La carità si apprende. E questo vale anche per chi si sta preparando a diventare sacerdote. A testimoniarlo sono gli stessi seminaristi in formazione a Castellerio sulle pagine dell’inserto dedicato alla Giornata del seminario (23 gennaio) pubblicato sull’edizione del 19 novembre della Vita Cattolica. Cinque di loro, in particolare, hanno raccontato le loro intense esperienze di servizio estivo proprio a contatto con il “bene fatto bene”.
Paolo Miani e Andrea Ceolin (foto in alto) hanno descritto l’emozionante esperienza di servizio vissuta la scorsa estate a Lourdes. «Giorni intensi e ricchi di incontri, di preghiera e di amicizia», nell’accompagnamento dei “pellegrini di un giorno”, ovvero italiani che giungevano al Santuario singolarmente o in piccoli gruppi, senza guida. Giorni che hanno permesso loro «di conoscere anzitutto la spiritualità di Bernadette e del Santuario». Ogni appuntamento, poi, «ci ha permesso di intrecciare le nostre vite con quelle dei pellegrini – testimoniano i due seminaristi –. Molte sono state le confidenze e le richieste di preghiera e parte essenziale di questi giorni è stata l’amicizia che si è creta con altri seminaristi». Miani e Ceolin sono rimasti particolarmente colpiti dall’esempio dei sacerdoti presenti. «Stavano in confessionale per sette ore, senza sosta. Nonostante la stanchezza, accoglievano tutti con un sorriso, pronti ad essere strumenti del Signore. E, finito questo servizio, si spostavano alla Grotta dove si ritiravano in preghiera, per ringraziare e affidare la vita di tante persone che in quel giorno erano state perdonate. Sacerdoti non più giovani, ma ancora “freschi” e radicati nel loro primo e unico amore: Gesù». «Se Dio vorrà, una volta diventati sacerdoti – concludono –ritorneremo, per ringraziare anche Maria di questo breve ma intenso tratto di strada».

Simone Clavora ha fatto servizio nella mensa udinese “La Gracie di Diu” e al Centro di ascolto Caritas di Udine. «Il contatto con le tante persone che dedicano tempo a questi importanti servizi mi ha fatto riscoprire quanto il volontariato e il contatto umano siano capaci non solo di trasmettere bene, ma di portarne in abbondanza a chi in semplicità cerca di farlo per gli altri», commenta Clavora. E aggiunge: «Queste settimane mi hanno portato poi a considerare quanto la povertà, non solo economica, spesso si nasconda dietro un viso ben truccato e ad un abito pulito e stirato. Proprio questo mi sembra il dono più bello di quest’esperienza: riconoscere che la povertà di oggi non è solo quella del mendicante davanti al supermercato, ma si nasconde anche nel tentativo umile, dignitoso e coraggioso di andare avanti».

Infine, Matteo Ranieri e Alessandro Perabò hanno fatto servizio al Sermig di Torino, l’ex arsenale militare trasformato da Ernesto Olivero e i suoi giovani in luogo di accoglienza, incontro e pace. «Le nostre giornate nella struttura sono state scandite dall’impegno come volontari e dalla preghiera», raccontano. ֿ«Abbiamo potuto offrire il nostro impegno all’Emporio Speranza, dove ha luogo la distribuzione di abiti e casalinghi per le famiglie in difficoltà, e nello smistamento della merce recapitata dalla solidarietà dei torinesi in quantità impressionante», «abbiamo avuto occasione di visitare l’Accoglienza, all’asilo notturno per i senza fissa dimora». Un’occasione per sperimentare «una carità che proviene non da un generico slancio umanitario, ma dall’ascolto della Parola di Dio e dalla consapevolezza profonda che i poveri sono sacramento di Cristo». «Da futuri preti – commentano Ranieri e Perabò – non possiamo dimenticare che la carità si apprende e non si può improvvisare». «Torneremo, portando dei gruppi di giovani delle nostre parrocchie».














