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Migrazioni, una risorsa da ascoltare e valorizzare

La chiave di lettura del “Rapporto italiani nel mondo” (Rim), giunto nel 2025 alla sua ventesima edizione, rimane quella pastorale e sociale, sulla base dell’insegnamento di Papa Francesco, fatto proprio da Leone XIV, con i famosi quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere, integrare. Calato questo insegnamento nella realtà dell’emigrazione degli italiani verso l’estero c’è però il rischio che l’integrazione si trasformi in assimilazione, soprattutto da parte degli oltre 817 mila giovani che rappresentano il saldo negativo tra quanti sono usciti (il doppio) dall’Italia senza farvi ritorno dal 2014 al 2024. Il Rim 2025 suggerisce per essi, nell’intento di trasformare la loro mobilità in risorsa per tutti, di aggiungere altri quattro verbi: accogliersi, interpellarsi, valorizzarsi, condividere. La mobilità giovanile degli ultimi anni risulta sempre più circolare e complessa da riferire: sono italiani che vanno all’estero e poi tornano in Italia; poi ripartono e acquisiscono una doppia cittadinanza; formano famiglia laddove vivono, spostandosi facilmente tra diversi paesi, prevalentemente europei.  Ad essi si aggiungono anche molti nuovi italiani, ovvero quanti dapprima stranieri in Italia divengono in seguito cittadini con passaporto italiano. Circostanza, quest’ultima, che ci invita a modificare la distinzione tra emigrazione e immigrazione, stante il fatto che gli italiani all’estero (AIRE) sono oltre sei milioni e mezzo, a fronte di cinque milioni e mezzo di immigrati regolari che vivono in Italia. Sarebbe meglio parlare di mobilità di persone migranti legate in modi diversi al nostro Paese. Tra l’altro, nel 2025 sono partiti per l’estero 155.732 connazionali (+38% sul 2023) e sono arrivati 169 mila stranieri, quasi una parità. Un altro stereotipo da superare, secondo il RIM 2025, è quello dei cervelli in fuga (uomini e donne laureati, che correttamente è meglio definirli talenti che scelgono) che sono all’incirca il trenta per cento di chi emigra. Il restante settanta per cento è costituito da diplomati, che vanno all’estero come forza di lavoro qualificato, ma anche di tipo generico. Partono per l’estero, contribuendo a spopolare le nostre aree interne già provate dal calo demografico, perché l’emigrazione rappresenta uno dei pochi ascensori sociali disponibili (formazione, stipendi, riconoscimento della meritocrazia), non presenti in patria. Siamo ormai di fronte alla cosiddetta italianità transnazionale, cioè di un’Italia che non fugge, ma che subisce un profondo mutamento attraverso legami e reti dalle dimensioni globali. Da qui l’esigenza di considerare la mobilità da e verso l’estero come una risorsa da ascoltare e valorizzare, poiché la comunità degli italiani nel mondo sa farsi apprezzare e soprattutto sa creare occasioni e collegamenti tali da arricchire il nostro paese. Quindi, ne deriva l’esigenza di ripensare concezioni come cittadinanza, appartenenza, identità nazionale. Una sfida dunque, quella lanciata dalla Fondazione Migrantes, per trasformare la mobilità come risorsa, guardando al futuro anziché ad un passato oggi improponibile, sperando che la politica intenda raccogliere questa sollecitazione. Quanto ai dati migratori del Friuli (ex provincia di Udine), nel 2024 sono partite circa 1.500 persone (2.569 in tutta la Regione), dirette principalmente in Germania, Regno Unito, Spagna e Svizzera. All’estero, gli iscritti friulani all’AIRE sono 91.497 (219.968 FVG-17,9% su popolazione residente). La maggioranza dei corregionali all’estero (sempre AIRE) vive in Argentina (49.419), Svizzera (17.475), Brasile (16.766), Francia (16.499), Germania (12.564), Regno Unito 12.058), Belgio (8.461), Spagna 8.290), Australia (7.451), USA (7.369), Canada 6.511). I comuni friulani con il maggior numero di residenti AIRE sono: Udine 8.837 (9%), Gemona del Friuli 3.877 (37,1%), Codroipo 2.346 (14,8%), Tarcento 1.965 (22,2%), Latisana 1.820 (13,6%). Alcuni comuni friulani hanno più residenti all’estero rispetto alla popolazione locale: Drenchia 214 su 88 abitanti attuali, Montenars 662 su 497, Stregna 333 su 285, Forni di Sotto 492 su 521, Chiusaforte 305 su 284, Taipana 473 su 547. La montagna generalmente conta più espatriati rispetto alla pianura. Come già specificato, i dati statistici del RIM 2025 riguardano solamente i connazionali AIRE, parte dei quali è nata all’estero (il 24,6% per quanto riguarda i friulani). Infatti, molti di essi, come quelli dell’America Latina, non sono stati quasi mai in Italia (jus sanguinis). Ora questa modalità di acquisizione della cittadinanza italiana è stata modificata, limitandola solo alle tre ultime generazioni, anche per evitare abusi nel produrre la documentazione necessaria. Tuttavia, il numero degli italodiscendenti, a prescindere dal possesso di cittadinanza italiana o meno, è di gran lunga maggiore. Si calcola che, approssimativamente, ci sia un’Italia (e quindi un Friuli) che vive in Italia e un’altra Italia (e perciò un altro Friuli) che vivono all’estero. La nuova emigrazione rientra in Italia nella percentuale del 40% circa; il saldo tra partiti e rimpatriati è pertanto sempre negativo.

Luigi Papais

Commissione diocesana Migrantes

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