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Chiesa

Teniamo viva la speranza, schieriamoci con Gesù

Il cuore e la preghiera rivolti all’Ucraina. Le parole dell’Arcivescovo nel solenne pontificale di Pasqua

«Nel suo “paradiso” che Gesù ha inaugurato il giorno di Pasqua c’è posto anche per i cattivi e i carnefici; c’è stato posto per il brigante che era crocifisso alla sua destra e lo implorava di non dimenticarsi di Lui. Certo, bisogna che questi carnefici, che vediamo ancora all’opera, si pentano dei loro delitti e rinuncino all’istinto omicida di Caino che abita nel loro cuore. Allora anche per loro c’è perdono. Noi preghiamo anche per loro».

Nel Pontificale della domenica in cui risuona l’annuncio della Risurrezione di Gesù, l’Arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato, in una cattedrale gremita, ricorda che la Pasqua giunge con il suo dono di speranza sorprendente. Speranza capace di aprire uno squarcio di luce anche in un momento in cui «il male che vediamo ci rattrista e forse ci impaurisce». «Forti di questa speranza, come fecero Maria Maddalena e gli apostoli, schieriamoci con Gesù partecipando nel nostro piccolo alla sua lotta contro satana, contro il male e il peccato», ha esortato il Pastore della Chiesa friulana. «Ci sembrerà di poter far poco, ma quel poco facciamolo». Perché: «la vittoria finale è in mano a Gesù Risorto».

Al centro della preghiera dell’Arcivescovo, in questa S. Pasqua, tutte le vittime della violenza umana e in particolare le atrocità che si stanno vivendo in Ucraina. Una guerra «che ci ha sconvolto tutti», ha esordito l’Arcivescovo. E immediatamente ha invitato a tenere «viva la speranza che, come dall’inizio sta auspicando Papa Francesco. Si faccia spazio un dialogo diplomatico che porti al cessate il fuoco e ad un’intesa di compromesso che spenga l’incendio della guerra. Per questa intenzione speriamo e preghiamo come abbiamo già fatto unendoci alla consacrazione del popolo ucraino e russo al Cuore Immacolato di Maria che il Santo Padre ha voluto, accogliendo l’appello accorato dei vescovi cattolici ucraini».

Anche ipotizzando di giungere a qualche intesa «che scongiuri un’inquietante espandersi del conflitto» mons. Mazzocato invita a riconoscere «che esso si lascerà dietro una pietosa scia di sangue. Ed è il sangue dei più deboli che non hanno avuto mezzi per difendersi o per fuggire in tempo».

Il pensiero dell’Arcivescovo va alle «tristissime immagini dei corpi esanimi disseminati lungo le strade delle città dell’Ucraina o gettati in fosse comuni come “scarti”, senza alcun segno di pietà e rispetto per la loro dignità». E alle mamme «uccise mentre tentavano di fare scudo ai loro figli». «Chi farà giustizia a queste vittime? Nessun tribunale umano potrà rendere loro giustizia perché dovrebbe essere capace di ridare loro la vita che gli è stata spietatamente strappata». «Cari Fratelli e care Sorelle, la storia umana porta con sé una lunga raccolta di vittime di cieca violenza, da Abele ai morti in Ucraina – continua mons. Mazzocato –. Il loro sangue invoca giustizia». Ma mons. Mazzocato ricorda che alla voce di quel sangue è riuscito a dare risposta Gesù, «che sulla croce ha sparso anche il suo sangue come vittima innocente su cui si accanì tutta la cattiveria degli uomini e, specialmente, l’odio di satana» «Gesù ha assorbito sul suo corpo e nel suo cuore tutte le forme di violenza, di egoismo e di peccato che intossicano la vita degli uomini e ha risposto con la misericordia, con il perdono, con l’amore divino che aveva nel cuore che si è donato fino alla morte».

«Sulla croce è avvenuto lo sconto tra l’odio di satana e l’amore di Gesù – ha ricordato l’Arcivescovo –. Sembrava che avesse avuto la meglio il demonio quando il corpo torturato di Gesù era stato pietosamente deposto nel sepolcro». Ma Gesù è risorto, e «con il suo corpo, che portava le ferite della crocifissione» ha aperto la strada per una vita nuova nella quale non può più arrivare il male e la morte, dove non ci sono più carnefici e vittime ma solo l’amore di Dio. Quella strada è aperta, prima di tutto per coloro che hanno fede in lui. È aperta anche per tutte le vittime del male di cui è disseminata la storia umana».

«Gesù, sulla croce e nella risurrezione, ha ascoltato il sangue di Abele che continua a gridare a Dio anche nei morti in Ucraina – ha concluso mons. Mazzocato –e li accoglie con sé uno per uno perché in ognuno riconosce il volto di un suo fratello. Ecco la speranza che ci sostiene in questa Pasqua la speranza della vita eterna.

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