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Quell’anno sull’Altipiano, in poesia l’orrore della guerra

Trenta liriche ispirate al romanzo di Emilio Lussu “Un anno sull’Altipiano”, una sorta di poemetto che, nella sintesi poetica, trasmette il senso del libro di Lussu e l’orrore della guerra.
A scriverle, 10 anni fa, in occasione del quarantesimo dalla morte dello scrittore, è stato Valerio Marchi, storico, saggista e scrittore teatrale friulano. Ora l’autore le ha riproposte in una nuova elegante edizione – nella collana Discanto di KappaVu – con una prefazione di Angelo Floramo, la postfazione di Giuliana Valentinis e un saggio di Fiammetta Bonsignore.
Domenica 23 novembre, nel Centro culturale sloveno, a San Pietro al Natisone, alle ore 18, il libro verrà presentato in forma di lettura in musica con l’autore, l’attore Stefano Rizzardi e i musicisti Andrea Miola (mandolino) e Luca Zuliani (violoncello).
«Esaurita la prima edizione del libro – spiega Marchi – e nel 50° della morte di Lussu un nuovo omaggio allo scritore si imponeva. Però non è tutto qui: consideriamo infatti che il capolavoro “Un anno sull’Altipiano”, legato nei fatti che espone alla Grande Guerra, è anche un messaggio antifascista (l’opera fu pubblicata per la prima volta in Francia nel 1938) e universale, più che mai attuale se consideriamo gli angosciosi sviluppi bellici di questi ultimi anni. L’universalità del testo di Lussu mi ha spinto a tentare la mia trasposizione poetica di una serie dei momenti più significativi della sua opera, dando vita a “Quell’anno sull’Altipiano”: quell’anno che è nella storia ma, al tempo stesso, la trascende. Come ha scritto Angelo Floramo nella sua prefazione: “Da millenni mettere la morte e il sangue in rima è mestiere che spetta ai poeti, capaci di rendere palpitanti e vive scene che altrimenti riposerebbero nei regesti d’archivio…”».

Quali le varianti rispetto alla prima edizione?

«Proprio in ragione della scottante attualità di “Un anno sull’Altipiano”, ho affiancato alla prefazione di Angelo Floramo e alla postfazione di Giuliana Valentinis un breve ma intenso saggio della professoressa Fiammetta Bonsignore, la quale, fra storia, letteratura e filosofia, ha tracciato un quadro di grande interesse, che si conclude così: “Leggendo e meditando sul testo di Lussu e di Marchi si compie un atto etico di grande spessore e di grande forza. Facciamone tesoro, oltre l’Altipiano”. Ho aggiunto poi una mia premessa e un ricordo di Lussu e di sua moglie Joyce».

Che rapporto hanno le poesie – nelle quali spesso riecheggia Ungaretti, ma le citazioni sono molteplici – con il romanzo?

«Rispondo con una frase di Giuliana Valentinis: “Un’operazione di riscrittura, una sorta di sceneggiatura poetica, una specie di estratto dell’opera quasi omonima, affidata alla poesia, che grazie alla sua natura analogica si pone come veicolo ottimale di sintesi”. E poi sì, immancabilmente Ungaretti, ma anche numerosi altri echi poetici, storici, filosofici, filmici, musicali, biblici».
Com’è strutturato lo spettacolo e che caratteristiche hanno le musiche che lo commentano?
«”Quell’anno sull’Altipiano” aveva già avuto una sua resa teatrale fra il 2016 e il 2018 (seguì poi una versione radiofonica per Radio Rai del Friuli Venezia Giulia nel 2021). Nel nuovo percorso che inizia a San Pietro al Natisone abbiamo previsto vari momenti narrativi. Le musiche che accompagnano le liriche sono in prevalenza del periodo barocco, mentre per i testi narrativi vengono eseguite musiche popolari della tradizione friulana e partenopea, attinenti al contesto storico».

Stefano Damiani

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