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È morto Marzio Strassoldo, ex rettore e presidente provinciale

Guidò l'Università dal 1992 al 2001, conducendola con saggezza nella fase fondamentale della crescita e del consolidamento dell'autonomia. Eletto presidente della Provincia nel 2001 e confermato nel 2006, fu sfiduciato a causa dell'accusa di voto di scambio poi giudicata inconsistente in appello

È morto Marzio Strassoldo, ex rettore e presidente provinciale

E' spirato questa sera, giovedì 5 gennaio, verso le 19, nel suo Castello di Strassoldo, l'ex rettore ed ex presidente della Provincia Marzio Strassoldo. Da tempo combatteva contro una grave malattia. Con lui se ne va una figura di primo piano dell'autonomismo friulano che non aveva mai abbandonato l'agone politico, essendo ancora il leader del movimento "Identità e innovazione". Nato a Gorizia il 23 dicembre 1939, esponente di una nobile famiglia d'origine austo-ungarica, laureato in economia e commercio, fu dapprima docente presso l'Istituto di Statistica dell'Università di Trieste e nel 1987 fu chiamato a coprire la cattedra di Contabilità economica nazionale nella nuova facoltà di Scienze economiche e bancarie dell'Università di Udine, della quale divenne Rettore nel 1992, successivamente riconfermato nel 1995 e nel 1998.

Anni difficili ma luminosi per l'Università del Friuli

All'inizio del primo mandato rettorale di Marzio Strassoldo l'Università di Udine si trovava inserita in un contesto di profonda trasformazione dell'intero sistema universitario italiano, il che aggiungeva ad una fase di sviluppo, di consolidamento e di crescita del giovane Ateneo ulteriori problemi di adeguamento ad un quadro istituzionale in via di forte mutamento. Via via vennero esaurendosi le risorse straordinarie ottenute dall'Ateneo per la ricostruzione del Friuli, cadevano le barriere internazionali in forza delle quali la posizione geografica di Udine assumeva un ruolo di particolare interesse come luogo privilegiato di rapporti con i paesi dell'Est europeo, si avviava una energica azione diretta al rientro delle difficili condizioni della finanza pubblica con pesanti conseguenze sui conti delle Università e il conseguente blocco dei finanziamenti per l'edilizia universitaria, si lanciavano le Università verso iniziative di recupero di risorse dal territorio, il che conduceva ad una moltiplicazione delle iniziative didattiche in località decentrate, ad una espansione complessiva dell'offerta didattica ed all'apertura di nuovi corsi di laurea sull'intero territorio nazionale che allargava le presenze di iniziative che avrebbero dovuto costituire il profilo di specificità dell'Università friulana, come informatica, beni culturali, ingegneria gestionale. Ma soprattutto veniva avviandosi un robusto processo di liberazione delle Università dai vincoli statali che, a partire dalla legge istitutiva del Ministero per l'Università, sarebbe destinato a divenire irreversibile, malgrado i ricorrenti tentativi centralistici. Marzio Strassoldo seppe condurre con saggezza l'Ateneo del Friuli in questo mare tempestoso, sempre pronto a schierare coraggiosamente l'Università anche in campi di possibile conflittualità politica pur di difendere la causa dello sviluppo economico e culturale del Friuli. Tra le altre cose non si può sottacere il suo forte impegno per il riconoscimento ufficiale da parte dello Stato della lingua friulana, che lo vide in prima linea fino all'approvazione della legge 482/89 e dopo per la sua attuazione, e l'impegno nella mobilitazione per una sede Rai in Friuli, che lo vide nel comitato promotore della raccolta di firme organizzata dalla Vita Cattolica che alla fine superò quota 60 mila adesioni.

L'impegno politico: un coerente servitore della causa del Friuli

Nel 2001, non rieleggibile dopo il terzo mandato, ha lasciato il vertice dell'Ateneo friulano, per divenire con largo consenso popolare presidente della Provincia di Udine nel 2001 e riconfermato nel 2006, raccogliendo il 57,8% dei voti in rappresentanza di una coalizione di centrodestra. Il mandato amministrativo sarebbe scaduto nel 2011, ma il 27 settembre 2007 un'inchiesta giornalistica del Messaggero Veneto rivelò una ipotesi di voto di scambio tra Strassoldo e Italo Tavoschi. Tavoschi avrebbe portato 420 voti in cambio di un posto di lavoro come dirigente alla provincia di Udine. Quest'ultimo, esibendo un patto firmato da entrambe le parti, denunciò Strassoldo per non aver rispettato l'accordo. A seguito dello scandalo, il 7 dicembre 2007 venne approvata la mozione di sfiducia nei confronti di Strassoldo, che pone fine al suo mandato. Condannato in primo grado, in appello le tesi accusatorie caddero e il prof. Strassoldo ne usci pulito. Come anche da altri tre procedimenti giudiziari legati alla sua attività di presidente provinciale. Il suo impegno autonomista, che non era mai cessato, riprese vigore dopo la piena riabilitazione giudiziaria nell'aprile 2015 attraverso il movimento politico "Identità e innovazione", sempre inserito nel solco della convinzione di Marzio Strassoldo che la causa autonomista potesse trovare alleanze politiche solo guardando a centrodestra. Non aveva mai smesso di insegnare e di fare ricerca, come dimostra la sua ultima pubblicazione, il settembre scorso, di un ampio e illuminante studio sull'economia delle minoranza linguistiche. Il Friuli attende la fissazione delle esequie per rendere il dovuto omaggio a un grande protagonista della rinascita friulana della fine del Novecento e nella lotta al centralismo crescente degli anni 2000.

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