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Opinioni

Tagliamento, le risposte mancate e la svolta obbligata

L’audizione di esperti tenutasi presso l’Autorità di Bacino delle Alpi Orientali (Abao), seguita alla mozione del consigliere regionale Maurmair e concepita per chiarire gli interventi previsti dal Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (Pgra) aggiornato e reso operativo con la Delibera Regionale n. 530/2024, si è risolta in un palese “balletto istituzionale”. Questo processo, lungi dal produrre un dialogo costruttivo, è servito a legittimare politicamente decisioni già prese, come dimostrato dalle immediate dichiarazioni assessoriali di voler procedere senza indugio.

Come anticipato nell’analisi di vari tecnici, le risposte fornite da Autorità di Bacino e Regione non hanno affatto dissipato i dubbi, ma hanno, semmai, allargato e approfondito le perplessità. Vediamo perché:

  1. L’analisi puntuale delle 74 risposte date agli esperti indicati dai Comuni, evidenzia la fragilità dell’impalcatura tecnica su cui si basano le “grandi opere”. Gran parte dei quesiti cruciali posti dalla comunità tecnico-scientifica viene liquidata con l’escamotage del rinvio alle fasi successive di progettazione – il Docfap (Documento di Fattibilità delle Alternative Progettuali) o il Pfte (Progetto di Fattibilità Tecnico Economica) – trasformando di fatto l’audizione in un “balletto” inutile ma anche paradossale.
  2. Inoltre, non sono state effettuate valutazioni preliminari sul potenziale impatto del cambiamento climatico. Non si è tenuto conto dell’aumento del livello medio del mare (+60 cm attesi in 100 anni) né della subsidenza della fascia costiera, elementi che freneranno il deflusso alla foce.
  3. L’Autorità di Bacino ammette che i dati di portata a Latisana, cruciali per dimensionare gli interventi, non sono “sufficientemente affidabili”. Le domande essenziali sul trasporto solido (ghiaie e sabbie), fattore morfologico dominante per il Tagliamento, non hanno trovato risposta. Si intende quindi procedere con opere del costo di quasi un miliardo di euro su modelli scientificamente incompleti e dati riconosciuti come incerti.
  4. Inoltre, la decisione di abbandonare il progetto della traversa di Pinzano per la sua “complessità gestionale e realizzativa” in favore della traversa Dignano-Spilimbergo – che è un’opera di una complessità incredibilmente maggiore rispetto a quella nella stretta di Pinzano –, è di un’incoerenza logica e tecnica inspiegabile.

L’aggiornamento del Pgra ha anche evitato la Valutazione Ambientale Strategica (Vas), un passaggio che avrebbe dovuto analizzare preliminarmente l’impatto di una strategia così pesante ed invasiva e anche così poco garantista dal punto di vista della sicurezza per le aree più a rischio di alluvione.

Il processo decisionale che è stato avviato dal Pgra e poi dalla delibera regionale 530/2024 è, dunque, intrinsecamente viziato, non solo nella sua esecuzione tecnica, ma anche nelle premesse politiche. Come spiegare, infatti, il “tradimento” degli interessi friulani avvenuto con la inversione delle portate al nodo del Tagliamento con il canale scolmatore Cavrato? Questa, infatti, è stata modificata per far transitare solo 1.200 m³/s nel canale scolmatore (storicamente 2.500 m³/s), destinando la portata eccedente al tratto terminale del Tagliamento (2.400 m³/s). Nella foto A si nota la differenza tra la sezione del Cavrato a valle dell’incile (larghezza pari a 640 m) e quella del Tagliamento nei pressi di Cesarolo (larghezza pari a 130 m); l’inversione delle portate è difficilmente giustificabile. L’Autorità di Bacino giustifica questa scelta con la necessità di proteggere la laguna di Baseleghe a Bibione, ma questa giustificazione pare poco sostenibile. Comunque sia, la Regione FVG, assecondando gli interessi veneti e mettendo a rischio il territorio di Lignano (rapp. Prof. Marco Petti), e rendendo necessari costosi rialzi degli argini a valle di Cesarolo, avrebbe tradito la sua missione di tutelare prima di tutto gli interessi dei suoi territori.

A questo punto, si ritiene necessaria la revoca immediata della Delibera di Giunta Regionale n. 530/2024 e l’abbandono definitivo dei progetti delle grandi opere all’interno dei fiumi. Inoltre è indispensabile prevedere l’attuazione di un piano straordinario per la manutenzione e l’adeguamento del reticolo idraulico minore nella Bassa Friulana, unitamente ad un piano di gestione del rischio basato sulla riduzione della vulnerabilità (attenta analisi del consumo di suolo e studi accurati per delocalizzazioni selettive).

La sicurezza delle popolazioni non la si promette demagogicamente, la si pianifica con trasparenza, con dati completi e nel rispetto del fiume.

Solo una ristrutturazione del processo consentirebbe di ricreare un clima di collaborazione e fiducia tra i territori interessati. L’alternativa è fingere di essere in presenza di un processo decisionale che guarda alle soluzioni quando invece si tratta di un processo reale che forse guarda solo alle elezioni.

 

ing. Giorgio DAMIANO – “Noi Siamo Tagliamento – ridare spazio ai fiumi”

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