«Vi chiedo di scegliere con consapevolezza e coraggio la strada di una comunicazione di pace». Eccola, la prima richiesta esplicita di Leone XIV. Papale papale, potremmo dire con una battuta, con parole rivolte lunedì 12 maggio agli operatori delle comunicazioni presenti in Vaticano durante i lavori del conclave, prima udienza del nuovo Papa.
Quella della comunicazione è una “macchina” delicata e potente allo stesso tempo, capace di plasmare la realtà a seconda del modo in cui si sceglie di narrare. Una caratteristica di cui il Papa – che si sta dimostrando un comunicatore mite, ma molto abile – è pienamente consapevole. Tanto da indicare alcune “sfide” per chiunque abbia in mano una tastiera o uno smartphone, una penna o un microfono. La prima? Essere consapevoli che una delle beatitudini evangeliche («Beati gli operatori di pace») calza a pennello con la figura del comunicatore delineata non solo da Leone XIV, ma prima di lui da Papa Francesco.
«La comunicazione crea una cultura»
Davanti ai giornalisti riuniti nella Sala Nervi, a soli quattro giorni dalla sua elezione Papa Leone XIV ha ribadito alcuni cardini del suo pensiero, invitando i comunicatori in primis a darne risalto e notizia. Cercare la verità, curare l’interiorità, non cedere alla mediocrità, agire con amore per favorire l’unità, contribuire a creare un contesto di pace. Usando le sue stesse parole, «Promuovere una comunicazione capace di farci uscire dalla “torre di Babele” in cui talvolta ci troviamo, dalla confusione di linguaggi senza amore, spesso ideologici o faziosi». Per giungere a quello che può essere il cardine del discorso ai comunicatori: «La comunicazione non è solo trasmissione di informazioni, ma è creazione di una cultura, di ambienti umani e digitali che diventino spazi di dialogo e di confronto. E guardando all’evoluzione tecnologica, questa missione diventa ancora più necessaria». La comunicazione è una missione, quindi, che non può limitarsi al pur necessario racconto della realtà, ma deve puntare a qualcosa di più grande: costruire una cultura di pace e di carità.
«Disarmiamo le parole»
«Disarmiamo le parole e contribuiremo a disarmare la terra» è il titolo che martedì campeggiava su diversi articoli di giornali e blog. Anche queste sono parole di Leone XIV, mutuate per sua stessa ammissione dal Messaggio che Papa Francesco scrisse in occasione della prossima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, il 1° giugno. Tradotto nella pratica, per Leone si tratta di ripulire «la comunicazione da ogni pregiudizio, rancore, fanatismo e odio; purifichiamola dall’aggressività. Non serve – dice il Papa – una comunicazione fragorosa, muscolare, ma piuttosto una comunicazione capace di ascolto, di raccogliere la voce dei deboli che non hanno voce». Il motivo di tanta enfasi non è fine a sé stesso e nemmeno puro moralismo, ma lo sviluppo di uno «sguardo diverso sul mondo», al fine di «agire in modo coerente con la nostra dignità umana». Nulla di meno.

Intelligenza artificiale benefica
Non è passato inosservato il richiamo – secondo in pochissimi giorni – all’intelligenza artificiale. «Col suo potenziale immenso – riconosce Leone XIV – richiede responsabilità e discernimento per orientare gli strumenti al bene di tutti, così che possano produrre benefici per l’umanità». Anche in questo caso ritorna il tema della dignità umana. Ma non soltanto: siccome l’IA non è più questione di addetti ai lavori «Questa responsabilità riguarda tutti, in proporzione all’età e ai ruoli sociali».
Premio Terzani alla memoria dei giornalisti di Gaza. Il programma di Vicino/lontano
Appello per la liberazione dei giornalisti prigionieri
Come già fece il suo predecessore lo scorso gennaio al Giubileo del mondo della comunicazione, così Leone XIV non ha voluto far mancare un appello per la liberazione dei giornalisti imprigionati per il loro lavoro. «Permettetemi – ha detto Prevost – di ribadire oggi la solidarietà della Chiesa ai giornalisti incarcerati per aver cercato di raccontare la verità, e con queste parole anche chiederne la liberazione». Secondo i dati forniti da organizzazioni internazionali come il Committee to protect journalists (Cpj) e Reporter senza frontiere (Rsf), oltre 550 giornalisti sono stati incarcerati nel 2024, con un aumento del 7% rispetto all’anno precedente. Senza contare le centinaia di giornalisti e giornaliste che hanno perso la vita nel corso di conflitti armati; alla memoria dei giornalisti uccisi a Gaza, peraltro, è stato assegnato il Premio Terzani nella recente edizione udinese di vicino/lontano. «Solo i popoli informati possono fare scelte libere», ha ricordato il Papa. «La sofferenza di questi giornalisti imprigionati interpella la coscienza delle Nazioni e della comunità internazionale, richiamando tutti noi a custodire il bene prezioso della libertà di espressione e di stampa».
Giovanni Lesa