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Regione

Incentivi per le assunzioni di residenti Fvg, la Consulta boccia la legge

La Corte costituzionale ha cassato la legge regionale che prevedeva maggiori contributi per l’assunzione e la stabilizzazione dei lavoratori domiciliati da più tempo in Fvg

La Corte costituzionale ha cassato la legge attraverso la quale la Regione voleva privilegiare i propri concittadini che da più tempo risiedono in Friuli Venezia Giulia nell’aiutarli a rioccuparsi. “La norma non limitava la possibilità per lavoratori di altre regioni italiane o stranieri di venire a svolgere la propria attività in regione, tutt’altro; si limitava a sostenere in misura maggiore i cittadini del Friuli Venezia Giulia che hanno perso la propria occupazione a seguito di crisi aziendali sul nostro territorio. Per la Corte costituzionale questo è in contrasto con la Costituzione la quale, a suo dire, prescrive invece che l’assunzione di una persona che vive, lavora e ha pagato le tasse nella nostra Regione da anni riceva lo stesso sostegno a valere sul bilancio regionale dell’assunzione di chi ha deciso di venire in regione da una settimana”. Questo, in sintesi, il commento del presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e dell’assessore regionale al Lavoro, Alessia Rosolen, alla notizia che la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 199/2022, ha bloccato la disposizione regionale che prevedeva la possibilità per la Regione di aumentare l’ammontare del proprio contributo a fronte di assunzioni e stabilizzazioni di lavoratrici e lavoratori domiciliati fiscalmente da più tempo sul territorio regionale.

I vertici dell’Amministrazione regionale hanno sottolineato che le sentenze si rispettano e si applicano, a maggior ragione quando provengono dal “giudice delle leggi” previsto dalla Costituzione, ma hanno anche evidenziato come la Regione, applicando nei fatti e non solo a parole il principio di leale collaborazione tra istituzioni, non abbia nemmeno la necessità di adeguarsi alla sentenza, perché in attesa di conoscere le valutazioni della Corte, l’Amministrazione regionale ha preferito non esercitare la facoltà riconosciuta dalla norma. Inoltre, per l’Esecutivo la pronuncia lascia una sensazione di incompiutezza, perché dedicare maggiore attenzione alla propria comunità territoriale dovrebbe essere una delle principali ragioni d’essere dell’azione della Regione.

Secondo il presidente e l’assessore al Lavoro l’attuale periodo “pare essere caratterizzato da un neocentralismo che mira a sterilizzare le competenze e le possibilità delle Regioni e degli Enti locali, finendo così per livellare verso il basso, almeno nel caso del Friuli Venezia Giulia, i servizi e il supporto che il sistema pubblico fornisce ai cittadini. Nel rispetto della decisione della Corte, che interpreta la Costituzione, si pone quindi il tema politico dell’ineludibile avvio di un percorso di riforma costituzionale che riconosca senza ambiguità alla nostra e alle altre regioni il più ampio spettro di possibilità di prendersi cura concretamente di chi vive, lavora, costituisce una famiglia e cresce i propri figli su un determinato territorio. La richiesta di riconoscere maggiore autonomia alle Regioni è già parte fondamentale del dibattito politico e, con il dovuto rispetto alla sentenza in oggetto, essa rimarca ulteriormente la necessità di ottenere maggiore autonomia.” 

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