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L'editoriale

Suore, libertà inedita

La vita consacrata femminile affonda le sue radici nella novità assoluta del Vangelo. La resurrezione di Gesù inaugura un tempo nuovo, nel quale cade l’obbligo della procreazione come unica forma di benedizione e compimento per le donne. Non è più necessario generare figli per assicurare futuro e continuità: il Vivente ha vinto la morte e aperto una fecondità diversa, capace di custodire e generare vita nella comunità dei credenti. Da qui nasce una libertà inedita, che libera le donne dal vincolo esclusivo di essere mogli e madri, per aprire loro la possibilità di essere discepole e apostole del Vangelo a pieno titolo, chiamate a testimoniare la gioia della sequela con la forza della parola e del cuore indiviso.

La storia della Chiesa mostra con chiarezza quanto questa intuizione sia stata rivoluzionaria e insieme faticosa da accogliere. Se da una parte le donne hanno potuto scegliere di sottrarsi al matrimonio per dedicarsi alla preghiera e al servizio, dall’altra non sono mancate resistenze e tentativi di limitare la loro libertà, riportandole sempre sotto l’autorità di un padre, di un marito, di un vescovo. Eppure, nei secoli, le donne consacrate hanno custodito gelosamente la libertà evangelica che avevano intravisto, rinnovando costantemente le forme per esprimerla. Hanno creato spazi di autonomia e di parola, hanno fondato monasteri e comunità, hanno plasmato opere di carità e di educazione, hanno dato vita a una tradizione spirituale che ancora oggi sorprende per la sua ricchezza e per la forza silenziosa con cui ha inciso nella società.

Non si tratta di un cammino lineare né privo di contraddizioni. La vita consacrata femminile, come ogni istituzione ecclesiale, è sempre attraversata da tensioni e ambiguità. Tuttavia la sua storia mostra una capacità straordinaria di incarnarsi nei diversi contesti. Nel XIX secolo, di fronte ai bisogni sociali generati dall’industrializzazione e dalle migrazioni, fioriscono le congregazioni religiose femminili che si dedicano con coraggio e intelligenza all’educazione, alla sanità, all’assistenza dei poveri. Una presenza capillare e trasformante, che segna profondamente il tessuto civile ed ecclesiale, aprendo scuole, ospedali, orfanotrofi, case per anziani e dando volto concreto a un cristianesimo incarnato nella storia. Oggi molte di queste realtà vivono un tempo di crisi, mentre l’intuizione del Concilio Vaticano II ha riportato l’attenzione su forme antiche e sempre nuove di consacrazione nel mondo, come gli istituti secolari, che testimoniano la possibilità di vivere la radicalità evangelica restando immersi nelle pieghe della vita quotidiana, accanto a colleghi, vicini, amici, in una missione discreta e profonda.

Di fronte al calo delle vocazioni, alle chiusure e agli abbandoni, è fondamentale non cadere nella tentazione di rifugiarsi nella nostalgia del passato. Come l’intera comunità ecclesiale di cui fa parte, la vita consacrata femminile è chiamata a confrontarsi con il cambio d’epoca che stiamo attraversando e che si manifesta soprattutto nella crisi delle istituzioni a tutti i livelli e nella fatica ad intercettare la sensibilità, i sogni e i bisogni delle nuove generazioni. È necessario guardare con coraggio le ombre che il nostro passato glorioso proietta sul presente: il tema doloroso degli abusi, che nelle comunità femminili assume caratteristiche proprie, e quello, altrettanto urgente, del superamento di logiche coloniali che troppo spesso hanno segnato la missione della Chiesa. È necessario un rinnovamento che non si limiti a forme esteriori, ma che sappia lasciar cadere tutto ciò che impedisce il rinnovarsi del senso più profondo di questa scelta: la testimonianza che un’esistenza interamente consegnata a Dio e ai fratelli è possibile, gioiosa, profetica.

Papa Francesco, nella lettera di indizione dell’anno della Vita Consacrata nel 2014, aveva riassunto questa vocazione con un’espressione semplice e potente: «mistica dell’incontro». È infatti nell’affinare la capacità di incontro con il mistero di Dio e del prossimo che le vita consacrata può trovare ancora oggi la propria attualità. Siamo chiamate ad essere donne che aprono spazi di relazione autentica, che vivono la prossimità come profezia, che sanno generare comunità veramente inclusive, indicando con la propria vita una fecondità più grande di quella biologica per proclamare a tutti, tutti, tutti che amare davvero è davvero possibile.

Suor Linda Pocher

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