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Chiesa

Preti e fratelli in Cristo. Un’amicizia da coltivare. I lavori del Consiglio presbiterale

«È stato un incontro di una serenità e giovialità uniche, in cui si sono affrontati temi di cui spesso non si parla. Questo clima ha favorito un confronto molto libero, nel quale, pur nella differenza di alcune posizioni, è stato possibile ascoltarsi e dialogare serenamente». Non è scontato che una riunione tra le più “istituzionali” del panorama diocesano possa essersi svolta come ha descritto don Davide Gani. Nella sua veste di moderatore del Consiglio presbiterale, don Gani ha commentato la seduta di giovedì 18 settembre, quando i trenta componenti del Consiglio si sono riuniti in abbazia a Rosazzo per un’intera giornata di preghiera e di lavoro su tre grandi ambiti: l’integrazione dei sacerdoti non italiani, l’accompagnamento dei giovani preti e la fraternità nel clero. «Erano presenti tutti i membri del Consiglio», ha ricordato don Gani. «Abbiamo aperto la mattinata con la preghiera e con una significativa meditazione dell’Arcivescovo che ha tracciato i contorni della vita sacerdotale partendo dalla figura di San Paolo. Un momento di adorazione eucaristica silenziosa ha preceduto la riunione delle tre commissioni, nelle quali don Loris (Della Pietra, ndr) e don Sergio (De Cecco) hanno riportato il lavoro fatto in precedenza con i gruppi dei sacerdoti di provenienza straniera e di quelli ordinati più di recente».

La celebrazione dei Primi vespri, presieduta dall’Arcivescovo, nel 2024

Entrambi i gruppi citati da don Davide Gani hanno avuto modo di incontrarsi prima del 18 settembre. Con esiti interessanti, a sentire dalle parole di mons. Loris Della Pietra (che in questa sede ha curato i lavori del gruppo di sacerdoti non italiani). «Nell’incontro previo dei sacerdoti stranieri – ha affermato a La Vita Cattolica – è emerso il desiderio di incontrarsi ancora». Nel gruppo vi sono numerosi preti al contempo giovani e non italiani. Con provenienze più disparate: non si tratta solo dei “preti africani”, insomma, ma ci sono anche numerosi sacerdoti asiatici ed europei. «È interessante – ha proseguito mons. Della Pietra – la questione di preti stranieri che vivono in Italia da diversi anni, alcuni dei quali sono anche cittadini italiani a tutti gli effetti. Hanno più esperienza, hanno già vissuto un tempo di inculturazione nel nostro Paese, ma conservano con affetto la cultura delle origini. Un aspetto che può aiutare chi invece è arrivato più di recente». Ora per questo gruppo si tratta di delineare i passi successivi per una integrazione più profonda. Anche l’accompagnamento dei sacerdoti di recente ordinazione (non necessariamente giovani all’anagrafe) troverà concretezza nei prossimi mesi. Con la guida di mons. Sergio De Cecco, i “preti giovani” si sono riuniti e hanno espresso le loro specifiche esigenze, con l’obiettivo dichiarato alla vigilia di non creare un percorso parallelo rispetto a quanto vivrà l’intero presbiterio diocesano.

Una assemblea del clero

Il terzo filone di lavoro, guidato da don Davide Gani, riguarda invece il tema della fraternità nel clero. «È il tema più delicato» afferma lo stesso don Gani, alludendo al fatto che in questo caso non si parla di inculturazione o di accompagnamento, ma di un elemento distintivo della vita sacerdotale: cosa significa creare fraternità in coloro che si chiamano reciprocamente “confratelli”? «C’è stato un confronto molto intenso, in cui si è ricordato che la fraternità fa parte della struttura del sacerdote, sul modello di Cristo che si rende fratello. Il punto più concreto – svela don Gani – sarà la progettazione, nel prossimo futuro, di un cammino di fraternità fatto da tappe che lo possano cadenzare. Sarà necessario trovare figure di riferimento, nel clero, a cui affidare questo compito. Ora si tratta di elaborare qualche aspetto concreto, ascoltando i preti stessi per trovare le forme più serene». L’allusione di don Gani non è tanto a nuove forme di vita comune tra sacerdoti, quanto a un livello intermedio (foraniale) in cui vivere esperienze di condivisione più stretta. E alza il tiro: «È bello e buono che alcuni preti amici si riuniscano spesso tra loro, ma non è sufficiente: la vera fraternità è testimonianza cristiana per le comunità. I sacerdoti non devono vivere “staccati” dal popolo di Dio, ma devono stare in mezzo a esso avendo cura reciproca tra di loro: questo è un elemento di grande importanza».

Al via la formazione del clero

Si svolgerà giovedì 2 ottobre, a partire dalle 9.30, nei locali del Seminario di Castellerio il primo appuntamento di formazione per il clero nel nuovo anno pastorale. Si tratta, come di consueto, di un ritiro spirituale che sarà animato dalla predicazione di don Augusto Barbi, biblista della Diocesi di Verona; al centro della meditazione ci sarà l’episodio del Concilio di Gerusalemme narrato dagli Atti degli Apostoli. I successivi appuntamenti formativi per il clero, in programma a novembre, affronteranno il tema della sinodalità.

Giovanni Lesa

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