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Regione

Positiva la lotta contro la cimice

Segnali confortanti per l’assessore regionale all’Agricoltura, Stefano Zannier

“Il problema drammatico dei danni da cimice marmorata” sulla produzione delle mele friulane “è qualcosa che c’è oggi, ci sarà domani e ci sarà ancora per un po’ di tempo. Scordiamoci di avere soluzioni miracolose che nel giro di sei mesi risolvono il problema ma i segnali sono confortanti”. Lo ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, Stefano Zannier, intervenendo ieri sera in un momento conviviale organizzato come da tradizione da una delle aziende operanti nel settore, la Pomis di Chiasiellis di Mortegliano, in occasione dell’ultima raccolta. “Finalmente si è scelto di lavorare tutte le regioni insieme e si inizia a ragionare in concreto di avviare le attività, prima di studio e poi in campo, legate agli antagonisti. Questa probabilmente sarà l’unica soluzione che ci consentirà di trovare un equilibrio. Non succederà in un anno. Ce ne vorranno di più. Quindi la sfida vera sarà trovare il modo di consentire alle aziende di superare quegli anni in cui la mancata produzione sarà il dramma”, ha aggiunto l’assessore.

“Per fortuna non siamo soli. Le istituzioni stanno facendo tutto quello che possono fare compresa l’Ersa”, ha spiegato intervenendo il titolare di Pomis, Peter Larcher, convinto che “non è aspettando gli indennizzi che si mantiene vivo il settore agricolo”. Larcher ha sottolineato l’importanza dei “grossi risultati” che stanno dando le ricerche “sulla vespa samurai, antagonista alloctona”. “L’Ersa sta facendo un ottimo lavoro di ricerca, studio e monitoraggio che viene riconosciuto anche in altre regioni” per dare una soluzione a un problema che si amplifica di anno in anno e che, oltre al Friuli Venezia Giulia, colpisce anche Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige e Piemonte. La produzione della mela friulana “è comunque buona” nonostante nel giro di “poco più di 10 anni abbiamo perso circa il 70% della superficie coltivata, scesa dai 1.500 ettari del censimento 2007 a sotto i 1.000 del 2013 e agli attuali poco più di 500 ettari” perché “gli impianti rimasti sono tutti professionali e si fa di tutto per limitare l’impatto dei fattori climatici e degli insetti ma la cimice ci sta penalizzando”.

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