Quando la settimana scorsa mi sono distrattamente imbattuto nella notizia dell’esorbitante premio concesso da una multinazionale americana al suo già ricchissimo amministratore delegato, a compensare indignazione, sconcerto e rabbia suscitata dalla sproporzione fra i dollari promessi al miliardario e i pochi euro con i quali si arrabattano le persone che incontro nella mia quotidianità, mi è sovvenuto un ricordo e un monito che ha accompagnato la mia infanzia e giovinezza.
“Viôt che el diaul le fàs sìmpri tal côl grant”, mia madre mi avvertiva sempre così quando da ragazzo mi stupivo davanti ai soldi “facili” o alla ricchezza ingiusta. Tanto mi divertiva quell’immagine del diavolo che fa i suoi bisogni nel deposito di un paperone, tanto nel corso della vita quel detto friulano mi ha accompagnato nel fare attenzione a dove stesse il valore autentico delle cose. Come se le parole di mia madre si accompagnassero ad una specie di discernimento vocazionale in cui la domanda che seguiva al pensiero che vedeva il diavolo impegnato a sostenere chi accumula ricchezze terrene fosse “… e Gesù dove sta? dove fa le sue cose?”
Pensando alla Giornata mondiale dei poveri, che la Chiesa celebra il 16 novembre, la riflessione è andata all’oggi mettendomi davanti il fatto che, se ora mi scandalizzo della povertà ed assieme a volontari e colleghi di Caritas mi prendo cura delle fatiche delle persone più in difficoltà, è perché nelle tante esperienze di servizio, ed in particolare nella relazione con le persone più segnate dal dolore e dalla privazione, ho intuito la passione più autentica per la vita e la speranza più salda possono riservare qualcosa di buono. Per altro condivido questa consapevolezza con tanti amici della mia famiglia, della mia comunità e della mia Chiesa.
Al tempo stesso oggi mi confronto con uno scenario in cui l’attenzione predatoria al denaro ed all’interesse personale è legittimata e riconosciuta non solo nelle spacconate di un lontano mondo mediatico, ma anche nei testi delle canzoni che ascoltano i miei figli, nei progetti di vita di tanti giovani che orientano le proprie scelte solo sulla realizzazione personale, nelle scelte politiche che aiutano “chi se lo merita” e non chi ha bisogno. La conseguenza di questo è che la diseguaglianza sociale è in crescita anche in Italia. L’Istat, nel suo Report sulla redistribuzione del reddito, ci dice che i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri è sempre più poveri; e tutto questo in un paese che si racconta in crescita economica e che ha possibilità di spesa pubblica quali non ha mai avuto negli ultimi decenni.
Non posso non interrogarmi. Come tenere assieme la mia attenzione ai poveri e lo stare in questa società che coltiva disuguaglianza? Come fare che l’appartenenza a una Chiesa aperta agli ultimi non sia un diversivo consolatorio e rassicurante per un sistema umano impegnato a generare ingiustizia?
Ancora un passo indietro. Sabato scorso ho partecipato alla celebrazione del matrimonio di un collega che opera nell’unità di strada che in città incontra i senza dimora. Chiesa gremita di familiari, ragazzi e giovani scout, amici della mensa di Via Ronchi, della Stazione di Posta, del Fogolar, l’asilo notturno della città ed alla fine il sacerdote che ringrazia l’assemblea per la partecipazione appassionata al Sacramento. Nella prima lettura scelta dagli sposi, le parole di Paolo: “Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!”.
Nel messaggio che ora scriverò al collega, ormai in viaggio di nozze, ci metterò queste parole: “Grazie per avermi fatto parte della vostra festa, ho sentito la gioia di una comunità che vi accompagna nel rispondere alla chiamata del Signore alla vita e la volontà di testimoniare che la vostra gioia è vana se non è condivisa con chi soffre. La carità che ci usiamo, fra noi e con i poveri che incontriamo e che ci tengono attaccati alla realtà, è la forza che tiene viva la speranza che assieme agli ultimi possiamo costruire un mondo più giusto”.
Raffaele Fabris
Coordinatore Casa Betania













