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Chiesa

Il card. Pironio sarà beato

Grande gioia in tutto il Friuli. Papa Francesco ha riconosciuto il miracolo avvenuto per intercessione del porporato argentino con radici a Percoto. Si tratta dalla guarigione di un bambino di un anno e mezzo intossicato dalla inalazione di porporina. 

Il cardinale Edoardo Francesco Pironio, sarà beato. Ecco finalmente la notizia che il Friuli e la “sua” Percoto attendevano da tempo. Papa Francesco ha infatti riconosciuto il miracolo avvenuto per intercessione del porporato argentino, che come presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, realizzò le Giornate Mondiali della Gioventù nate dall’intuizione di Giovanni paolo II: si tratta dalla guarigione di un bambino di un anno e mezzo intossicato dalla inalazione di porporina.
Questa mattina infatti, durante l’Udienza concessa al Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, il Sommo Pontefice ha autorizzato il medesimo Dicastero a il riconoscere il miracolo attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Edoardo Francesco.

Per tracciare il profilo del card. Pironio riportiamo qui l’intervista realizzata durante l’ultima visita in Friuli del card. Fernando Vérgez Alzaga, che fu suo segretario, pubblicata su “la Vita Cattolica” dell’8 febbraio scorso.

Pironio, l’”amico di Dio” con l’anima in Friuli

“Ho trascorso 23 anni accanto a un uomo, un pastore, un vero testimone di Cristo che mi ha arricchito e mi ha insegnato cosa siano veramente il Vangelo e la Chiesa”. È con la voce rotta dalla commozione che il card. Fernando Vérgez Alzaga, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, ricorda il card. Eduardo Francisco Pironio, Venerabile Servo di Dio, pastore di straordinaria umiltà, spiccata sensibilità e dalla spiritualità profonda, di cui è stato segretario fino alla morte, avvenuta il 5 febbraio 1998.

Eminenza, i ricordi del card. Pironio saranno ovviamente tanti. Quali i più cari?

“Non posso dimenticare la serenità e la pace con cui il Cardinale ricevette la notizia della sua malattia. Il momento in cui i dottori della clinica Toniolo di Bologna gli comunicarono la diagnosi di un tumore maligno. Era il 10 febbraio del 1984. Il Cardinale ricevette la notizia con tranquillità. Ringraziò i dottori e disse loro che, dopo Dio, si affidava alle loro mani. Quando si ritirarono dalla sua camera, mi diede un forte abbraccio e mi disse: “Quale gioia, quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore. E ora i miei piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme!”. “Offro la mia vita per la Chiesa, per il Santo Padre e per la vita religiosa”… Per 11 anni convisse con il  tumore. Anni in cui non risparmiò né forze né impegno nell’esercizio del suo ministero. Non posso dimenticare un giorno, quando i dolori erano molto forti, in cui mi chiese di non permettere l’uso della morfina. “Voglio essere cosciente della croce del Signore – mi disse – e poterla offrire per la Chiesa e il Santo Padre”. Ancora, nel suo testamento spirituale scrisse: “Ho voluto essere padre, fratello e amico dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, di tutto il popolo di Dio”. Il volto sorridente del cardinale argentino che aveva sempre tempo per tutti è forse il ricordo più vivo nella memoria di chi ha incrociato in terra il suo cammino verso la santità”.

Il card. Pironio è avviato sulla strada della santità per la sua vita di tutti i giorni ispirata al Vangelo. Perché pregarlo oggi come fosse già santo?

“Per due ragioni: perché egli può intercedere a nostro favore presso Dio e perché possiamo imitarne le virtù. È fondamentale poi pregarlo perché ottenga un miracolo con la sua intercessione. In questo modo, potremo presentarlo alla Chiesa e giungere alla sua beatificazione”.

Il Friuli era nel suo cuore.

“Sì, il card. Pironio aveva intensissimi rapporti non solo con Percoto, ma con l’intera realtà ecclesiale friulana e negli ultimi dieci anni di vita trascorse le vacanze estive sempre a Ravascletto. Io lo accompagnavo e quella permanenza tra le montagne lo rendeva felice. Si sentiva a casa. Si considerava con orgoglio friulano. Amava il Friuli e la sua gente, parlava friulano e cantava le villotte che gli aveva insegnato sua madre”.

Fu accanto ai friulani anche nel primo pellegrinaggio di Castelmonte, con l’Arcivescovo Battisti, all’indomani del terremoto del 1976.

“Quando seppe la notizia del terremoto si mise subito a pregare. Ricordo che volle partire al più presto per andare a vedere di persona cosa era successo e per portare solidarietà a chi stava soffrendo”.

Al contempo, si sentiva vicino ai friulani emigrati in Argentina…

“Erano parte della sua famiglia. Il giorno della sua ordinazione episcopale come Ausiliare di La Plata ricevette in dono una croce pettorale appartenuta a quel Vescovo, suo predecessore come vescovo ausiliare de La Plata, che aveva rassicurato la madre, alla quale era stato prescritto di non aver più figli dopo la nascita del primo che le aveva procurato una grave malattia a 18 anni. Fidandosi di quella benedizione, ella visse fino a 82 anni, dando alla luce altri ventuno figli, ultimo dei quali proprio il Venerabile Eduardo. Le difficoltà, le sofferenze, i problemi degli immigrati friulani trovarono in lui un cuore aperto alla comprensione, all’affetto, alla solidarietà e alla carità”.

Pironio visse il Vaticano II. Come ne interpretò le grandi aperture?

“La porta del Cardinale era sempre aperta. Riceveva chiunque volesse parlargli e ascoltava, con una grande capacità di dialogo con tutti. Tanta gente usciva piangendo da questi colloqui, ringraziando per il conforto ricevuto. Ricordare Pironio, l’amico di Dio, disse durante una commemorazione nel 2002 l’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio, “fa sentire nostalgia di non poter più contare qui sulla terra su quell’amico degli uomini e per tutti gli uomini. Ma è anche commemorare colui che lasciò alla Chiesa di Gesù Cristo il cammino dell’amicizia come mezzo per andare sicuri verso Dio con i fratelli”. Ritrovo in Papa Francesco molti aspetti della visione di Chiesa del Cardinale Pironio: l’idea di una Chiesa “servidora” (servitrice); il ruolo del popolo di Dio; l’atteggiamento verso i poveri”.

Nel 1984 Giovanni Paolo II lo volle come presidente del Pontificio Consiglio per i laici, ruolo nel quale contribuì ad ideare le Giornate mondiali della gioventù. Quale rapporto aveva con i giovani?

“Il Venerabile veniva chiamato “il Cardinale dei giovani” poiché dimostrava grande vitalità nello stare con loro, nel capirne i bisogni. Al Pontificio Consiglio si impegnò, in sintonia con San Giovanni Paolo II, per la promozione e il discernimento dei nuovi Movimenti ecclesiali. Il suo nome è legato soprattutto ai raduni e alle Giornate mondiali della gioventù. La scelta del Pontefice di dare a Pironio la presidenza del Pontificio Consiglio per i laici spostandolo dalla Congregazione per i religiosi dove era prefetto, fece parlare di incomprensioni tra i due. Ricordo che Giovanni Paolo II disse al Cardinale: “Non l’ho passata a un ruolo di ‘serie b’. Ai laici serviva un pastore che infondesse un po’ di vita”. “Si ricordi che consegno nelle sue mani la parte più numerosa e più sana della Chiesa””.

Quale protagonismo assegnava il card. Pironio ai laici?

“Era convinto che formazione, comunione e missione avrebbero permesso loro di assumere adeguatamente il proprio ruolo nella vita della Chiesa e il loro compito di cattolici nella politica, nella società e nella cultura. Insieme al Papa, egli riteneva i Movimenti ecclesiali espressione di una nuova stagione carismatica della Chiesa. Mi piace ricordare quanto disse l’allora card. Bergoglio in una omelia del 2002: “Il sacerdote è amico di Dio per gli uomini, non come amico di Dio che regola le cose con Dio e poi passa agli uomini, ma questa sua stessa amicizia la va proiettando verso il prossimo. Si impegna affettivamente nella vita degli uomini e questo impegno affettivo non è meramente umano, ma trova la sua fonte in Dio, nell’amicizia con Dio. Solamente un contemplativo come era lui può essere amico nel senso vero della parola. È significativo che uno dei temi privilegiati del Cardinale fosse quello dell’amicizia”.
Valentina Zanella

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