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A Paluzza torna anche il secondo “Santo Vescovo”

È in programma un’autentica giornata di festa per la comunità di Paluzza. Domenica 28 aprile, infatti, a Casteons, nella chiesa di San Daniele (durante la Santa Messa delle 11) sarà accolta, nella sua ritrovata luce e rinnovata bellezza, la statua del Santo Vescovo. Si conclude così il recupero complessivo di ben quattro sculture lignee settecentesche, attribuite a una bottega stiriana: il primo restauro aveva riguardato i Santi Gregorio Papa e Giacomo Apostolo (tra novembre 2015 e ottobre 2016), mentre il secondo restauro era intervenuto sul primo di due Santi Vescovi, gemelli per impostazione e fattura (tra febbraio e dicembre 2020).

«Secondo fonti documentali parrocchiali, di archivi pubblici e in seguito a uno studio chimico e stratigrafico – spiega il restauratore Francesco Candoni, di Arta Terme, sulle pagine della Vita Cattolica di martedì 23 aprile 2024 – queste quattro opere sono, con ogni probabilità, i testimoni residuali di un altare andato perduto, le cui possibili decorazioni potrebbero essere variamente collocate all’interno dello stesso edificio. Si tratterrebbe dell’altar maggiore realizzato nel 1762 e dedicato alla miracolosa Madonna di Altötting, un centro della Baviera dove, da secoli, viene venerata in un santuario già frequentato anche dai nostri “cramàrs” nelle loro rotte di viaggio. Mentre le sculture di San Giacomo Apostolo e San Gregorio Papa si trovano ora collocate sulla parete nord della parrocchiale, ai lati dell’altare di San Floriano, i due Santi Vescovi sono conservati, in maniera speculare e anch’essi avulsi dal loro contesto di origine, sull’altare di San Valentino». «Gli aspetti stilistici di queste quattro belle sculture – aggiunge Candoni –, ed in particolare le modalità esecutive dei panneggi, rimandano alla produzione dell’intagliatore Philip Jakob Straub (1706-1774), bavarese d’origine ma a lungo attivo a Graz».

Il secondo Santo Vescovo «è scolpito in legno di pino cembro» e, come il suo gemello, è raffigurato con le braccia alzate «ed indossa vesti morbidamente drappeggiate e ampi piviali dai lembi svolazzanti». Sul capo porta la tradizionale mitra, mentre in una mano regge il pastorale. «Le condizioni conservative dell’opera – sottolinea Candoni – erano decisamente compromesse, soprattutto per quanto riguarda il suo aspetto superficiale e decorativo, anche a causa di maldestri tentativi di pulitura. Di positivo, in questo quadro generale assai desolante, era senz’altro il più che buono stato conservativo del supporto ligneo, tagliato, essiccato e scolpito da mani sapienti che l’hanno fatto arrivare fino ai nostri giorni in condizioni eccellenti dove anche l’azione dei tarli era pressoché assente, se si esclude un appena accennato, piccolo e circoscritto attacco xilofago». Articolato dunque l’intervento (iniziato addirittura nel luglio del 2023 e conclusosi a marzo) che è andato dalla pulitura e consolidamento delle superfici policrome, fino al trattamento antitarlo, ai rifacimenti lignei, alla stuccatura, nonché all’ integrazione pittorica.

Una storia di cramàrs

«Attraverso questo restauro – ha raccontato ai microfoni di Radio Spazio il parroco di Paluzza, don Tarcisio Puntel – recuperiamo non solo un tassello importante del patrimonio artistico dell’antica chiesa di San Daniele, ma anche un pezzo della nostra storia come comunità. La fattura tedesca delle opere suggerisce infatti che a portare a Paluzza queste sculture sia stata la devozione dei nostri emigranti, dei “cramàrs” che lavoravano in Germania e in Austria. Una vicenda che accomuna gran parte delle opere custodite nella chiesa. Così, ad esempio, se guardiamo al quadro donato da Pieri Delli Zotti dobbiamo ricordare che intorno al 1650 egli lasciò Paluzza per la Germania e volle che un segno rimanesse nella sua chiesa. Così la famiglia Micolino o la famiglia Silverio, quest’ultima nel 1630 donò l’altare. Questo sta a testimoniare di un tempo in cui la chiesa aveva una centralità nella vita della comunità. Domenica dunque sarà per tutti una grande giornata di festa».

Impegno corale

A finanziare il restauro è stata l’associazione «Amici dei Musei e dell’Arte della Carnia». «Per raggiungere tale importante obiettivo – ha osservato la presidente del sodalizio, Marina Di Ronco, anche lei intervistata da Radio Spazio – abbiamo ricevuto la preziosa collaborazione del Circolo culturale Enfretors di Paluzza. Da sempre, infatti, cerchiamo di tener vive le relazioni con le associazioni di volontariato del territorio per il bene delle nostre comunità. La nostra realtà opera da oltre trent’anni e accanto all’impegno costante di ricerca, valorizzazione e divulgazione del patrimonio culturale ed artistico della Carnia, abbiamo sempre posto attenzione a tale patrimonio anche attraverso gesti concreti. Nel caso di questo gruppo scultoreo, abbiamo pensato che la sua bellezza – conservata in una chiesa altrettanto bella che da un lato guarda a Nord e dall’altro ha lo sguardo aperto sulle pievi della Carnia – meritasse un particolare impegno».

Il programma

Dopo la Santa Messa si terrà la presentazione del restauro. Interverranno, per i saluti introduttivi, don Tarcisio Puntel, il vicesindaco Luca Scrignaro e Marina Di Ronco. Seguiranno le relazioni di Giuseppina Perusini dell’Università di Udine e del restauratore Francesco Candoni.

Anna Piuzzi

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