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Chiesa

«Non perdiamo il gusto del rispetto della vita umana»

Nella celebrazione in occasione della solennità dei Patroni, l’Arcivescovo ha invocato un risveglio delle coscienze: “Stiamo perdendo il senso e il gusto del rispetto della vita umana la cui dignità deve restare intangibile”. La sera precedente, in occasione dei Primi Vespri dei Santi Patroni, mons. Andrea Bruno Mazzocato aveva esortato ad avere «occhi illuminati dalla fede e convinzione missionaria nel cuore: questo è lo spirito del nostro progetto diocesano – ha ricordato –. Questo sarà anche il tema spirituale di formazione del prossimo anno pastorale».

«Occhi illuminati dalla fede e convinzione missionaria nel cuore: questo è lo spirito del nostro progetto diocesano». Così l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nell’omelia pronunciata in occasione dei Primi Vespri dei Santi Patroni della Chiesa udinese, Ermacora e Fortunato.

I vespri

Un’esortazione quella dell’Arcivescovo che invita a guardare ai due Patroni e far proprio il loro sguardo: «Se il vescovo Ermacora avesse considerato con criteri solo umani la piccola comunità cristiana che era sorta ad Aquileia e che era affidata alla sua guida pastorale, non avrebbe avuto prospettive di speranza per il suo futuro. Erano pochi cristiani e sotto persecuzione e, quindi, ragionevolmente destinati ad estinguersi in breve tempo». Ermacora, invece, aveva, verso la sua Chiesa, lo stesso  sguardo di fede dei fondatori della Chiesa di Cristo, gli apostoli. «Aveva lo sguardo di fede di San Paolo – ha evidenziato mons. Mazzocato – che scrive alla comunità di Corinto: “Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio” (1 Cor, 1,26-30)».

Da qui l’invito del presule: «Cari fratelli e sorelle, desiderio invitare tutti (presbiteri, diaconi, religiosi e laici) ad ereditare dai nostri Patroni il loro sguardo di fede sulla nostra Chiesa diocesana in questo momento della sua storia. Non fermiamoci a valutazioni solo di buon senso umano perché ci farebbero vedere solo le debolezze e deficienze della nostra diocesi e delle nostre parrocchie; debolezze che molte volte mi sento elencare e che non mi fermo a ripetere. Anche il progetto diocesano – che lo scorso anno ho ufficialmente avviato in questa data col documento: “Siano una cosa sola perché il mondo creda” – potrebbe sembrare un tentativo senza molte probabilità di riuscita. Ma con San Paolo e con i santi Ermacora e Fortunato ripeto a me e a voi di non farci demoralizzare se dal punto umano ci vediamo poco potenti, con poche risorse. Se cadiamo in questi stati d’animo – magari anche condividendoli assieme – significa che guardiamo la nostra Chiesa di Udine con criteri di potenza umana».

«Chiediamo, per loro intercessione – ha dunque concluso l’Arcivescovo –, di avere un po’ della luce della loro fede e della loro convinzione missionaria. Occhi illuminati dalla fede e convinzione missionaria nel cuore: questo è lo spirito del nostro progetto diocesano. Questo sarà anche il tema spirituale di formazione del prossimo anno pastorale che approfondiremo meditando, in particolare, il vangelo di Matteo con l’aiuto di schede bibliche accompagnate da una mia lettera pastorale».

L’omelia dei Santi Patroni

Nella solennità dei santi Patroni, in cattedrale, l’Arcivescovo ha invocato un risveglio delle coscienze: “Stiamo perdendo il senso e il gusto del rispetto della vita umana la cui dignità deve restare intangibile”.

Qui il testo integrale dell’omelia.

Cari Fratelli e Sorelle,

 

all’inizio della seconda lettura abbiamo ascoltato queste parole dell’apostolo Paolo: “Noi abbiamo un tesoro in vasi di creta perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi”. Egli si sente un fragile vaso di creta perché nella sua vita aveva subito continuamente rifiuti, torture, incarcerazioni, persecuzioni. Però, racchiudeva dentro di sé una potenza straordinaria che non veniva da lui ma da Dio: era la potenza di Gesù Cristo e del suo Vangelo. In un altro passo della stessa lettera ai Corinzi afferma di essere come un vaso che contiene il profumo di Cristo per diffonderlo tra gli uomini per la loro salvezza.

I nostri Santi Patroni, Ermacora e Fortunato, hanno rivissuto l’identica esperienza di San Paolo. Sono stati dei fragili vasi di creta in mezzo a coloro che avevano forza e potere nella città di Aquileia. Sono stati colpiti con violenza attraverso persecuzioni e il martirio e gettati via con cocci inservibili. Ma proprio quando sono stati frantumati è uscito ciò che essi contenevano; è uscita la potenza di Dio e il profumo del Vangelo di Cristo che ha trasformato la mentalità pagana del tempo e attirato i cuori di tante persone. Quel profumo del Vangelo, emanato da quei due Vasi di creta, fragili e santi, è giunto fino a noi e ancora ci attira e ci ha portato anche questa mattina qui in cattedrale per celebrare i nostro Patroni e pregare assieme.

Essi ci ricordano, prima di tutto, che anche ognuno di noi è un fragile vaso di creta. Le sfide che, a volte, facciamo tra di noi per vedere chi è il più forte e il più potente sono un po’ patetiche. Restano vere le parole del salmo 39: “Sì, è solo un soffio ogni uomo che vive. Sì, è come un’ombra l’uomo che passa” (39,6). Negare la nostra fragilità naturale è una menzogna evidente e pericolosa perché, appunto, crea scontri tra di noi.

Importante, invece, è chiederci cosa portiamo dentro questo fragile vaso di coccio che è il nostro corpo e il nostro cuore; importante è che custodiamo in noi e diffondiamo attorno a noi il buon profumo del Vangelo di Cristo che lo Spirito Santo ha messo in noi col battesimo e con la parola e l’esempio di tanti bravi cristiani che ci hanno voluto bene.

Abbiamo bisogno, in questo tempo, di tanti vasi di creta, come San Paolo ed Ermacora e Fortunato, che diffondono il buon profumo del Vangelo di Cristo nelle famiglie, nelle scuole, nella nostra città e ovunque vanno e operano.

Solo quel profumo può disintossicare le menti e i cuori. Questa disintossicazione è urgente perché c’è bisogno di ritrovare il senso e il gusto del rispetto della vita umana.

Non possono non inquietarci vicende come quelle del signore francese, Vincent Lambert lasciato morire, senza più alimentazione e idratazione, per la sentenza di un tribunale in mezzo al caos delle opinioni. La sua tremenda via crucis ci mette davanti la confusione etica in cui si trova ormai l’Europa che non sa più con chiarezza il modo per rispettare la vita umana.

Venendo più vicino a noi, ci accorgiamo che rischiamo di adattarci, come fosse un fatto ineluttabile, alla grave diminuzione di bambini che nascono, e, altrettanto, facciamo verso la tragedia dell’aborto che nega a tanti bambini il diritto di nascere.

Anche le sofferenze di persone povere, come i richiedenti asilo, spesso non vengono prese in considerazione affrontando con verità tutta la complessità del problema e chiedendosi quali siano le vie da percorrere per il loro vero bene. È triste constatare che prevale, purtroppo, la spettacolarizzazione o la strumentalizzazione di una parte e dell’altra.

Mi sono permesso di accennare a questi esempi perché sono campanelli di allarme che devono risvegliare le coscienze sul fatto che stiamo perdendo il senso e il gusto del rispetto della vita umana la cui dignità deve restare intangibile.

Ma le coscienze si risvegliano solo se si disintossicano respirando ancora il profumo sempre nuovo del Vangelo di Gesù. Per questo abbiamo bisogno di tanti vasi di creta che, come San Paolo ed Ermacora e Fortunato, contengono e diffondono questo profumo. Abbiamo bisogno di autentici cristiani come lo sono stati i nostro Patroni e tanti altri martiri della prima Chiesa Aquileiese. Prego per me e per voi perché siamo tra questi cristiani veri nella nostra cara città di Udine.

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