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Terra Santa, attacchi anche ai cristiani. Tre vittime nella Parrocchia di Gaza. Il Papa chiede un «Cessate il fuoco immediato»

Non si fermano le violenze in Terra Santa. E prendono di mira, indistintamente, persone di ogni appartenenza. Compresi i cristiani. Dopo i recenti attacchi di coloni israeliani a Taybeh, l’antica Efraim e ultima città cristiana della Cisgiordania (in seguito ai quali il Consiglio dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese di Gerusalemme, compreso il Patriarcato latino, avevano rinnovato l’«impegno per una Terra Santa che sia un mosaico di fedi diverse, che vivono insieme pacificamente con dignità e sicurezza»), nella mattinata di giovedì 17 luglio è stata presa di mira la Parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza, colpita da un ordigno. Si registrano tre vittime e tredici feriti, tra i quali il parroco, l’argentino padre Gabriel Romanelli, che con Papa Francesco era in contatto quotidiano. È solo l’ennesima violenza a cui è vittima la popolazione di Gaza (o quanta ne rimane).

Taybeh, Ephraim, villaggio a maggioranza cristiano-latina, in Giordania, attaccato nel luglio 2025

Prima del 7 ottobre 2023, data del devastante attacco di Hamas a Israele, i cristiani cattolici nella striscia di Gaza erano poco più di un migliaio. Tra fughe e uccisioni, ora sono «poco meno della metà», come affermava pochi giorni fa padre Gabriel Romanelli ai media vaticani. Nel complesso cattolico di Gaza, unico nella striscia, trovano rifugio tra le 540 e le 600 persone. Il bombardamento ha distrutto ampie porzioni del complesso, costringendo le numerose persone con disabilità ivi ospitate a evacuare l’area; alcune di loro non hanno potuto ricevere i respiratori di cui dipendono per sopravvivere, con un rischio diretto per le loro vite.

L’esercito israeliano ha dichiarato di essere «rammaricato» per i danni alle strutture della Parrocchia di Gaza e per le vittime, affermando inoltre di «revisionare le circostanze» dell’accaduto.

Padre Gabriel Romanelli, lievemente ferito nell’attacco del 17 luglio in cui tre persone hanno perso la vita

Il Papa: «Cessate il fuoco»

Appena appresa la notizia, la Santa Sede ha diramato una nota a firma del cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, in cui Papa Leone XIV si dice «profondamente rattristato per la perdita di vita e i feriti». Assicurando la vicinanza spirituale e la preghiera per le anime dei defunti, il Santo Padre rinnova «l’appello a un immediato cessate-il-fuoco, esprimendo profonda speranza nella forza del dialogo e della riconciliazione».

La Chiesa latina di Gerusalemme: «Le Nazioni unite proteggano le chiese e i centri umanitari»

«Colpire un luogo sacro che in questo momento accoglie circa 600 sfollati — la maggior parte dei quali sono bambini e 54 persone con disabilità — rappresenta una violazione flagrante della dignità umana e un’evidente profanazione della sacralità della vita e dei luoghi religiosi, che dovrebbero essere rifugi sicuri nei tempi di guerra». Sono forti i toni del Patriarcato latino di Gerusalemme, retto dal cardinale Pierbattista Pizzaballa.

«In questo momento critico – si legge ancora -, il Patriarcato ribadisce che le chiese sono fari spirituali e umanitari, al servizio di tutti senza discriminazioni. Si appella inoltre alla comunità internazionale e alle agenzie delle Nazioni Unite affinché forniscano protezione urgente alle istituzioni religiose e ai centri umanitari nella Striscia di Gaza, e garantiscano il rispetto del diritto internazionale umanitario, che proibisce il targeting di civili e luoghi di culto».

La CEI: «Si avvii un negoziato». Il ringraziamento alla presidenza delle Comunità ebraiche

Alle parole di Leone XIV fanno seguito quelle della Conferenza episcopale italiana, la cui presidenza definisce «inaccettabile» l’attacco alla chiesa della Sacra Famiglia di Gaza. «Nel condannare fermamente le violenze che continuano a seminare distruzione e morte tra la popolazione della Striscia, duramente provata da mesi di guerra – si legge nella nota della CEI -, rivolgiamo un appello alle parti coinvolte e alla comunità internazionale affinché tacciano le armi e si avvii un negoziato, unica strada possibile per giungere alla pace». La presidenza dei Vescovi italiani esprime inoltre il suo ringraziamento alla «Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, per il suo messaggio di solidarietà e quanti, in queste ore, stanno manifestando la loro prossimità alla Chiesa cattolica».

G.L.

 

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