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Cronaca

Ospedale Cividale, dal 7 marzo riparte la chirurgia

L’ha annunciato il vicepresidente della Regione Riccardi rispondendo ad un’interrogazione

“A partire dal 7 marzo è stata programmata la ripresa della piastra operatoria. Quella del reparto di Medicina sarà invece subordinata alla disponibilità organica, mentre l’Azienda sta predisponendo il piano di acquisizione per il rientro delle risorse con la volontà di riaprire 29 posti letto. Inoltre, c’è la garanzia anche per il Punto di Primo intervento con tempistiche legate all’andamento della pandemia”. L’ha annunciato il vicepresidente della Regione, Riccardo Riccardi, rispondendo, in consiglio regionale rispondendo ad un’interrogazione della consigliera del Pd, Mariagrazia Santoro. Che non è stata soddisfatta dalla risposta. 

“Se la morsa della pandemia Covid sta regredendo e la fine dello stato di emergenza è plausibile per il prossimo 31 marzo, per il presidio ospedaliero di Cividale restano solo le promesse di riaperture e ritorno alla normalità, che poi negli atti nemmeno esistono. Mentre molti cittadini del territorio sono costretti a recarsi altrove anche per semplici cure, la Giunta regionale risponde con vuota propaganda fatta di annunci lontani da una realtà dove il presidio è stato svilito e indebolito e dove a pagare sono cittadini e operatori”, ha detto Santoro.

“Solo pochi giorni fa – ha proseguito -, il 17 febbraio, i timonieri della sanità regionale, il presidente e l’assessore alla Salute, garantivano un ripristino in termini di personale e attività. Di promesse ne abbiamo piene le orecchie, un’amministrazione deve parlare attraverso gli atti che poi vanno attuati. Per Cividale non esiste alcun documento che fissi quanto presidente e assessore raccontano, nemmeno nella bozza dell’atto aziendale dell’AsuFc di cui attendiamo ancora di vedere una versione definitiva. Il personale spostato da Cividale ad altre sedi per esigenze legate al Covid deve tornare al proprio posto, perché di muri vuoti ne abbiamo abbastanza”.

Sul tema, a margine dell’assemblea, è intervenuto anche il consigliere regionale Giuseppe Sibau (Progetto Fvg/Ar) che ha invece parlato di “un vero e proprio potenziamento dei servizi e un’implementazione dei posti letto”.

Molti altri i temi affrontati da Riccardi in risposta ad altrettante interrogazioni.

Il dem Cristiano Shaurli ha chiesto chiarimenti riguardo gli accorgimenti presi davanti al rischio di proliferazione della peste suina africana con particolare attenzione agli esiti degli abbattimenti in deroga dei cinghiali e all’eventuale predisposizione di controlli igienico-sanitari. A tale proposito, è stato evidenziato che “il Piano di controllo del cinghiale, modificato nel 2021, ha introdotto la figura di un operatore abilitato a seguito di specifica formazione e selezione per svolgere i prelievi: 336 nel 2020, 390 nel 2021 e 55 a inizio 2022. Oltre a quella in deroga, quella ordinaria ha visto 3.764 prelievi nel 2019-20 e 2.880 nel 2020-21. A fini preventivi è stato svolto anche un prelievo straordinario di 250 femmine nelle aree confinarie”.

A Walter Zalukar (Gruppo Misto), desideroso di conoscere “il numero esatto dei posti letto in Terapia intensiva previsti in Fvg”, è stato risposto che “attualmente i posti disponibili sono 175”, mentre alla civica Simona Liguori (in materia di “Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) e delle modalità di trasferimento alla banca dati nazionale”) è stato indicato l’elenco dei soggetti autorizzati ad alimentare la banca dati.

“Sono attive e operanti – ha detto Riccardi – le modalità di raccolta e di trasmissione, ma una specifica regolamentazione arriverà alla fine della situazione emergenziale”.

La penstastellata Ilaria Dal Zovo si è soffermata “sui ritardi e sulle disfunzioni nelle procedure di rilascio del green pass e dei certificati di guarigione”, auspicando “indicazioni sulla situazione attuale e su quali ulteriori azioni correttive si intenda mettere in atto tramite e di concerto con Aziende sanitarie e Insiel”. Tema caro anche a Nicola Conficoni (Pd) che, dal canto suo, si è concentrato sulla situazione in seno all’Azienda sanitaria Friuli Occidentale (Asfo), chiedendo di conoscere “i tempi medi di rilascio del green pass nelle Aziende sanitarie regionali e i motivi della mancata assunzione di iniziative da parte di Asfo per accelerare la procedura e risolvere le problematiche”.

“La variante Omicron – ha premesso il vicegovernatore – ha causato un picco pandemico di dimensioni inaspettate tra dicembre e gennaio con 45mila positivi nella data del 21 gennaio 2022. La messa in opera di un sistema informatizzato ha sfoltito progressivamente il traffico, ma gli operatori hanno dovuto affrontare tale vigoroso impatto numerico. Alcune eccezioni, dovute a errore umano o dei sistemi informatici, sono state prese in carico e trattate da Insiel, Direzione Salute e Aziende sanitarie che hanno lavorato ininterrottamente tutti i giorni della settimana per smaltire le richieste”. I disagi sono stati legati “molto limitatamente alle Aziende sanitarie, ma piuttosto ai sistemi informativi. Asfo ha istituito un indirizzo specifico, prendendo in carico tutte le segnalazioni. I tempi di risoluzione sono entro le 24-48 ore”.

Ad Alessandro Basso (FdI), interessato ai disturbi al pavimento pelvico e allo spazio dedicato all’ambulatorio di neuro-urologia del nuovo Ospedale di Pordenone, sono state fornite ampie garanzie in merito alla programmazione di spazi e laboratori, mentre ad Andrea Ussai (M5S) è stato dettagliato che “le Case della Comunità saranno 52, le Centrali Operative territoriali 12 e gli Ospedali di Comunità 29. L’esatta ubicazione delle strutture è legata anche alla risposta che giungerà dall’intesa della Conferenza Stato-Regioni, quando parte di queste attività troverà copertura. Partiremo comunque dal patrimonio edilizio esistente, valorizzandolo e cercando di rimodellare le risorse regionali con quelle legate al Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr)”.

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