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Cultura

Intervista in esclusiva con Giorgio Vanni, voce delle sigle dei cartoni animati

Pokémon, Dragon Ball & Co. Giorgio Vanni, classe 1963, milanese. È il volto dietro alle sigle dei cartoni animati più amati che si racconta in attesa del suo mini live. Sarà al Centro commerciale Città Fiera di Torreano di Martignacco, sabato 25 marzo alle ore 16. Quella friulana “è una tappa importante per promuovere e presentare il concerto del prossimo 10 giugno che si terrà a Udine in occasione di Cartoonia”, afferma

È la voce di una generazione che non si scorda quant’è bello il mondo se guardato attraverso gli occhi innocenti di un bambino. Un timbro che risveglia il fanciullino in noi assopito, inconfondibile, frizzante, ben impresso, mai borioso. In grado di catapultare chi lo ascolta ai momenti più belli con una sola nota. Oppure a quelli brutti, quando la nota era disciplinare, e solamente una sua sigla ti riusciva a rallegrare.

Una? Dieci, cento, mille canzoni – citando solo a metà la celebre hit “Pokémon: Oltre i cieli dell’avventura” – quelle scritte, ma soprattutto, cantate da Giorgio Vanni nell’arco di una carriera segnata dal successo ottenuto tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000 grazie alle celebri interpretazioni che ancora oggi gli garantiscono affetto e successo tra fan di tutte le età.

Insieme al produttore e arrangiatore Max Longhi e alla paroliera Alessandra Valeri Manera, quella creata dal cantautore milanese classe 1963, infatti, è una vera e propria colonna sonora che ancor prima dell’avvento di qualsivoglia piattaforma per lo streaming musicale ha accompagnato, sulle reti Mediaset, le giornate di grandi e piccini del nostro Belpaese. La mattina o dopo pranzo, il pomeriggio e anche alla sera, i cartoni animati il suo habitat più naturale. Dragon Ball, i già citati Pokémon, ma anche Hulk oppure Yu-Gi-Oh, Naruto: oggi come allora – sul web spopolano i due nuovi brani “Pokémon Go” e “Dragon Ball Super Kame Hame Ha” –, Giorgio Vanni canta eroi ed avventure passati sul piccolo schermo, e sabato 25 marzo sarà a Udine – al Città Fiera di Torreano Martignacco, ore 16 – per una nuova tappa del suo tour in giro per l’Italia.

Giorgio, diverse le date in programma in questo tuo tour in continua evoluzione: e adesso arrivi a Udine.

“È una tappa importante: farò un mini-show, uno showcase con cinque/sei sigle, il quale servirà per promuovere e presentare il concerto del prossimo 11 giugno, che si terrà sempre a Udine, in occasione di Cartoonia (NdR. Evento dal 10 all’11 giugno presso l’Ente Fiera di Torreano di Martignacco)”.

Dalle sale di registrazione al palcoscenico. A cosa si deve questo cambiamento?

“È un cambiamento dovuto a una duplice esigenza: da un lato a me piace moltissimo esibirmi dal vivo, è proprio la mia natura. Dall’altro vi era il bisogno da parte dei fan – che preferisco chiamare amici, pur non avendo l’occasione di conoscerli tutti personalmente – di vedere chi ci fosse dietro alla voce che dal ’98 ha cantato le sigle di Mediaset. Poi, una volta che vengono a un mio concerto, ci divertiamo così tanto insieme che poi tornano a vedermi, e io sono molto felice di questo”.

Ti aspettavi una risposta tale da parte dei tuoi fan?

“Non mi aspettavo assolutamente questa risposta all’inizio. Devo dire che è stato magnifico constatare che c’è una risposta massiccia, che gli appassionati delle sigle e chi mi segue stanno sempre più crescendo”.

Quanto pensi abbia inciso in questa tua variazione di prospettive la nascita di canali dedicati ai cartoni animati non affiliati a Mediaset e, quindi, la brusca frenata nella produzione delle sigle?

“Ha inciso molto. A me dispiace tanto per quanto riguarda la televisione, però sai, io e Max Longhi – mio socio, co-autore e co-produttore di tutte le sigle e canzoni, così come del mio spettacolo – siamo indipendenti. Per cui, come è capitato per “Dragon Ball Super Kame Hame Ha”, noi la canzone l’abbiamo fatta per i tantissimi fan che ce l’anno chiesta. E sembra stia andando bene, visto che le visualizzazioni su Youtube hanno già raggiunto il milione.”

Generazioni di ragazzi, ma anche di persone adulte, ancora oggi cantano le tue canzoni, dei veri e propri tormentoni in grado di sopravvivere alle mode, alle hit estive. Qual è la ricetta per questo successo?

“Sono prodotti fatti con grande passione e voglia di far bene. Non che gli altri non siano fatti in questo modo, però, noi li facciamo così, con grande amore verso la musica che produciamo, grande gratitudine verso i ragazzi che ci seguono con tutto questo affetto. Quando componiamo le nostre canzoni, le nostre sigle, inoltre, lo facciamo dando sempre un’importanza rilevante alla melodia, a quello che può restare. Cerchiamo quindi di comporre una melodia che rimanga nel tempo”.

Facciamo ora un salto indietro nel tempo. Nel tuo curriculum spiccano la partecipazione a Sanremo ’92 e collaborazioni con interpreti di calibro internazionale. Quali le tappe e gli incontri che hanno maggiormente inciso sulla tua carriera?

“Sicuramente il mio primo gruppo, i Tomato, con i componenti del quale mantengo ancora un’amicizia fraterna. L’incontro con Angelo carrara, che ha prodotto il mio primo album singolo da solista, “Grande cuore”. Poi l’incontro con tanti artisti come Eugenio Finardi, Cristiano De André, Mango, Roberto Vecchioni… Miguel Bosé: importantissimo e da me stra-amato. Per lui ho scritto due pezzi, uno in particolare, che è molto forte, si intitola “Como un lobo”. Queste le tappe più importanti, finché non ho formato un team, un team che sembra essere stato vincente, con Max Longhi. Insieme abbiamo fatto tantissime cose, non solo per i cartoni: per esempio, abbiamo scritto e composto per Mietta e Laura Pausini. Infine, da non dimenticare assolutamente Alessandra Valeri Manera, la capo struttura della fascia ragazzi di Mediaset che all’epoca ha creduto nelle nostra capacità di compositori e nella mia di interprete”.

I primi passi da cantante li hai fatti in oratorio: cosa ti è rimasto di quell’epoca?

“Mi è rimasto tutto. Io sono molto legato all’oratorio. Lì ho condiviso momenti bellissimi con tanti amici e con loro ho imparato un po’ a suonare – ho iniziato da piccolo con la batteria –. Mi ha dato tantissimo e lo voglio citare, la Chiesa Rossa. Lì c’era don Aldo, che purtroppo è scomparso poco tempo fa: lui ha dato molto al Giorgio che è poi diventato musicista, cantante. Un pezzo del mio cuore è in quell’oratorio, assolutamente. Evviva gli oratori! Evviva i sacerdoti, quelli giusti, quelli che hanno voglia di aiutare i ragazzi a crescere bene, dando loro buoni consigli. E ce ne sono tanti”.

Tornando ai cartoni animati, fra le sigle da te cantate, ce n’è una a cui sei particolarmente legato?

“Non ce n’è una in particolare: “What’s my destiny Dragon Ball”, “Detective Conan” … le amo tutte in modo diverso. Ci sono periodi in cui una sigla mi prende più delle altre. In questo periodo, per esempio, nello spettacolo canto spesso “Lucky Luke”, che mi piace tantissimo”.

La sigla d’altri che avresti voluto cantare?

“Capitan Harlock e L’uomo tigre”.

Domanda d’obbligo: cartone animato e personaggio dei cartoni preferito?

“Fra gli anime sicuramente Capitan Harlock. Tra i cartoni animati per cui ho fatto delle sigle secondo me Dottor Slump e Arale, in duetto con Cristina D’Avena, è fortissimo. Se si parla di personaggi Disney, invece, mi piacciono tutti: Topolino, Paperino, tutti. In generale mi piacciono molto i cartoni animati, li guardo ancora oggi con mio figlio”.

Immagino tu sia a conoscenza del fatto che alcune delle sigle da te cantate abbiano persino superato la fama raggiunta dalle serie animate ad esse associate.

“È il caso di Hulk. Quando è uscito non c’era questo fenomeno pazzesco dei supereroi Marvel. Il cartone non andò male, ma ci dissero che andò meglio la sigla, tanto da diventare una tra le più “coverizzate” fra quelle da noi prodotte”.

Quando non canta, Giorgio Vanni…

“Fa il papà e il marito. Mia moglie si chiama Laura. Ho due figli: Lorenzo di 12 anni e Sofia di 27”.

Cosa ha in serbo il futuro per Giorgio Vanni?

“Sicuramente continueremo a fare canzoni legate ai cartoni animati, senza per forza dover fare delle sigle. Sarebbe bellissimo poter tornare all’epoca d’oro di Mediaset e delle sigle, però noi intanto riusciamo ancora a soddisfare la nostra voglia di esprimerci grazie al web”.

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