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L’esperto: «Sui monti del Friuli dai 5 agli 8 orsi. Giovani e curiosi»

La cronaca delle ultime settimane ha riportato l’attenzione sulla presenza di orsi in Fvg, anche in aree che pur essendo a ridosso di boschi sono molto vicine alle abitazioni. In particolare, l’avvistamento di un esemplare in un campo di mais tra Plan di Paluz e Borgo Erba a Ciseriis di Tarcento da parte di una famiglia che stava facendo una passeggiata serale, ha destato non poca preoccupazione. E molte domande. Per esempio, quanti sono attualmente in regione gli orsi e da dove giungono? E qual è il comportamento adeguato in caso di un incontro ravvicinato? Li dobbiamo temere? Ne abbiamo parlato con il ricercatore dell’Università di Udine e docente del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali, Stefano Filacorda, che è anche il coordinatore di un progetto che da anni studia i plantigradi in Friuli-Venezia Giulia.

Il ricercatore dell’Università di Udine, Stefano Filacorda

Professore, a quanto ammonta la popolazione di orsi oggi presenti nel territorio regionale?
«È sempre un po’ difficile fare stime legate al tempo presente. Generalmente noi cerchiamo di quantificare le presenze alla fine dell’anno, quando abbiamo raccolto tutti i campioni che ci consentono, attraverso analisi genetiche, di capire il numero minimo. Possiamo dire però, sulla base delle fotocamere e di altre informazioni, che le presenze tra 5 e 8 sono ormai costanti negli ultimi anni».

Si può risalire alle zone di provenienza?
«La gran parte è rappresentata da giovani maschi provenienti dalla Slovenia. Un orso divenuto famoso, Francesco, di cui non abbiamo informazioni recenti, ha frequentato per quasi dieci anni la Carnia, ma faceva parte della popolazione trentina, provenienza che sta diventando meno frequente negli ultimi anni».

Professore, in cosa consiste il progetto di studio dell’Università di Udine?
«Si tratta di un’iniziativa finanziata dalla Regione: ricordiamo che l’orso è una specie protetta di alto valore conservazionistico e che il Corpo forestale monitora questa specie. Le azioni del nostro progetto consistono nel raccogliere il pelo e le feci, installare fotocamere attraverso le quali poi conosciamo la tipologia di orso presente quasi in tempo reale. Altra tecnica utilizzata è la telemetria, ossia noi tentiamo di catturare qualche individuo, generalmente quelli che fanno un po’ più di danni nel settore zootecnico, dotandolo poi di un collare che ci consente di seguirne i movimenti e di informare così gli allevatori e gli apicoltori sui suoi spostamenti. Al momento però non abbiamo orsi con il collare».

Perché questi animali si spingono anche in zone comunque tranquille, ma vicine alle abitazioni?
«Va subito detto che non è l’orso che ha cambiato il suo comportamento, ma è il risultato dell’abbandono di certe aree da parte dell’uomo. Territori un tempo utilizzati dal punto di vista agricolo e con allevamenti, ormai non lo sono più».

Tipico della zona Prealpina…
«In particolare della Pedemontana dove è più manifesta la scomparsa delle attività tradizionali. Quindi gli orsi, che vivono essenzialmente in bosco, anche se poi di notte possono andare a mangiare nei prati o frequentare posti un po’ più aperti, generalmente giovani ed esploratori, cercando di capire quali possono essere i luoghi della loro vita, tendono ad arrivare laddove fino a qualche decennio fa c’erano i campi coltivati. Ricordo anche che la presenza dell’orso sul Bernadia, così come sul vicino Monte Stella dove c’è un toponimo che lo ricorda, è storicamente conosciuta e anche attualmente, in primavera, si hanno tracce e osservazioni di questi animali».

Quindi, non è un fatto eccezionale…
«Di solito non si fanno vedere. Il caso dell’avvistamento serale da parte della famiglia è eccezionale».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Avete avuto altre segnalazioni in questo periodo della presenza dell’orso sul Bernadia?
«Sì, quest’anno ci sono state alcune segnalazioni, anche se solitamente la loro presenza è testimoniata dalle fototrappole».

Ma un eventuale “a tu per tu” con l’orso quando è più probabile, di giorno o all’imbrunire?
«L’orso è animale notturno, dunque la probabilità di vederlo in ore crepuscolari è rara. Direi che è legata all’età: gli orsi giovani, di due o tre anni come potrebbe essere quello avvistato di recente, tendono a muoversi un po’ più a ridosso di alba e tramonto, per cui c’è qualche probabilità di vederli. Gli animali più vecchi sono invece più schivi. In Fvg la presenza è di giovani maschi che non mostrano comportamenti difensivi, contrariamente alle femmine che tendono invece a proteggere i propri cuccioli, generalmente quelli nati durante l’anno. Come nei confronti di tutti gli animali, dal cinghiale arrivando banalmente alla zecca, il consiglio è quello della prudenza, che significa rispettare e conoscere».

Che comportamento consiglia di adottare?
«Intanto, sconsiglio a chi vede un orso a 40-50 metri di avvicinarsi. Se mostra interesse nei nostri confronti e non scappa, che succede nel 99% dei casi, basta andarsene perché è importante che lui non si senta in pericolo. Dunque, non urlare, non gettare oggetti. È chiaro che vedendo un simile animale il timore c’è, succede anche nel mio lavoro. Però basta allontanarsi; un comportamento che nel nostro contesto fatto di 5/8 orsi, maschi, giovani e paurosi, è sufficiente».

Se ci si trova a passeggio con il cane, cosa è meglio fare?
«Per l’orso il cane è un elemento di pericolo. Lo spaventa. Di solito il cane è curioso e gli corre incontro, salvo poi accorgersi subito che non è un giocattolo. Può accadere che nel tornare verso di noi scateni la reazione dell’orso che potrebbe iniziare a rincorrerlo. Per questo è sempre meglio, quando si va in montagna o comunque in mezzo alla natura, tenere i cani al guinzaglio».

Non vale solo per un eventuale incontro con l’orso…
«Esatto. È una questione di civiltà perché il cane è un elemento che va a interagire non con 5/8 orsi che è difficilissimo trovare, ma con un sacco di altri animali: caprioli, cervi, specie sensibili. Tenerlo al guinzaglio quando si va in ambienti naturali dove si possono trovare animali selvatici, evita ogni tipo di problema».

Se si avvista un orso, chi si deve avvisare?
«Sicuramente l’ente di riferimento è il Corpo forestale regionale che è deputato al controllo del territorio. Anche noi come Università riceviamo delle segnalazioni, oltre ad essere informati dagli operatori forestali; può essere utile perché come nel caso dell’ultimo avvistamento, avendoci contattato direttamente, abbiamo confermato che si trattava di un orso già segnalato in zona».

Lei ha a che fare con gli orsi per lavoro. Immaginiamo che sia comunque una grande emozione incontrarli. Ricorda il primo?
«Li ho visti da vicino e pure toccati, avendo avuto la fortuna di catturarli 10 volte per studio, ed è sempre una grande emozione. Molti, anche se non è facile avere un contatto a pochi metri, li ho incontrati pure durante il lavoro, preparando i siti dove li monitoriamo e dove cerchiamo di catturarli per mettere loro il collare. I primi orsi però li ho visti in Romania, nel 1998, andando in foresta con un guardiacaccia esperto del luogo. È stato bellissimo».

Monika Pascolo

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