Spesso la Chiesa vive l’attesa. E altrettanto spesso educa ad essa. In questi primi mesi del 2025 la Chiesa è tutta in attesa: dal ricovero di Papa Francesco, alla Quaresima, passando dalla Pasqua celebrata il 20 aprile… e da quella di Francesco da lui vissuta il giorno dopo. Ora si attende l’elezione del suo successore, ormai imminente.
Il conclave 2025 aprirà i battenti (anzi: li chiuderà letteralmente, con la tradizionale formula “Extra omnes”) alle 16.30 di mercoledì 7 maggio. Al mattino, alle 10, avrà luogo la Messa Pro eligendo Romano Pontifice, presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re.
Sul conclave si è detto moltissimo: dalle previsioni su chi salirà al soglio pontificio alla presunta lotta tra fazioni del collegio cardinalizio, dalla cronaca delle congregazioni generali dei cardinali alla spiegazione su “come funziona” l’elezione del Papa in una Cappella Sistina blindata e schermata con le più moderne tecnologie. Vale la pena, quindi, guardare non alle supposizioni, ma alla realtà che si realizzerà tra poche ore.

I numeri invitano all’unità
C’è un dato su cui ci si sofferma di rado, ma è fondamentale per capire il ruolo stesso del Papa: per l’elezione del Santo Padre – a patto che avvenga entro i primi 33 scrutini, ed è improbabile che sarà diversamente – servono i due terzi dei voti dei cardinali. Tradotto in numeri, tra i 133 elettori presenti (su 135, viste le defezioni per motivi di salute dei cardinali Cañizares Llovera e Njue) il quorum per l’elezione è fissato a 89 voti. Sono tantissimi. Significa che il collegio cardinalizio dovrà trovare sintesi su un nome capace di unire anziché sventolare la bandiera di determinate correnti di pensiero. Quello dell’unità è uno dei vincoli a cui è sottoposto il Papa (lo ricordava don Daniele Antonello su queste colonne nell’editoriale della scorsa settimana): il saggio quorum dei due terzi lascia cadere il giochino – amplificato dai media – delle fazioni e delle divisioni tra i cardinali.
Una multiforme attesa
E poi, dicevamo, l’attesa. Le narrazioni dei giorni scorsi ne hanno disegnato i tratti: la spettacolare installazione del camino sul tetto della Cappella sistina, il posizionamento delle due stufe (una per le schede, una per le sostanze fumogene nere o bianche), gli 80 sigilli alle aree riservate al personale del conclave, i giuramenti, la cronaca delle congregazioni dei cardinali e via dicendo. Un’attesa che, su web, si arricchisce anche con numerose note di colore: innumerevoli contenuti, a loro modo divertenti, che girano sui social media.
L’inizio del conclave
Concretamente, il conclave inizia alle 16.30 di mercoledì 7 maggio con la processione dei cardinali verso la Cappella sistina. Vestiti in abito corale rosso, entreranno cantando le litanie dei santi e l’antico inno del Veni Creator Spiritus.
Giunti in Sistina, i cardinali pronunceranno un giuramento comune, in latino, in cui essi promettono, si obbligano e giurano «che chiunque di noi, per divina disposizione, sia eletto Romano Pontefice, si impegnerà a svolgere fedelmente il munus Petrinum di Pastore della Chiesa universale e non mancherà di affermare e difendere strenuamente i diritti spirituali e temporali, nonché la libertà della Santa Sede».
Il rito prosegue poi con il giuramento di segretezza, in cui i Cardinali affermeranno solennemente di «osservare con la massima fedeltà e con tutti, sia chierici che laici, il segreto su tutto ciò che in qualsiasi modo riguarda l’elezione del Romano Pontefice e su ciò che avviene nel luogo dell’elezione».
Poi, uno alla volta si recheranno dinanzi al libro dei Vangeli, al centro della Sistina, dicendo:
«Et ego [nome], cardinális [cognome], spóndeo, vóveo ac iuro.
Sic me Deus ádiuvet et haec Sancta Dei Evangélia, quae manu mea tango.»«E io [nome], cardinale [cognome], prometto, mi obbligo e giuro.
Così Dio mi aiuti e questi santi Evangeli che tocco con la mia mano».
Quando l’ultimo dei Cardinali elettori avrà prestato il giuramento, il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, mons. Diego Ravelli, si avvicinerà alla porta di ingresso della Sistina e, chiudendola, pronuncerà l’«Extra omnes» (“fuori tutti”): coloro che non partecipano al Conclave lasceranno così la Cappella Sistina. A porte chiuse, il cardinale (non elettore) Raniero Cantalamessa offrirà una meditazione ai presenti.

Le dirette in TV
L’inizio del conclave, fino alla pronuncia dell’«Extra omnes», si potrà seguire su diverse emittenti televisive. Mercoledì 7 maggio Rai1 trasmette una diretta speciale a partire dalle 16. Dal canto suo, TV2000 (sul canale 28) propone uno speciale a partire dalle 9.20, con diretta – alle 10 – della Messa “Pro eligendo Romano pontifice” (presieduta dal cardinale Re). Un nuovo speciale è previsto alle 12.20, poi dalle 15.15 per i riti di inizio del conclave.

La prima votazione
Verosimilmente la prima votazione (quindi la prima “fumata” dal comignolo della Cappella Sistina) avrà luogo attorno alle 18.30-19 di mercoledì 7 maggio. In caso di fumata nera, i Cardinali rientreranno negli alloggi loro predisposti in Casa Santa Marta, dando appuntamento a giovedì 8 maggio per le successive votazioni.
Ne sono previste quattro al giorno: fino al 33° scrutinio si procede con maggioranza di due terzi (con quorum fissato agli 89 voti richiamati in apertura). Dopodiché, in caso di mancata elezione del nuovo Papa, si procederà al ballottaggio tra i due cardinali più votati.

Habemus Papam!
Cosa succederà quando uno dei nomi raggiungerà il quorum per l’elezione a Pontefice? Il decano del collegio cardinalizio (Giovanni Battista Re, non elettore) chiederà all’eletto se accetta l’incarico.
«Acceptasne electionem de te canonice factam in Summum Pontificem?»
«Quo nomine vis vocari?»
«Vocabor [nome papale]»«Accetti la tua elezione, canonicamente avvenuta, a Sommo Pontefice?»
«Con quale nome vuoi essere chiamato?»
«Mi chiamerò [nome papale]»
In caso di accettazione, questi sceglierà il nome papale e si recherà nella “stanza delle lacrime” attigua alla Sistina, così chiamata perché in quell’aula spesso il neo-eletto Papa dava sfogo alla sua commozione. Vi si troveranno tre vesti papali bianche di diverse misure. Indossata la veste più appropriata, il nuovo Papa rientra in Sistina, mentre dal comignolo si sprigiona il fumo colorato di bianco e le campane di San Pietro suonano a distesa: il mondo saprà così che sarà stato eletto il 266° successore di Pietro.
Circa un’ora dopo la fumata bianca toccherà al cardinale protodiacono (il card. Dominique Mamberti, il più anziano per nomina tra i porporati che appartengono all’Ordine dei Diaconi… a meno che non sia lui il nuovo Papa!) affacciarsi dalla loggia delle benedizioni sulla facciata della Basilica di San Pietro per annunciare al mondo l’elezione del Papa con la tradizionale formula:
Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!
Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum, Dominum [nome di Battesimo dell’eletto],
Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem [cognome],
qui sibi nomen imposuit [nome papale].
Il nuovo papa si presenterà quindi ai fedeli e impartirà la sua prima benedizione Urbi et Orbi.
Giovanni Lesa