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Scuola

Sempre più scuola all’aria aperta. I piccoli paesi sono all’avanguardia

«Soprattutto dopo il Covid l’educazione all’aperto, detta anche “outdoor education”, si è molto radicata nelle scuole del Friuli-Venezia Giulia, soprattutto dei piccoli paesi». Ad affermarlo è Giulia Masarotti, tra gli autori della ricerca “Educazione all’aperto e insegnamento geografico: fertili connessioni e opportunità di sviluppo per un’effettiva cittadinanza territoriale”, condotta da un gruppo di ricerca del Dipartimento di Lingue e letterature, comunicazione, formazione e società dell’Università di Udine, coordinato da Andrea Guaran. L’indagine ha coinvolto 145 plessi scolastici della regione tramite la distribuzione tra i docenti di un questionario online. I risultati del lavoro sono stati presentati nel corso del convegno intitolato “La scuola si fa spazio”, tenutosi giovedì 11 dicembre nell’auditorium Carlo Sgorlon di via Margreth a Udine.
Delle 145 scuole coinvolte, 51 sono dell’Infanzia pubbliche e 48 paritarie, le Primarie pubbliche sono 44 e 2 quelle paritarie. Dall’indagine è emerso che 39 scuole hanno svolto attività all’aperto almeno una volta alla settimana, 30 almeno una volta al mese, 46 senza una pianificazione, 190 in un periodo specifico dell’anno, 15 una volta ogni tre mesi, quattro meno di tre volte l’anno. I luoghi delle esperienze didattiche “outdoor” sono stati i giardini delle scuole («spesso molto ben attrezzati, in particolare quelli degli istituti paritari», racconta Masarotti), assieme ad ambienti naturali e talora antropici/urbani. Inoltre questo tipo di didattica è strategia è predominante nel 7,2% delle scuole, viene utilizzata insieme ad altre strategie di pari rilevanza nel 30,4, con un ruolo secondario nel 27%. Non viene utilizzata nel 25%. «Si tratta – ribadisce Masarotti – di un risultato molto alto. Il fatto che l’”outdoor education” venga usata in sinergia con altre strategie fa capire che gli insegnanti hanno colto effettivamente l’importanza di utilizzare l’ambiente esterno per raccogliere degli stimoli che poi vengono rielaborati in classe. E il 25% che non dichiara di integrare la metodologia nella programmazione, significa solo che non tutti i docenti della scuola sono concordi nell’utilizzarla, ma è probabile che anche in questi istituti vi sia chi invece ricorre ad essa».

Ma in cosa consiste l’educazione all’aperto? Cosa imparano i bambini all’aperto? Quali vantaggi per l’apprendimento? L’articolo completo sul numero de la Vita Cattolica in edicola questa settimana.

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