Nell’imminenza del primo viaggio apostolico di Papa Leone in Turchia (e in Libano, dal 27 novembre al 2 dicembre), che prevede anche un “pellegrinaggio” a Iznik, l’antica Nicea, anche in Friuli ci si prepara a celebrare con solennità i 1700 anni del primo concilio ecumenico cristiano. Un appuntamento di preghiera significativo è infatti quello che si vivrà martedì 11 novembre nella basilica di Aquileia dove si sono date appuntamento, con i loro vescovi, tutte le Chiese del Nordest (e anche vescovi di Slovenia e Carinzia) assieme ai rappresentanti delle varie confessioni cristiane presenti sul territorio: il vescovo Siluan, della Chiesa ortodossa di Romania, il vescovo Polykarpos, del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, Davide Ollearo, in rappresentanza della federazione delle Chiese evangeliche, mons. Khajag Barsamian della Chiesa apostolica armena e padre Dusan Djukanovic, per la Chiesa ortodossa serba.
«Come Commissione triveneta sull’ecumenismo abbiamo iniziato a lavorare a questo momento di preghiera due anni fa per cercare di coinvolgere il più possibile tutta la regione ecclesiastica del triveneto – fa sapere il direttore del servizio diocesano per il dialogo ecumenico interreligioso, Marco Soranzo –. E sempre con l’intento di coinvolgere il maggior numero di persone possibile, chi non potrà essere presente avrà la possibilità di seguire l’incontro tramite il canale Youtube della Basilica di Aquileia e le diocesi più distanti si stanno organizzando con proiezioni ad hoc».
L’incontro avrà inizio alle 17 in Battistero con il rinnovo delle promesse battesimali. Da qui, anticipa Soranzo, in processione con tutti i vescovi e tutti i celebranti, accompagnati dal Coro di Mortegliano, ci si recherà in basilica per la celebrazione vera e propria che alternerà l’ascolto di brani del Vangelo o della tradizione apostolica con alcune riflessioni; per concludere recitando tutti insieme proprio il Credo di Nicea.
Ma che cosa è stato il Concilio di Nicea e perché è importante ricordarlo ancora oggi?
Siamo in un’antica città dell’Asia minore, nel 325, vale a dire a soli dieci anni dall’editto di Costantino. «Proprio Costantino volle questo incontro per cercare di trovare un punto di sintesi tra le divergenze nate all’interno della Chiesa – spiega Soranzo –. Fu un primo “sinodo”. Il problema principale era stato sollevato dal vescovo Ario d’Alessandria sulla natura di Gesù: era generato o creato? Sulla base di questo diventava completamente diversa l’interpretazione sulla sua natura: totalmente divina, divina e umana oppure solamente umana?». Per trovare una posizione comune si radunarono 300 vescovi – e all’epoca la logistica non era affatto cosa semplice – e dibatterono per più di due mesi. Si giunse così alla proclamazione del Credo di Nicea, «poche righe ma che sono diventate la base del Credo niceno-costantinopolitano che recitiamo ogni domenica. Il nucleo del nostro Credo nasce proprio da Nicea – evidenzia Soranzo –. Questo Credo e questo Concilio sono tuttora riconosciuti da tutte le Chiese che si professano cristiane, senza distinzione. Sono il simbolo dell’unione della Chiesa». Da qui l’invito di Soranzo ad essere presenti ad Aquileia: «Si tratta di un’occasione preziosa per celebrare l’unità della Chiesa, pur nelle sue diversità. È un segno di speranza, di cui abbiamo grande bisogno».
Valentina Zanella













