«Missionari di speranza tra le genti». È questo è lo slogan per la 99a giornata missionaria mondiale che si celebrerà domenica 19 ottobre in tutte le parrocchie e le comunità cristiane del mondo. Uno slogan che non solo riprende il tema di cui Papa Francesco aveva innervato il suo messaggio per questa giornata, ma che si pone anche in perfetta sintonia con il Giubileo che stiamo vivendo. Nella Bolla di indizione di questo Anno Santo, Papa Francesco infatti auspicava: «Possa la luce della speranza cristiana raggiungere ogni persona, come messaggio dell’amore di Dio rivolto a tutti! E possa la Chiesa essere testimone fedele di questo annuncio in ogni parte del mondo!» (Bolla Spes non confundit, 6).
Un auspicio che è al contempo un invito ad ognuno ad “essere” segno tangibile di quel messaggio d’amore, di quella speranza, non in un tempo futuro o in un luogo lontano: è invito a essere speranza nel quotidiano, laddove la nostra vita si svolge. Un “essere” tra le genti che assume nel tempo che stiamo vivendo un significato ancor più profondo e urgente. «Le comunità cristiane – esortava Papa Francesco – possono essere segni di nuova umanità in un mondo che, nelle aree più “sviluppate”, mostra sintomi gravi di crisi dell’umano: diffuso senso di smarrimento, solitudine e abbandono degli anziani, difficoltà di trovare la disponibilità al soccorso di chi ci vive accanto. Sta venendo meno, nelle nazioni più avanzate tecnologicamente, la prossimità: siamo tutti interconnessi, ma non siamo in relazione. L’efficientismo e l’attaccamento alle cose e alle ambizioni ci inducono ad essere centrati su noi stessi e incapaci di altruismo. Il Vangelo, vissuto nella comunità, può restituirci un’umanità integra, sana, redenta». Da qui la sollecitazione a «compiere le azioni indicate nella Bolla di indizione del Giubileo, con particolare attenzione ai più poveri e deboli, ai malati, agli anziani, agli esclusi dalla società materialista e consumistica. E a farlo con lo stile di Dio: con vicinanza, compassione e tenerezza, curando la relazione personale con i fratelli e le sorelle nella loro concreta situazione. Spesso, allora, saranno loro a insegnarci a vivere con speranza». Ecco, dunque, che lo stile della vicinanza alimenta la prossimità che è sentimento capace di allargarci, facendoci sentire intimamente la chiamata della Giornata missionaria mondiale. Accogliamo allora anche l’esortazione di Leone XIV che in questi giorni in un video-messaggio ha detto «mentre riflettiamo insieme sulla nostra chiamata battesimale a essere “missionari di speranza tra i popoli” rinnoviamo il nostro impegno dolce e gioioso nel portare Gesù Cristo, nostra Speranza, fino ai confini della terra». E ha aggiunto: «Grazie per tutto quello che farete per aiutarmi ad aiutare i missionari in ogni parte del mondo».
Gianni Vidoni
Caritas Gemona