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“La famiglia è la sorgente prima della cultura della pace”

Mons. Andrea Bruno Mazzocato, alla presenza di autorità civili e militari, ha fatto proprio l’invito di Papa Francesco «a rinnovare l’impegno a mettere la nostra piccola pietra per costruire un mondo in cui la violenza sia vinta “contrapponendo un di più di amore, un di più di bontà”, secondo le parole di Benedetto XVI»

«La violenza è una reazione che, purtroppo, non porta mai alla pace ma, anzi, frantuma ancora di più il mondo, le nazioni, le società, le famiglie; dilania le persone stesse fino a spezzare ingiustamente a loro la vita». Così l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nell’omelia pronunciata oggi 1° gennaio, in Cattedrale a Udine, alle 19, in occasione della Santa Messa per la 50ª Giornata mondiale della Pace alla presenza, come da tradizione, di autorità civili e militari (). Forte dunque l’appello dell’Arcivescovo a camminare con convinzione sulla strada della «non-violenza», pratica che Papa Francesco ha voluto porre al centro di questa giornata — «La nonviolenza: stile di una politica di pace» è, infatti, il tema che la caratterizza—. Ecco allora, riprendendo il messaggio del Santo Padre, l’indicazione della famiglia come «sorgente prima di una cultura della pace» perché, ha sottolineato mons. Mazzocato, «i rapporti affettivi che si vivono in famiglia sono l’ambiente insostituibile per formare nelle coscienze dei piccoli che crescono il senso della nonviolenza, del rispetto dell’altro, della forza di rispondere col perdono al torto ricevuto». E il presule non ha mancato di ribadire, ancora una volta, l’esigenza di aiutare e tutelare la famiglia: «Non mancano, infatti — ha evidenziato —, anche dentro le famiglie, comportamenti violenti che, più volte, hanno risonanza nelle cronaca. Essi sono, spesso, generati da un prolungato clima di tensione creato da disagi economici e sociali di cui le famiglie si trovano ad essere deboli ammortizzatori».

«Concludo il mio breve richiamo al Messaggio di Papa Francesco — ha infine aggiunto l’Arcivescovo —, raccogliendo il suo invito ad avviarci nel nuovo anno con il rinnovato impegno a mettere la nostra piccola pietra per costruire un mondo in cui la violenza sia vinta “contrapponendo un di più di amore, un di più di bontà”, secondo le parole di Benedetto XVI».

Di seguito il testo integrale dell’omelia pronunciata dall’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato.

Cari Fratelli e Sorelle,

la benedizione di Mosè sul popolo ebreo ci introduce nel nuovo anno: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda la pace». A questa consolante benedizione si aggiunge il messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace che ha come tema: «La nonviolenza: stile di una politica di pace». Siamo alla 50° Giornata Mondiale della Pace che è stata voluta dal beato Papa Paolo VI per invitare tutti gli uomini di buona volontà ad iniziare il nuovo anno civile avendo nella mente e nel cuore il desiderio e l’impegno per la pace.

Rinviando tutti a leggere il testo, dal linguaggio sempre molto efficace, mi limito a sottolinearne qualche passaggio più significativo.

Merita, prima di tutto, attenzione la fotografia lucida che il Santo Padre fa della situazione mondiale attuale: «Il secolo scorso è stato devastato da due guerre mondiali micidiali, ha conosciuto la minaccia della guerra nucleare e un gran numero di altri conflitti, mentre oggi purtroppo siamo alle prese con una terribile guerra mondiale a pezzi. Questa violenza che si esercita a pezzi, in modi e a livelli diversi, provoca enormi sofferenze di cui siamo ben consapevoli». E giunge ad una conclusione sulla quale non possiamo che concordare: «La violenza non è la cura per il nostro mondo frantumato». La violenza è una reazione che, purtroppo, non porta mai alla pace ma, anzi, frantuma ancora di più il mondo, le nazioni, le società, le famiglie; dilania le persone stesse fino a spezzare ingiustamente a loro la vita.

Coscienti di questa tragica verità, i santi si sono spesi per promuovere, invece, sentimenti e azioni contrarie alla violenza. Papa Francesco ricorda San Francesco d’Assisi che esortava i suoi frati: «La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori». Ricorda, poi, Madre Teresa di Calcutta, premio Nobel per la Pace nel 1979, e la indica come «un simbolo, un’icona dei nostri tempi». Il suo messaggio fu: “Nella nostra famiglia non abbiamo bisogno di bombe e di armi, di distruggere per portare pace, ma solo di stare insieme, di amarci gli uni gli altri […] E potremo superare tutto il male che c’è nel mondo”.

Il Santo Padre ci invita tutti a seguire l’esempio dei santi donando, per la nostra parte, il contributo a creare una convivenza caratterizzata non da rapporti di forza e di violenza, ma dall’accoglienza e dalla solidarietà reciproca.

Merita particolare attenzione una sua indicazione sulla «radice domestica di una politica nonviolenta». La spiega con queste parole: «Se l’origine da cui scaturisce la violenza è il cuore degli uomini, allora è fondamentale percorrere il sentiero della nonviolenza in primo luogo all’interno della famiglia. La famiglia è l’indispensabile crogiolo attraverso il quale coniugi, genitori e figli, fratelli e sorelle imparano a comunicare e a prendersi cura gli uni degli altri in modo disinteressato, e dove gli attriti o addirittura i conflitti devono essere superati non con la forza, ma con il dialogo, il rispetto, la ricerca del bene dell’altro, la misericordia e il perdono. Dall’interno della famiglia la gioia dell’amore si propaga nel mondo e si irradia in tutta la società».

Mi sembra di particolare importanza e attualità il richiamo alla famiglia come sorgente prima di una cultura della nonviolenza e della pace. Esso ci ricorda, prima di tutto, che la famiglia va maggiormente aiutata e tutelata. Non mancano, infatti, anche dentro le famiglie, comportamenti violenti che, più volte, hanno risonanza nelle cronaca. Essi sono, spesso, generati da un prolungato clima di tensione creato da disagi economici e sociali di cui le famiglie si trovano ad essere deboli ammortizzatori.

D’altra parte, i rapporti affettivi che si vivono in famiglia sono l’ambiente insostituibile per formare nelle coscienze dei piccoli che crescono il senso della nonviolenza, del rispetto dell’altro, della forza di rispondere col perdono al torto ricevuto.

Concludo il mio breve richiamo al Messaggio di Papa Francesco, raccogliendo il suo invito ad avviarci nel nuovo anno con il rinnovato impegno a mettere la nostra piccola pietra per costruire un mondo in cui la violenza sia vinta «contrapponendo un di più di amore, un di più di bontà», secondo le parole di Benedetto XVI.

Ci sia da guida e da sostegno la Vergine Maria che il Papa ricorda al termine del suo messaggio e che noi celebriamo col suo titolo più grande di Madre di Dio.

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