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La Rete di Trieste compie un anno. E offre cinque strade di lavoro

Ricordate la Rete di Trieste, il gruppo di amministratori di ispirazione cattolica riunitisi nel capoluogo giuliano nel luglio 2024 in occasione delle Settimane Sociali dei Cattolici in Italia? Il percorso di quel gruppo – ora divenuto numerosissimo, con componenti in tutto il Bel Paese – ha compiuto un anno e, per l’occasione, sta lanciando in tutta Italia il frutto di questi suoi primi 12 mesi: una sorta di manifesto programmatico in 5 capitoli su cui – e questa è la scommessa – far incontrare esponenti politici di diversi schieramenti.

«(Perfino) più di un partito», recitava il claim della slide utilizzata giovedì 24 luglio a Trieste in occasonie della presentazione dei cinque capitoli. A guidare gli interventi dell’incontro – svoltosi dinanzi a diversi ospiti e numerosi consiglieri regionali, proprio durante una delle pause del Consiglio, impegnato nell’analisi degli ultimi emendamenti all’assestamento di bilancio – il coordinatore della Rete di Trieste (e presidente del Consiglio regionale), Francesco Russo, e il consigliere FVG Carlo Bolzonello. Uno affiliato al PD, l’altro alla lista “Fedriga presidente”; ecumenismo politico? Niente affatto: è convergenza su alcuni valori, ispirati alla dottrina sociale della Chiesa. Nello spirito di questa Rete.

All’insegna della trasversalità

«Siamo qui per raccontare l’esperienza del primo anno», ha esordito Francesco Russo. Un anno che ha visto la Rete di Trieste creare decine di incontri e coinvolgere centinaia di amministratori e amministratrici in tutta Italia. «In questi giorni in un centinaio di città stiamo presentando questa “carta di identità” della Rete di Trieste, scritta nel segno della trasversalità politica. Ieri (mercoledì 23, ndr) siamo stati ospitati, in Senato, da ben cinque gruppi parlamentari, rendendo visibile la volontà della Rete di rompere il “bipolarismo malato” di cui parlava il card. Zuppi alle Settimane Sociali». Il documento, si diceva, è articolato in cinque capitoli (elencati a fine articolo). «Vogliamo trasformare questi 5 punti in ordini del giorno e mozioni da presentare nei consigli comunali e regionali di tutta Italia», ha concluso Russo.

Il vescovo mons. Enrico Trevisi: «Serve un fondamento di spiritualità. Che è trasversale»

Alla presentazione è intervenuto anche il Vescovo di Trieste, mons. Enrico Trevisi. «Questa Rete è nata dal basso, luogo da cui nascono cose che poi non sappiamo dove porteranno. Ed è bello. Ed è pure controcorrente, dal momento in cui parliamo di dialogo in un mondo in conflitto. È facile dare la colpa alla politica – ha proseguito il presule -, ma è evidente che i partiti servono. L’incarnazione di valori è sempre un’operazione complessa, che porta a mediazioni e compromessi, ma lo è perché sono complessi i problemi; ho parlato della pace, ma in Parlamento si parla del fine vita. Sono temi enormi. Da cattolici, incontriamoci con l’inquietudine di rendere il Vangelo fecondo per la vita concreta della gente».

Sono tre, infine, i “sogni” di mons. Trevisi: «Avviare proposte formative, fare delle Diocesi delle “case di pace” e proporre un momento di spiritualità per amministratori. Ci sono un’inquietudine e una solitudine che emergono quando bisogna prendere delle scelte, ma anche una fatica davanti alla necessità del consenso, pur senza assecondare solo gli umori della folla. Serve un fondamento di spiritualità e questo è trasversale», ha concluso.

L’intervento del sindaco di Udine De Toni

Poco Friuli… ma Udine c’è

Non ancora radicatissima in Friuli – oltre a Udine, si conta un solo rappresentante friulano nella chat della Rete – l’iniziativa ha nel capoluogo friulano un caposaldo di cui fanno convintamente parte diversi membri della giunta comunale. A partire dal sindaco Alberto Felice De Toni, presente all’incontro triestino del 24 luglio assieme agli assessori Andrea Zini e Gea Arcella. «Avere una rete bipartisan è un grande valore: dobbiamo creare contesti, avviare processi e alimentare speranze. Questo è il senso profondo dell’esperienza», ha affermato. «Lavoriamo per avere un “ponte di riferimento” dalle controparti politiche, su cui condividere valori. Così si rafforza la democrazia. La politica ha molto da imparare».

«A un anno dal primo invito per la Settimana sociale dei cattolici, la Rete di Trieste è cresciuta come possibilità di semplice network tra amministratori locali, impegnati nelle proprie realta e dentro i rispettivi partiti, animati dalla volontà di dialogo e di costruzione di proposte concrete trasversali» ha affermato l’assessore comunale di Udine, Andrea Zini, a sua volta presente a Trieste.« La Dottrina Sociale della Chiesa è una fonte preziosa di valori e criteri che è interessante approfondire e che nella Rete di Trieste può trovare un luogo di sperimentazione e costruzione di buone pratiche», ha affermato.

Venendo ai temi, Zini – che a Udine gestisce, tra gli altri, gli assessorati a Politiche abitative per l’Edilizia sociale, Pianificazione territoriale ed Edilizia privata – ha anticipato che «Vorrei concentrarmi sul tema dei giovani protagonisti di tutte le politiche, in particolare nello sviluppo di soluzioni di spazi condivisi per residenze giovanili, coworking e luoghi per la creatività e l’incontro di cui la città ha bisogno».

I cinque capitoli

Ecco i temi della “carta di identità” della Rete di Trieste:

  1. Giovani protagonisti di tutte le politiche
    • Formazione socio-politica: percorsi educativi su cittadinanza, sostenibilità e partecipazione.
    • Spazi condivisi: residenze giovanili, coworking e luoghi per la creatività e l’incontro.
    • Quote generazionali: under 35 nei consigli, per una rappresentanza più equilibrata.
    • Incentivi ai partiti inclusivi: premialità economica a chi coinvolge i giovani.
    • Contro la solitudine: progettare comunità solidali e attive nei territori.
  2. Partecipazione come infrastruttura della democrazia
    • Bilanci partecipativi: decidere insieme la destinazione di risorse pubbliche.
    • Assemblee civiche e consultazioni aperte per ogni cittadino.
    • Patti di collaborazione tra cittadini, comitati e pubbliche amministrazioni.
    • Consigli comunali dei ragazzi: educare all’impegno civico fin da giovani.
    • Superare la disillusione: restituire senso e fiducia nella partecipazione democratica.
  3. Welfare territoriale generativo e inclusivo
    • Scuole aperte il pomeriggio: centri civici per sport, cultura e socialità.
    • Mappare e attivare reti informali di sostegno sul territorio.
    • Combattere lo spreco: recupero alimentare e reti solidali diffuse.
    • Diritto alla casa: rilancio dell’edilizia pubblica e del social housing.
    • Riqualificare i centri storici, limitando affitti brevi e turistici.
  4. Transizione ecologica e tutela del territorio
    • Città 30: limiti di velocità per sicurezza, salute e qualità urbana.
    • Rinaturalizzare le piazze: spazi verdi e pedonali davanti a scuole e municipi.
    • Promuovere Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) con incentivi e semplificazioni.
    • Educazione ambientale e partecipazione nei processi di transizione.
    • Riduzione di emissioni e inquinamento: un impegno locale per un impatto globale
  5. Aree interne e periferie: i nuovi poli dell’abitare
    • Flat tax territoriale: vantaggi fiscali per cittadini e imprese locali.
    • Fondi pubblici distribuiti in base a efficienza e bisogni, non solo popolazione.
    • Cooperative di comunità per lavoro, servizi e innovazione locale.
    • Hub territoriali: accompagnamento per nuovi residenti e start-up sociali.
    • Servizi condivisi tra piccoli comuni per garantire presenza e qualità.

Giovanni Lesa

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