Sono a Roma da appena due giorni e sono già moltissime le emozioni che i pellegrini – 280 in tutto, equamente suddivisi tra chi è partito martedì 26 agosto per la versione più estesa del pellegrinaggio e chi, invece, è salito sul pullman per Roma alle prime luci di giovedì 28 agosto – stanno vivendo nella città eterna.
Eredi di una storia di fede
«Camminare sulle tracce dei primi cristiani significa sicuramente riconoscere che la nostra fede non nasce oggi, ma affonda le sue radici in una storia viva, fatta di testimoni, di martiri e di comunità che hanno creduto nel Vangelo fino in fondo e anche a dare la propria vita». A commentare i primi giorni del pellegrinaggio è don Michele Frappa, vicedirettore dell’Ufficio diocesano per l’iniziazione cristiana e la catechesi, presente a Roma dal 26 agosto. «Ripercorrere le orme dei primi cristiani è un modo per sentirci tutti parte di una Chiesa che da secoli cammina nella stessa direzione ed è sostenuta dalla speranza e dall’amore di Cristo».

Venerdì 29 agosto i pellegrini vivranno il momento più atteso: il cammino verso la porta santa della Basilica di San Pietro e la Santa Messa – presieduta dall’arcivescovo Lamba – nella chiesa edificata sulla tomba dell’apostolo Pietro. Ma la ricchezza di questo pellegrinaggio, come ha evidenziato don Frappa, è stato anche ripercorrere i passi di chi la fede l’ha incarnata nei secoli (anzi: nei millenni) che ci hanno preceduti. Proprio a partire dai patroni di Roma, Pietro e Paolo. Dopo la tappa iniziale a Orvieto, infatti, i pellegrini hanno vissuto una giornata tra fede e memoria, visitando – con il competente accompagnamento di don Alessio Geretti – alcune delle Basiliche “dei primi giorni”: San Pietro in Vincoli (dove si conservano le catene della prigionia dell’apostolo), San Clemente, Santi Quattro Coronati, Santa Maria Maggiore (dove riposa Papa Francesco) fino all’itinerario paolino nelle Basiliche di San Paolo fuori le mura e delle Tre fontane. Un tuffo – è il caso di dirlo – nella storia della fede.
Una storia che, anche grazie ai pellegrini udinesi, oggi cammina con speranza nelle tortuose strade del terzo millennio. «Molti pellegrini sono partiti con il desiderio di rinnovare la propria fede vivendo un momento veramente autentico di comunione e di preghiera» riconosce ancora don Frappa. «Nel gruppo si respira un bel clima di amicizia, di disponibilità e attenzione reciproca, c’è entusiasmo e la gioia semplice di camminare insieme come Chiesa assieme al suo pastore».
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Due Vescovi presenti
Già, il pastore: mons. Riccardo Lamba ha raggiunto il gruppo diocesano nella serata di mercoledì 27 agosto. È stato lui a definire questo pellegrinaggio «un’esperienza di “Popolo di Dio”». E in effetti nel gruppo diocesano ci sono anziani e famiglie con bambini, catechisti e operatori della carità, semplici fedeli incuriositi dalla proposta spirituale e persone immigrate e ormai integrate nelle comunità friulane, sacerdoti e laici; una degna rappresentanza, insomma, della Chiesa diocesana. Giovedì pomeriggio si unirà al gruppo anche mons. Andrea Bruno Mazzocato, che ha desiderato vivere l’esperienza del pellegrinaggio giubilare con la Chiesa che ha guidato per quasi quindici anni.

Come il Papa, sulle tracce di Agostino
Lo svolgimento del pellegrinaggio non può non tener conto di ciò che la Chiesa celebra in questi giorni, ossia la doppia memoria di Santa Monica e di suo figlio, Sant’Agostino. Quest’ultimo ispiratore dell’ordine religioso a cui appartiene Robert Francis Prevost, Papa Leone XIV, che nei suoi interventi non manca mai di arricchire i suoi interventi attingendo al ricco pensiero del santo di Ippona. Per l’occasione, i pellegrini hanno avuto modo di ascoltare la testimonianza di una monaca agostiniana, scoprendo così il carisma che tanto sta a cuore anche allo stesso Papa Leone. «Ci ha colpito la serenità e la radicalità con cui queste monache vivono il Vangelo, oltre alla testimonianza di una vita comunitaria in cui sperimentano un senso di pace», confessa don Michele Frappa. «Le loro parole ci hanno lasciato il desiderio di riscoprire la bellezza del silenzio e dell’essenzialità, in un legame costante con Dio che si può vivere in ogni condizione. Siamo chiamati – conclude – a vivere la vita in pienezza, con la nostra vocazione di cristiani, di figli di Dio, di battezzati, quindi in comunione».
I giorni finali del pellegrinaggio
Giovedì 28 agosto i pellegrini della versione “breve” raggiungeranno Roma in serata; i loro “colleghi”, invece, visiteranno le catacombe di San Callisto – antichissimo luogo di sepolture e di fede nella vita eterna – e, come ricordato, le Basiliche legate alla figura di San Paolo. Venerdì 29 agosto il pellegrinaggio e la Messa nella Basilica di San Pietro, seguiti da una catechesi ispirata alla figura di San Filippo Neri tenuta dal padre filippino Maurizio Botta proprio nella chiesa dove riposa il santo romano patrono dei giovani, Santa Maria in Vallicella. Sabato 30 agosto, al mattino, visita e Messa alla Basilica di San Giovanni in Laterano (la cattedrale di Roma) e alla vicina Basilica della Santa Croce in Gerusalemme, dove si conservano alcuni resti della croce di Cristo. Un legno da cui affondano le radici della fede in colui che vi fu ucciso, ma non fu avvinto dalla morte: non c’è speranza più grande di cui essere pellegrini.
Giovanni Lesa