal progresso. Tante famiglie non reggono l’aumento del costo della vita. Salari insufficienti sono una grande questione per l’Italia».