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A Gorizia il Presidente dei Vescovi italiani. «Europa e Italia siano maestre di pace»

Venticinque volte. Tante sono le ricorrenze della parola “pace” nelle parole con cui il cardinale Matteo Zuppi nel pomeriggio di lunedì 22 settembre ha aperto la sessione autunnale del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana, straordinariamente ospitato nella Parrocchia dei Santi Ilario e Taziano a Gorizia. La pace è stata al centro di tutta la lunga prolusione del Presidente della CEI. E lo sarà anche negli appuntamenti di martedì 23 settembre, compresa la preghiera che si svolgerà in piazza Transalpina/Trg Evrope in serata.

Eredi di Aquileia. «Italia ed Europa maestre di pace»

«È provvidenziale svolgere qui a Gorizia questa seduta del Consiglio Episcopale Permanente della CEI – ha esordito Zuppi – in questa città e in questa Chiesa, così ricca di storia e di tradizione e che dal 1752, insieme alla Chiesa sorella di Udine, ha raccolto l’eredità spirituale del Patriarcato di Aquileia».

Una città cerniera tra culture, nella quale è ancora viva la «memoria del nostro passato», proiettata verso un futuro che non può che porsi al centro dell’Europa. La lunga riflessione del Cardinale Presidente ha mosso i passi proprio da qui, dalla Gorizia europea, capitale continentale della cultura assieme alla “sorella” Nova Gorica. «Non solo l’Italia, ma l’Europa può diventare maestra di pace. Abbiamo bisogno, oggi più che mai, di esempi concreti come quello di Gorizia per dimostrare che la pace non è un’utopia per ingenui, ma è la vocazione dell’Italia, dell’Europa e di ogni società umana degna di questo nome. E l’Europa deve esistere di più, anche se la insidiano e la indeboliscono i nazionalismi e i sovranismi e una leadership complessa».

Il cardinale Zuppi riceve i seminaristi delle Diocesi di Gorizia, Trieste e Udine il mattino di lunedì 22 settembre, a Gorizia

No alla «globalizzazione dell’impotenza»

Come l’Isonzo gonfio d’acqua, testimone di riconciliazione dopo che tante vite sono state portate a valle dai suoi flutti nei drammi del primo conflitto mondiale, così le parole di Zuppi sono un fiume in piena a traghettare quella parola, pace, ripetuta ancora e ancora. «Cosa possiamo fare di più per la pace? Chiediamo». Chiedere, voce del verbo “prendersi cura”. E allora ecco le richieste di Zuppi: «Cessi il rumore delle armi in nome del rispetto per l’inviolabile dignità della persona umana, di ogni persona; siano protetti i civili da ogni forma di violenza fisica, morale e piscologica; sia garantita a ciascuno la libertà di decidere dove e come vivere nel rispetto dell’altro e in fraternità, perseguendo il principio dei due Stati, unica via per dare un futuro al popolo palestinese preso in ostaggio da Hamas e dall’offensiva militare tuttora in corso».

Citando Papa Leone, il Presidente dei Vescovi esorta a «Sfuggire alla globalizzazione dell’impotenza. Papa Leone indica la cultura della riconciliazione come l’antidoto a quella dell’impotenza. Altrimenti il rischio è di rimanere intrappolati nella polarizzazione. Eppure è fuori da quella logica che può nascere qualcosa di nuovo, quando altre categorie – la compassione, la cura, la vicinanza – vengono rimesse al centro, cessa la fatalità della divisione. Un semplice gesto umano può spezzare la spirale».

Il card. Zuppi tra mons. Savino (a sinistra) e il segretario generale mons. Baturi (a destra). Foto: Ilaria Tassini

L’educazione alla pace, atto rivoluzionario

Richieste. Ciò che Zuppi chiede alla Chiesa italiana è di perseverare nella preghiera per la pace (annunciando anche «ulteriori iniziative»), ma anche investendo in seri percorsi formativi. «Educare alla pace oggi significa formare persone che sappiano uscire dai muri della polarizzazione, che comprendano che il cristianesimo chiede fedeltà al comandamento dell’amore. Persone che riconoscano la pace non come diritto garantito, ma come opera quotidiana, fragile, spesso silenziosa, eppure autentica». Educare alla pace, per il Presidente dei Vescovi, è «un atto di resistenza rivoluzionaria».

Dal Giubileo dei giovani, 3 agosto 2025. Foto: Ilaria Bersan

Per i giovani, una Chiesa «che generi santità»

«La Chiesa, fedele al Vangelo di Cristo, aiuta una rinnovata passione per la vita, che difende dal suo inizio alla fine». Non c’è solo la pace internazionale, dunque, nelle Parole del Cardinale Presidente: non mancano, infatti, attenzioni alla cura della vita, in un tempo di “fughe in avanti” di alcune regioni in merito al suicidio assistito. Uno dei compiti odierni della Chiesa, nelle parole di Zuppi, è «Trasmettere la gioia di donare vita, la bellezza della famiglia, il senso di essere comunità».

Nel suo intervento, il cardinale Zuppi ha ritagliato un ampio tratto per i più giovani, coinvolti nel grande Giubileo loro dedicato a inizio agosto. E nuovamente partecipi delle recenti canonizzazioni di due loro coetanei, i Santi Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati. «Se le analisi spesso puntano sulla diminuzione della partecipazione alle celebrazioni, delle vocazioni presbiterali e religiose o dei matrimoni religiosi – ha constatato Zuppi –, dobbiamo anche riconoscere che la sete di esperienze di fede nei giovani non si è estinta. Semmai si tratta da parte nostra di intercettare questi desideri, di accoglierli e di farli incontrare con l’annuncio evangelico. C’è bisogno di una rinascita della Chiesa come comunità, che generi santità e speranza per il futuro».

Giovanni Lesa

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