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Cronaca

“Soluzione condivisa e di responsabilità”, ma anche “segnale di debolezza politica”

I commenti dei grandi elettori friulani alla riconferma di Mattarella alla presidenza della Repubblica

“Abbiamo ringraziato il Presidente per il sacrificio, per la disponibilità, sapendo che la gran parte delle Regioni chiede in questo momento stabilità per affrontare l’emergenza pandemica ed economica”. Lo ha detto Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni e governatore del Friuli Venezia Giulia, dopo l’incontro fra i delegati delle Regioni e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Siamo in un momento complicato per il Paese, in cui – ha aggiunto Fedriga – nessuna delle due coalizioni aveva una maggioranza sufficiente per essere autonoma nell’elezione del presidente della Repubblica, e in una settimana siamo giunti a una soluzione sicuramente di garanzia per tutti”.

“Mi sembra che Mattarella dimostri un’altra volta di essere un uomo dello Stato. L’ho trovato determinato e la sua ulteriore disponibilità è segno della sua grande responsabilità”. Lo ha detto il presidente della Conferenza stato regioni Massimiliano Fedriga uscendo dal quirinale.

Dal suo canale social, lo aveva anticipato già giovedì scorso: per Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio regionale e uno dei tre Grandi Elettori del Friuli Venezia Giulia con il presidente Massimiliano Fedriga e con il consigliere Sergio Bolzonello del Pd, un Mattarella bis era assolutamente plausibile dato quanto stava accadendo a Montecitorio da inizio settimana.

“È una soluzione che non fa né vincitori né vinti – commenta lui stesso da Roma, alla chiusura dei giochi – perché si va nella continuità, mettendo in sicurezza la legislatura e con essa tutte le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Mattarella è comunque una figura politica, perciò non c’è stata un’abdicazione totale ai tecnici visto che già lo è il Capo del Governo”.

Il presidente non nasconde la debolezza politica dimostrata nel non saper trovare una sintesi nella scelta del Capo dello Stato, “ma quanto accaduto era nelle cose: una soluzione politica non si sarebbe trovata perché alle proposte del Centrodestra c’erano i veti del Centrosinistra e quest’ultimo non ha avuto neppure la forza di proporre alcun nome”.

Un errore, poi, “proporre la presidente Alberti Casellati senza avere una convergenza tale sui numeri che desse la speranza che il suo nome passasse, oltre al fatto che si è così sancita l’impossibilità del Centrodestra, pur maggioranza relativa del Parlamento e maggioranza nel Paese, di poter decidere un nome”.

“La scelta fatta nel segno della continuità – commenta ancora Zanin – consente di iniziare a pensare a come condurre la partita delle elezioni politiche che si terrà il prossimo anno. Si fosse concretizzata l’ipotesi di Draghi al Colle, si sarebbe aperto un grossissimo problema sul Governo dato che solo lui è in grado, con la sua autorevolezza, di tenere insieme le attuali forze politiche, di fare sintesi tra loro. Perciò si sarebbe dovuti andare a elezioni, cosa che magari Fratelli d’Italia avrebbe voluto ma non gli altri. Oltre che, non dimentichiamolo, la perdurante difficile situazione che stiamo vivendo responsabilmente non ci consente di avere ancora per quest’anno delle elezioni”.

“I fatti di questi giorni dimostrano che, per il Quirinale, le forzature non servono a nulla e che sono necessarie serietà e impegno nel trovare soluzioni condivise”.

Così le parole di Sergio Bolzonello, consigliere regionale del Pd e uno dei tre Grandi Elettori del Friuli Venezia Giulia con i presidenti di Regione e Consiglio, Massimiliano Fedriga e Piero Mauro Zanin.

“In un Parlamento composto da minoranze dove nessuno da solo ha la maggioranza – prosegue Bolzonello da Roma -, il Centrodestra ha narrato per mesi come la scelta del Capo dello Stato spettasse a loro, mentre il Pd ha fin da subito chiarito che il metodo da utilizzare non potesse essere che quello della condivisione del nome, per arrivare a convergenze senza fughe in avanti, come invece hanno fatto altri. L’aver ascoltato il sentire comune ha portato una buona parte dei grandi elettori a suggerire ai leader come il punto di svolta stia nel nome di Mattarella”.

“Dall’ottava votazione non usciranno vincitori o vinti, ma semplicemente la conferma di un metodo vincente. È proprio questo che ha portato il Pd a cercare sempre una strada scevra da protagonismi e personalismi – sottolinea l’esponente dem -, tenendo una coerenza di comportamento e di toni rispettosa di tutti coloro che siedono nel Parlamento della Repubblica italiana. Siamo orgogliosi di aver così servito il Paese e accogliamo con entusiasmo la volontà della maggioranza del Parlamento di convergere sul nome di Sergio Mattarella”.

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