«Cui isal chest predi che al ven a fâ il Vescul a Udin?» Chi è questo prete che viene a Udine a “fare il Vescovo”? Un’ovazione e un applauso accolsero queste simpatiche parole, le prime in friulano, di mons. Riccardo Lamba. Era il 5 maggio di un anno fa e l’Arcivescovo fece il suo ingresso come pastore della Chiesa udinese giungendo dal precedente – e relativamente breve – incarico di Vescovo ausiliare della Diocesi di Roma. Accolto innanzitutto da un gruppo di giovani in piazza Libertà, quel pomeriggio mons. Lamba fu accompagnato verso la Cattedrale da un corteo in festa. Sul sagrato, il saluto del sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, e l’abbraccio con mons. Andrea Bruno Mazzocato, suo predecessore, prima di indossare gli abiti liturgici e celebrare la Messa con cui ha avuto inizio il suo episcopato in Friuli. A distanza di un anno, al volante della sua Ford Fiesta grigia mons. Riccardo Lamba ha percorso in lungo e in largo la porzione di territorio affidatagli da Papa Francesco, incontrando migliaia di volti di quella Chiesa che è stato chiamato a guidare.
Mons. Riccardo Lamba, partiamo dall’inizio: cosa ha pensato quando è stato assegnato a Udine?
«Innanzitutto stupore e meraviglia. All’età di 67 anni ero convinto che il mio percorso di Vescovo sarebbe stato a Roma fino ai 75 anni. Poi, quando il Nunzio apostolico mi disse: “Il Papa ha pensato di mandarla a Udine”, ho innanzitutto pensato ai miei nipoti che vivono a Trieste, oltre a mio fratello e mia cognata: “se sapessero che c’è questa idea da parte del Papa, sarebbero entusiasti, contentissimi perché avremmo la possibilità di vederci un po’ più spesso”. Poi c’è stata una reazione più razionale.»
Ossia?
«Venire a Udine è stato un cambiamento non tanto per me, perché ero abituato a cambiare, quanto invece per la Diocesi di Roma, che di cambiamenti ne aveva vissuti tanti in quel periodo. Comunque, ho detto che sarei stato disponibile e aperto: “se è stato pensato così, sono contento, vado”.»

Siamo contenti anche noi di vivere insieme questo cammino. Don Riccardo, che ricordi ha del suo ingresso a Udine, quel 5 maggio di un anno fa?
«Fu una testimonianza di fede molto grande, sia durante la celebrazione eucaristica, ma anche con tutto quello che precedette la Messa: l’accoglienza della città, tante persone lungo le strade, la piazza, l’incontro con tanti ragazzi provenienti dalle Parrocchie. Mi sembra che fosse l’altro ieri.»
Invece da allora è passato un anno. Cosa l’ha colpita del Friuli in questi primi 365 giorni?
«La complessità. La presenza di diverse “anime” e diverse realtà: questo non smette di stupirmi, ma c’è un percorso ancora molto lungo per riuscire ad accogliere le tante sfaccettature di questa realtà sicuramente molto interessante, con storie, culture, tradizioni molto importanti.»
La versione integrale dell’intervista con mons. Riccardo Lamba, a firma di Giovanni Lesa, si può leggere sul numero de La Vita Cattolica del 7 maggio 2025.